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Furti, rapine e amarezza: Palermo lotta contro il disagio
Furti, rapine in pieno giorno, amarezza. Palermo continua a sembrare una città poco sicura: la scelta è tra arrendersi alla rabbia o farsi promotori di un cambiamento
C'è chi tenta disperatamente di resistere alla tentazione di abbandonarsi ad una retorica della rassegnazione, quella di chi non si stupisce dei furti, dei disagi, delle cose storte, alla retorica di chi dimentica che Palermo è anche altro, che qualsiasi città del mondo non è veramente sicura.
E ancora, c'è chi della propria città tenta di farne una sorta di "missione", con il desiderio di lasciare che emergano le bellezze più che le brutture; ma la realtà è che, ad un certo punto, ci si sente costretti dai fatti ad abbandonarsi a quella detestata retorica. Sì, Palermo è anche altro, ma continua a lasciare l'amaro in bocca a chi cerca di difenderla a tutti costi, amarla incondizionatamente.
Sono sempre più frequenti i furti, le rapine in pieno giorno e in pieno centro storico, nelle case, nelle auto, nella propria intimità. E con questo, cresce la rabbia, la delusione di chi rimane vittima della cattiveria della gente, perché guai a dire che dietro atti del genere ci sia la "crisi", la fame e la povertà.
Bisogna resistere alla tentazione di arrendersi e, uniti, cercare delle soluzioni. The people have the power to redeem the work of fools, canta Patti Smith: il popolo, la gente, la città ha il potere di redimere l'opera dei pazzi. Il potere di fare le regole, di dare il via alla rivoluzione.
Per questo lasciare Palermo non dovrebbe essere la prima voce sull'elenco delle soluzioni. Solo poco tempo fa, l'artista palermitano Alessandro Bazan, dopo numerosi furti nel suo appartamento, ha espresso la decisione poco biasimabile di trasferirsi, andare via, parlando di una città che non si smentisce, che volta le spalle a chi cerca di darle qualcosa, che sia arte, parole o soltanto sostegno.
È vero, Palermo non si smentisce, continua a essere la città bella ma dannata; la rabbia è sempre più viva, una ferita sempre aperta, ma per chi nonostante tutto ama la città l'epilogo di queste storie dovrebbe essere sempre lo stesso: perseverare, non lasciare che lo squallore si approri della speranza, farsi promotori di un cambiamento e riuscire a sposare l'idea che fare della sana demagogia sia più utile dell'arresa.
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