ARTE E ARCHITETTURA
Francesco Lojacono: Palermo celebra il ladro del sole
Così fu definito dai suoi contemporanei il più grande pittore siciliano dell'ottocento, Francesco Lojacono: il ladro del sole. Non ci si rende conto di quanto questa espressione sia appropriata fino a quando non ci si ritrova di fronte ad uno dei suoi quadri. Tutti coloro che, come me, per raggiungere la città, percorrono quel tratto della Palermo-Agrigento che si chiama discesa di Portella di mare, non possono che rimanere stupiti e incantati dalla vista del golfo di Palermo. Sono ormai circa 27 anni che percorro quella strada e non mi è mai apparso lo stesso panorama. Ancora più emozionante e suggestivo se, salendo da Ciaculli, si arriva fino a Gibilrossa, piuttosto che a Santa Maria di Gesù. Quello che Goethe definì “il promontorio più bello del mondo”, Monte Pellegrino, si tinge di violetto, di rosa, di tutte le tonalità di grigio, a seconda delle condizioni atmosferiche, e riflette la sua immagine, come un gigantesco Narciso su uno specchio d’acqua. Chissà come appariva questo spettacolo della natura prima che la violenza edilizia ne deturpasse l’armonia. Della bellezza vergine ormai perduta ci parla Lojacono, nella grande antologica visitabile a Palermo, fino all’8 gennaio (dal martedì alla domenica, ore 9.30/19.30) nella nuova sede della Civica Galleria d’Arte Moderna “Empedocle Restivo” (piazza Sant’Anna), con le sue vedute di Palermo, ariose, fedeli, e della poesia di quel paesaggio tanto caro ai vedutisti dell’Ottocento. E’ il sole il protagonista della pittura del Lojacono. Il sole che irradia la sua luce sul mare, sulle montagne, sulle scogliere, sulle strade afose e polverose di un luglio qualunque dell’ottocento in Sicilia. E la luce dei suoi quadri è così abbagliante da indurre quasi a ripararsi gli occhi con le mani, allo stesso modo dei contadini del monumentale Il ritorno del coscritto, che in occasione della mostra ha abbandonato le sale del Quirinale per giungere a Palermo. Un repertorio vastissimo dove il paesaggio è un pretesto per l’indagine e la sperimentazione di un nuovo modo di vedere, che spinge la narrazione pittorica verso accenti di realismo estremi.
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