MUSICA
Finley, da Mtv allo ZsaZsa
Il titolo dell’album d’esordio, "Tutto può succedere", è il profetico incipit che apre la fortunata saga di una giovanissima band di Legnano, i Finley, tutta sprint, punk facilone e ammiccanti consonanze pop-hard da california maccheronica. I quattro "post adolescenti" del punk-rock, scoperti dall’occhio lungo Claudio Cecchetto, saranno in concerto domenica 30 aprile allo Zsa Zsa Mon Amour di Palermo (ore 22.30, ingresso 5/8 euro).
Ka, Dani, Pedro e Ste, matricole universitarie con la passione per il rock e il grunge, iniziano appena quindicenni a rodare gli strumenti nel nome della cantina e dell’Accademia della Musica, frequentata da tutti i componenti della band. Un nome, curioso, ispirato ad una stella Nba, tal Michael Finley, bandiera di Dallas, ma attualmente in forza agli Spurs e un destino altrettanto curioso: la demo di "Make up your dream", scartata dalla quasi totalità delle case discografiche viene accolta dal buon Cecchetto il quale decide di puntare sull’ennesima scommessa. Una scommessa, questa, che attualmente sembra premiare Mr. Gioca-Jouer: "Make up your dream" diventa colonna sonora per uno spot di una nota casa automobilistica tedesca, mentre la versione tradotta in italiano, "Tutto può succedere" è attualmente in rotazione stabile su tutti i network radiotelevisivi nazionali (Mtv in testa). Su questo dualismo anglo-italiano si risolve il primo omonimo album dei Finley: sedici brani proposti in duplice versione, giusto per tentare il colpaccio finale e puntare dritti all’obbiettivo continentale, tra un "sentito omaggio" ai Blink-182, una rivisitazione dei Green Day e la voglia di metterci del proprio.
Nel frattempo i quattro giovanotti assaporano il loro "magic-moment": dal concerto al Rolling Stone di Milano all’isterismo teenageriale che imperversa dentro e fuori i club che li vedono protagonisti, da febbraio, di un tour itinerante preso d’assedio da stormi di ragazzine urlanti. Una boy band all’italiana dal sound arrabbiato che piace e diverte i più giovani e che si lascia ascoltare anche dagli adulti. La musica è in fondo un ampio e poco ammortizzato carrozzone: vedremo se questi Finley meriteranno nel tempo una carrozza dorata o una zucca. Magari schiacciata.
sa.va.
Ka, Dani, Pedro e Ste, matricole universitarie con la passione per il rock e il grunge, iniziano appena quindicenni a rodare gli strumenti nel nome della cantina e dell’Accademia della Musica, frequentata da tutti i componenti della band. Un nome, curioso, ispirato ad una stella Nba, tal Michael Finley, bandiera di Dallas, ma attualmente in forza agli Spurs e un destino altrettanto curioso: la demo di "Make up your dream", scartata dalla quasi totalità delle case discografiche viene accolta dal buon Cecchetto il quale decide di puntare sull’ennesima scommessa. Una scommessa, questa, che attualmente sembra premiare Mr. Gioca-Jouer: "Make up your dream" diventa colonna sonora per uno spot di una nota casa automobilistica tedesca, mentre la versione tradotta in italiano, "Tutto può succedere" è attualmente in rotazione stabile su tutti i network radiotelevisivi nazionali (Mtv in testa). Su questo dualismo anglo-italiano si risolve il primo omonimo album dei Finley: sedici brani proposti in duplice versione, giusto per tentare il colpaccio finale e puntare dritti all’obbiettivo continentale, tra un "sentito omaggio" ai Blink-182, una rivisitazione dei Green Day e la voglia di metterci del proprio.
Nel frattempo i quattro giovanotti assaporano il loro "magic-moment": dal concerto al Rolling Stone di Milano all’isterismo teenageriale che imperversa dentro e fuori i club che li vedono protagonisti, da febbraio, di un tour itinerante preso d’assedio da stormi di ragazzine urlanti. Una boy band all’italiana dal sound arrabbiato che piace e diverte i più giovani e che si lascia ascoltare anche dagli adulti. La musica è in fondo un ampio e poco ammortizzato carrozzone: vedremo se questi Finley meriteranno nel tempo una carrozza dorata o una zucca. Magari schiacciata.
sa.va.
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