CINEMA E TV
“Fantascienza al vapore” con anima antimilitarista
Steamboy
Giappone 2004
di Katsuhiro Otomo
Finalmente, grazie alla “Metacinema”, arriva anche in Italia questo gioiellino dell’animazione giapponese, sebbene in una versione ridotta di circa venti minuti per volontà dello stesso regista. Con “Steamboy” Katsuhiro Otomo passa dal cyberpunk di “Akira” allo steampunk appunto, ovvero a quel filone di “fantascienza retrò” ambientato solitamente in un XIX secolo che pullula di marchingegni avveniristici, ma rigorosamente alimentati a vapore. Qui, tra paesaggi che non hanno nulla da invidiare a un John Constable o a un Joseph Turner, tra scorci londinesi che vivificano l’immaginario di tanti romanzi classici, lo spettatore è proiettato in un’epoca in cui lo spirito imperialista vittoriano e i successi della seconda rivoluzione industriale sembravano suggerire agli uomini che scienza e progresso non avrebbero più conosciuto freni. Ci troveremmo di fronte a una precisissima ricostruzione storiografica, se all’improvviso, magari sul Tamigi, o nei pressi del Big Ben, non irrompessero dallo schermo motocicli a vapore, veicoli da trasporto che non hanno bisogno di rotaie, macchine da volo simili a quelle disegnate da Leonardo, cavalieri meccanici (Ottocento, più Medioevo, più Futuro: se non è post-moderno questo!) e molto altro ancora. Se gli appassionati di congegni meccanici rimarranno letteralmente senza fiato (il mecha design è ai massimi livelli: precisissimo, realistico, eppure fantasioso e visionario), anche dal punto di vista narrativo non si resta delusi.
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