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Forme d’acqua e visioni Mediterranee

L’allestimento, coordinato da Enzo Fiammetta, è stato realizzato da un team tutto al femminile di giovani architetti romane

  • 16 dicembre 2003

L’arte contemporanea internazionale torna a Palermo, e lo fa con un progetto estremamente suggestivo e articolato. Si tratta della grande mostra-evento “Forme d’acqua. Visioni, vicende e pratiche nel Mediterraneo”, che si inaugura martedì 16 dicembre a Palazzo Belmonte Riso (corso Vittorio Emanuele 365) alle ore 18, e che sarà visitabile fino al 31 gennaio. La manifestazione, facente parte del ricco calendario di eventi organizzati dalla Regione per festeggiare i 25 anni dei Beni culturali in Sicilia, è un grande ‘collettivo’, già a partire dai partners che l’hanno realizzata: a promuoverla sono, infatti, la Soprintendenza di Caltanissetta e la Fondazione Orestiadi di Gibellina (che ospiterà la mostra nella sua sede di Tunisi tra marzo e aprile 2004) in collaborazione con la Soprintendenza di Palermo, la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, il Museo Regionale della Ceramica di Caltagirone, la Fondazione Internazionale Pro Herbario Mediterraneo, l’Università di Palermo (vari i dipartimenti coinvolti) e Folk Studio.

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L’allestimento, coordinato da Enzo Fiammetta, direttore del Museo delle Trame del Mediterraneo di Ghibellina, è stato realizzato da un team tutto al femminile di giovani architetti romane, Ellelab, che ha costruito una serie di percorsi intrecciati negli spazi di Palazzo Riso, totalmente trasfigurato dalle videoinstallazioni e dalle altre opere dei numerosi artisti invitati a partecipare, che hanno lavorato sul tema dell’acqua. Tre le sezioni in cui si articola la mostra, un grande lavoro ‘corale’: le ‘Visioni’, in cui il canadese Marc Bowditch, lo studio MaO di Roma, e gli artisti ‘sonori’ Mario Ciccioli, Antonio De Luca e Mario Crispi hanno riflettuto sul tema dell’esperienza sensoriale, uditiva o tattile, temporale o percettiva delle superfici acquatiche, reali, come gocce o rivoli che scorrono, o come proiezioni di spazi liquidi.

Di forte impatto, stavolta non sensoriale ma di denuncia, documentazione e riflessione, la sezione ‘Vicende’, incentrata sul dramma degli immigrati che sbarcano in Sicilia o che attraversano il canale d’Otranto, sui motopescherecci o sulle navi, traghetti o navi da crociera, che percorrono il Mediterraneo: mare che unisce o separa, luogo della vita e spesso, purtroppo, della morte, come nel caso del naufragio della nave Yiohan, affondata col suo carico di 400 profughi clandestini al largo di Portopalo la notte di Natale del 1996, protagonista del lavoro del gruppo Multiplicity, esposto anche all’ultima Documenta di Kassel. Alla sezione, curata da Lorenzo Romito e Gianluca Riccio, partecipano Matteo Fraterno, Armin Linke, il palermitano Stefano Savona, il gruppo Fluid Video Crew, Mauro Folci, l’egiziano Abballa Saleh, Ingrid Simon, molti dei quali collaborano ai due progetti portati avanti da Multiplicity a Milano e dall’Osservatorio Nomade, promosso da Stalker, a Roma.

Questi ultimi, che lavorano sulla conoscenza e presa di coscienza del territorio, hanno sviluppato dei progetti anche qui in Sicilia, dando vita a un Osservatorio Nomade Palermo, che espone due lavori sul rapporto tra la Sicilia e l’acqua. Nell’ultima sezione del piano superiore, ‘Pratiche’, più didattico-scientifica, è esposto un prodotto multimediale di Valerio Romito dedicato alla ricostruzione dell’ambiente idrogeologico siciliano a partire dai fossili e dei minerali del Museo Gemmellaro di Palermo, oltre a un video sulle macchine irrigue e sul sistema idrico siciliano dagli Arabi ai primi del Novecento, con l’esposizione di anfore e contenitori per l’acqua di vari secoli. Tra storia, cronaca, esperienze sensoriali e suggestioni visive, una mostra davvero da non perdere.

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