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Corruzione e intrighi del calcio business

  • 28 agosto 2006

Amaro, ironico, divertente, frenetico, surreale ma al tempo stesso con i piedi ben piantati nell’attualità. Queste le note principali che il romanzo "Catenaccio" (Ed. Dario Flaccovio, 14 euro) di Gianfrancesco Turano suggerisce al lettore che ha apprezzato la leggerezza e la divertente epicità dei personaggi che hanno dato vita e colore ad un intreccio narrativo tra i più improbabili, ma che forse per questo motivo sembra avere maggior diritto a suggerirci riflessioni che non possono non fare i conti con il mondo in cui viviamo.

La vicenda di Luigi Litaliano, protagonista della nostra storia, è quella di un allenatore per così dire “tutto d’un pezzo” che non si è calato mai nella logica del calcio business, il quale giunto alla novecentonovantanovesima partita e prossimo alla pensione accetta la provocante “ultima sfida” del barone Uto Sombrero di Cirrocumulo: creare una squadra di poveri e squattrinati che si batta con i suoi ultrapagati calciatori. Un ultimo duello, quella tra il Troia Football club e gli Achei associazione oligarchica accettata dal Litaliano che, con all’attivo trentanove esoneri, si mette alla ricerca dei possibili uomini per la sua squadra, una ricerca che diventerà un viaggio attraverso lo stivale italiano in compagnia di questi improbabili eroi, più o meno coinvolti nei meccanismi calcistici ma sicuramente tenuti insieme da un unico obiettivo: Vincere!
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Così Turano nelle pagine del suo romanzo ha costruito attraverso un sapiente uso del linguaggio, non solo nei termini ma anche nei modi di costruire la prosa, ricchissima di similitudini, un genere originale che potremmo definire una “tragicomica – epica”, in cui i personaggi si scontrano in quest’ultima sfida che ha il sapore dello scontro tra il calcio fatto di valori che ormai sembrano non esistere più e il calcio business, dove soldi, corruzione e intrighi paiono sempre avere la meglio.

Quando l’autore finì di scrivere certamente non poteva supporre che di lì a poco sarebbe scoppiata la cosiddetta “Calciopoli” che ha tenuto impegnati giornali e televisioni per tutta l’estate e ha lasciato sperare al tifoso onesto che un po’ di “pulizia” potesse essere fatta in un calcio che ormai non aveva più niente a che fare con lo sport. Alla luce di questi eventi "Catenaccio", attraverso personaggi come Litaliano, Pellegatti, La Cognata e Banquo Rotto, mette in scena con ironia la sorte del calcio di oggi troppo legato al denaro e agli interessi personali dove il gioco di squadra, l’impegno e la voglia di giocare per divertirsi, hanno lasciato il posto a ben noti e più tristi episodi che non fanno altro che far perdere credibilità al nostro paese.

Come finirà la partita numero mille di Luigi Litaliano? Questo lo lasciamo scoprire al lettore, invece doverosamente ci tocca rispondere alla domanda che il romanzo più volte suscita: quale calcio dovremmo aspettarci nel prossimo futuro? Nell’ottica di un accostarsi in modo positivo alla vita, auspichiamo a un ridimensionamento del calcio in tutti i suoi aspetti: dagli offensivi stipendi miliardari pagati ai calciatori all’eccessiva sovraesposizione che i media fanno di questo sport. Ma più realisticamente ci tocca pensare di essere di fronte a una “sindrome gattopardiana” del pallone: è necessario che tutto cambi perché tutto resti com’è. Speriamo non sia così.
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