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Cinque Teatri d’Arte, lettera al Presidente

Balarm
La redazione
  • 12 settembre 2007

Al Presidente della Repubblica On.le Giorgio Napolitano

Gentile Presidente, solo pochi giorni fa, La sentivamo, qui in Sicilia, nell’assolato sgranarsi dell’estate e tra le presenze ormai sparute e vagamente sfiduciate, fare appello ad ognuno di noi, alla coscienza di ognuno di noi, per non mollare di fronte alla violenza cinica e sconsiderata, che qui in Sicilia si chiama soprattutto mafia, ma che dappertutto sgomita, che con perfidia sempre più grossolana si riverbera in reazioni confuse e in aggressività sgomente. L’abbiamo sentita soprattutto fare appello ad una rinascita culturale e del mondo dello spettacolo, auspicare una nuova attenzione per la levità e la complessità del pensiero, per la profondità dell’immaginazione. Beh, a pochi giorni dalle sue parole, la maggioranza del Consiglio Comunale di Palermo, decideva di non concedere neanche un euro a cinque delle principali realtà culturali della città e – fatti salvi almeno i teatri istituzionali – lasciava nel più completo buio tutte le realtà culturali cittadine. Ci vengono in mente le coloratissime miniature dei vecchi codici medievali, dove santi pellegrini, affidati all’esile conforto di una barchetta, si lanciavano sulle onde tenendo levato in mano un piccolo libro, simbolo della preziosità e insieme della fragilità della cultura. Per quanto sta all’attuale consiglio comunale, questa barchetta potrebbe ben finire in bocca alla balena.

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Ancora più di recente, don Mario Golesano prete di Brancaccio - quartiere trai più inquieti di Palermo, lì dove fu assassinato Don Pino Puglisi, lì dove vengono assalite scuole e biblioteche che con tenerezza materna espongono i loro pochi libri – ribadiva con pacata fermezza che è di un profondo impegno culturale che la città ha bisogno, urgente e continuo nel tempo, perché non basta dire che la violenza, la mafia fanno schifo, ma bisogna praticare con pazienza un’alternativa che sia insieme sociale e culturale, affinché il rapporto con il prossimo non sia fatto soltanto di sopraffazione. Ed invece in città, rimandano a data da destinarsi il problema di una seria politica culturale. È sempre imbarazzante, poco discreto, parlare di sé. Si dovrebbe poter far credito al tempo, esso dovrebbe essere galantuomo come si dice, si dovrebbe supporre che persone che da quaranta anni hanno segnato la vita culturale di questa città (e non solo) non si debbano trovar costrette a lanciare appelli che li riguardano e peggio ancora a lanciare l’allarme per quella che potremmo definire in termini piuttosto semplici un’emergenza culturale a Palermo. È sempre stata una città particolare Palermo, o almeno così è sempre stata vissuta, ora vibrante nello scialo del suo vociante centro storico, ora sottile nei curiosi sentieri della sua intelligenza, ora spietata nel tanfo di morte e nella sprezzante indifferenza.

Ma che un tale silenzio, così apparentemente privo d’imbarazzo, scenda sulla vita culturale della città – che priva com’è di industrie proprio alla cultura dovrebbe demandare il suo rilancio anche dal punto di vista strettamente economico – è di una tristezza troppo opaca perché ce la si possa permettere. Il vuoto in cui siamo precipitati ci consegna alla sgomenta frenesia dell’egoismo più bastardo. E Palermo, come luogo che esalta le contraddizioni, va intesa sia come entità assolutamente concreta dove per porre riparo all’illegalità si invoca l’intervento dell’esercito, sia come metafora del mondo. Acconsentire in silenzio, mentre ancora rimbalza l’eco delle minacce di morte rivolte al giornalista Lirio Abbate, alla quiete inoperosa, in attesa magari di un obolo, ci appare un regalo alla barbarie. Vogliamo augurarci che in questa città la cultura e la società non debbano limitarsi a narrare il proprio disagio. Che le Sue parole, gentile Presidente, quelle del parroco di Brancaccio, quelle di chi ha dedicato alla speranza e alla complessità anche il più piccolo segmento della propria vita, non restino inascoltate.

Teatro Libero Palermo onlus
Incontroazione Stabile d'innovazione della Sicilia
Beno Mazzone e Lia Chiappara

Cooperativa Teatro Teatès
Michele Perriera

Associazione Figli d'Arte Cuticchio
Teatro dell'opera dei pupi
Mimmo Cuticchio

Associazione Teatro Garibaldi
Unione dei Teatri d'Europa
Matteo Bavera

Associazione Franco Scaldati
Teatro dei Quartieri
Franco Scaldati

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