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“Hair”, la speranza di una realtà migliore

Del tempo è passato, ma i contenuti e il tema dell’opera sono sempre attuali

  • 13 ottobre 2004

Senza dubbio ha il sapore dell’evento il primo appuntamento della terza stagione teatrale del cineteatro Metropolitan di Palermo (viale Strasburgo 358), il musical “Hair”, libretto e liriche di James Rado e Gerome Ragni, con le musiche di Galt MacDermot, diretto da David Gilmore con la compagnia Wolfgang Bocksch Concerts, che andrà in scena - spostato di una settimana per cause tecniche - dal 26 al 28 ottobre alle ore 21,15 (è possibile ancora acquistare i biglietti per il 28 ottobre al numero 091.6887513). Innanzitutto in questo nuovo allestimento in giro per l’Italia c’è la regia di uno dei due autori, James Rado, e questo dà una precisa garanzia di fedeltà al progetto originale già diventato un mito, non solo in Italia ma nel mondo, grazie alla splendida versione cinematografica di Milos Forman. “Internet è la comunità virtuale dei nuovi hippies”, così ha detto Rado in occasione della presentazione dello spettacolo a Roma, e in effetti l’informazione elettronica, che arriva veramente quasi ovunque, potrebbe essere libera (e se ne sono accorti, correndo subito ai ripari, si pensi alle recenti vicende di “Indymedia”, il network di informazione indipendente della rete cancellato con un doppio blitz dell’FBI a Londra e in Texas, dove risiedeva la Rackspace, l’agenzia proprietaria del server).

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Se in teatro ogni spettacolo, in ogni sua replica, è sempre un evento unico ed irripetibile, questo a maggior ragione vale per “Hair”, dove, è sempre l’autore James Rado che lo dice, una rappresentazione non è mai stata uguale ad un’altra per un musical che si evolve col tempo divenendo una specie di termometro culturale della società. Eppure Rado dà l’idea di essere rimasto agli anni Settanta, quando diede vita al musical in un teatro offBroadway. Rado è Claude, il protagonista, e Rado è rimasto Claude, giovane figlio degli Usa indeciso tra l’integrazione sociale e la ribellione, combattuto tra la chiamata alle armi in Vietnam e gli ideali pacifisti della comunità hippy. Nonostante il Sessantotto sia lontano e i linguaggi siano cambiati e forse non farà più scalpore la famosa scena, alla fine del primo atto con il cast al completo e senza vestiti, eppure certi ideali del movimento nato in California sono quanto mai attuali, secondo Rado che parla di “energia positiva nell’era dell’acquario”. E sebbene degli anni siano trascorsi (35!!), le sue canzoni danno ancora i brividi. Infatti motivi evergreen come “Acquarius” o “Let the Sunshine In" sono ormai degli inni, simboli musicali di una generazione, quella del 1968 appunto, caratterizzata dalla contestazione giovanile, dalle comunità di hippies, in cui si predicava (e si professava) l’amore libero, la liberalizzazione della marijuana, il pacifismo, la fratellanza, le pratiche contemplative orientali…

Del tempo è passato, ma i contenuti e il tema dell’opera sono sempre attuali e la differenza tra i figli dei fiori degli anni ’60 e ’70 e i disobbedienti o i no global di oggi appare inesistente, legati entrambi come sono dallo stesso filo di ideali. Certo, i giovani di “Hair”, quei ragazzi che protestano contro l’intolleranza e il razzismo, contro il servizio militare e la brutalità, che vogliono una vita alternativa fatta di Amore e Libertà e che, aspettando il sorgere di una nuova era di pace e fratellanza, l’era dell’Acquario, convivono fraternamente, sono e rimangono dei miti, sui quali purtroppo, è la storia che ce lo racconta, quel che ha prevalso è invece la realtà fatta di violenza, guerra e sopraffazione, e questo nonostante lo splendido messaggio di speranza di Let the sunshine in (lascia splendere la luce in te) continui da allora a riecheggiare nelle nostre menti. Ma occorrerà ancora del tempo perché una vera cultura della pace possa albergare negli animi e nelle coscienze. E allora nel frattempo godiamoci questo splendido musical, il pacifico “Hair”, con le coreografie di Melissa Williams e Carla Kama e più di venti attori, cantanti e ballerini bravissimi che, insieme ad un’orchestra dal vivo, ci permettono di sognare ad occhi aperti e sperare in una realtà migliore.

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