CINEMA E TV
“Crash”, l’unico contatto è lo scontro
CRASH
U.S.A., 2004
Di Paul Haggis
Con Don Cheadle, Brendan Fraser, Sandra Bullock, Matt Dillon, Thandie Newton
Los Angeles è la città dell'incomunicabilità, secondo il detective Graham Waters: i suoi abitanti passano la vita dietro vetri e pareti metalliche, nostalgici di un touch, di un “contatto fisico” (assurdo sottotitolo italiano del film) che troppo spesso si risolve goffamente in “scontro”, in crash, appunto, come se le uniche forme di contatto residue fossero quelle più violente. Con questa idea si apre meravigliosamente l'esordio registico di Paul Haggis, sceneggiatore di "Million Dollar Baby" (e anche del prossimo film di Eastwood, "Flags of Our Fathers"). Un film che si basa molto su una coralità più andersoniana (Paul Thomas, non Wes!) che altmaniana, in cui gli attori offrono recitazioni intense e impeccabili (persino Sandra Bullock). Dato il tema, però, più che di “coro” sembrerebbe più opportuno parlare di flipper: i personaggi sembrano delle biglie impazzite che si scontrano tra loro, costruendo una geografia umana, sociale e psicologica. Biglie che collidono a coppie, come se il crash si verificasse innanzitutto tra le mura di casa, nei rapporti quotidiani: il procuratore distrettuale e la sua insopportabile moglie, i due ladruncoli di colore, il poliziotto razzista e il suo padre malato, e molti altri che comunque riescono a intersecare le loro vite in due giorni di vita-e-morte a Los Angeles.
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