LIBRI
“Dopo la prima morte”, un noir inquietante ed imprevedibile
Dal 20 aprile è nelle librerie “Dopo la prima morte” (Dario Flaccovio Editore, pp. 159, euro 13), un noir psicologico intrigante e, com’è giusto che debba essere, imprevedibile. Per coloro che di letteratura ne “masticano” poca, ricordiamo che il “noir” è un sottogenere del “giallo”, ossia un genere letterario il cui interesse cardine non è la razionalizzante e rassicurante scoperta del “colpevole”, quanto invece il meccanismo (composto da situazioni, persone, e ambienti tragicamente propizi) che fa sì che un uomo diventi un criminale. Partendo da tali premesse, s’intuisce ancor meglio che “Dopo la prima morte” è un romanzo nero, che «riecheggia – come afferma De Cataldo – le atmosfere cupe e raffinate della migliore Ruth Rendell». A scriverlo è stata Patrizia Pesaresi (nata ad Ancona, vive a Roma) che, oltre ad essere scrittrice (è stata vincitrice nel 1985 del Premio Gran Giallo al Mystfest di Cattolica, e ha pubblicato racconti polizieschi, gotici, e di spionaggio su riviste specializzate e antologie), di professione fa il medico psichiatra e psicoanalista. La trama di quest’ultimo suo racconto s’incentra su due personaggi principali: Harold Bayley (un celebre attore inglese che, superstizioso fino all’inverosimile, colleziona motociclette – una per ogni nuovo film) e Patrizia Del Greco (una studiosa di labirinti, ed esperta di maledizioni, che mette in vendita una Brough d’epoca, appartenuta probabilmente al famoso Lawrence d’Arabia di cui sta tentando di ricostruire la morte).
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Harold apprende dell’asta in fondo a una pagina del suo quotidiano preferito, e rapito da un «desiderio assoluto e irrazionale, come il capriccioso attaccamento d’un bambino a un giocattolo molto desiderato e mai ottenuto» s’industria per incontrare il proprietario della Brough, che scopre essere un’affascinante antropologa (Patrizia per l’appunto), un’italiana «piuttosto insolita», che lo porterà a scavare sul suo oscuro passato. Totalmente ignaro del fatto che da tempo lei attendeva d’incontrarlo. Da ben nove anni, Patrizia bramava, infatti, di dare un significato alla terribile notte che le aveva rubato, e per sempre, Valerio, sangue del suo sangue. E per «un contorto procedimento congetturale» aveva elaborato la «convinzione delirante» che Harold Bayley fosse l’inevitabile e consapevole assassino di suo figlio. Non esistevano sfumature di dubbio. E lei doveva ucciderlo. Nessun finale scontato. Fra i due comincia, invece, una danza inquietante fatta di complicità e confessioni pericolose legate da un sottile, vibrante, filo d’Arianna. Da una corda «tesa tra la chiave del sospetto e quella dello sgomento» e che «parla di dolore, di afflizione, di colpa, e della sua tenebrosa gemella, […] l’ineluttabilità dell’espiazione». “Dopo la prima morte" (non ve ne sono altre, diceva Dylan Thomas) è un romanzo che rapisce, per l’insita mestizia dei personaggi e i vari colpi di scena. Lo consigliamo anche per i non amanti del genere: si appassioneranno anche loro.
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