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Gioele Valenti ed il suo "folk rinnovato" a Palermo

Per la sua data palermitana, Gioele Valenti propone "un concerto elettroacustico, tra samples, corde e rumore, con qualche sprazzo di musica concreta"

  • 19 dicembre 2012

Ha un talento non comune, Gioele Valenti. Le sue canzoni vengono spesso accostate a quel filone cantautorale che in America ha rinnovato il folk e ne ha svelato l’anima più oscura ed esistenzialista. Herself è il progetto solista di un musicista che sa raccontare i propri tormenti attraverso brani dall’impatto emotivo notevole. Prova ne è il suo ultimo lavoro, senz’altro tra i migliori del 2012: s’intitola semplicemente “Herself”, è stato pubblicato da DeAmbula Records e verrà presentato giovedì 20 dicembre al Border Line alle ore 22, ingresso libero. Il concerto rientra nella rassegna Interlude dell'associazione culturale Indigoose.

Per Valenti, palermitano dal carattere schivo, un’occasione per presentare i nuovi brani al pubblico di casa. Inutile dire che la serata per lui avrà quindi un sapore particolare. «Io sono sempre emozionato prima di ogni concerto - racconta - ma a ogni modo con Palermo ho una vecchia liaison. D’altronde è proprio da Palermo che sono partito». Il progetto Herself, pur facendo sempre capo a Valenti, nel corso degli anni (è quasi un decennio che Gioele porta in giro per l’Italia la sua creatura sonora) ha visto variare la formazione live. Per la data palermitana del suo tour Herself si presenterà in una dimensione minimale: «Saremo in duo, io e Aldo Ammirata - conferma Valenti - e sarà un concerto elettroacustico, tra samples, corde e rumore, con qualche sprazzo di musica concreta».

Il disco, che è un susseguirsi di piccole gemme in bilico tra anima acustica e slanci a tratti shoegaze, è stato accompagnato dal video bello e inquietante di “Here We Are”, realizzato da Tobias Feltus, uno dei registi e fotografi più quotati in circolazione. «Feltus ha fatto collaborazioni importanti con gruppi della Chemical Underground, l’etichetta dei Mogwai - dice Valenti - oltre ad aver già lavorato con la mia label. E come sempre succede tra realtà affini, ci siamo piaciuti: unica premessa essenziale. Mi ritrovo totalmente in quell’immaginario. Non metterei nulla in giro che non mi rappresentasse».

Uno dei brani migliori del cd è “Tempus Fugit”, «che coniuga un buon equilibrio tra forma e sostanza con concretezza estetica, oltre ad aver per me una valenza sentimentale», spiega Valenti. “Herself” è stato realizzato anche col contributo di Amaury Cambuzat degli Ulan Bator: un’amicizia nata ai tempi della comune militanza in Jestrai Records (casa discografica dei Verdena) e sfociata in questo album denso e profondo.

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