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Cassa integrazione? E invece no. Protesta Gesip

Nuovi fermenti animano i lavoratori della Gesip che scioperarano a favore della cassa integrazione, manifestando il proprio dissenso nei confronti di Orlando

  • 19 ottobre 2012

Il mutuo da pagare. I libri e i quaderni per la scuola dei bambini. Le rette dell'università per i figli più grandi. E poi c'è da mangiare. E per molte delle 1805 famiglie in bilico sul burrone Gesip due mesi di mancato stipendio significano del resto, senza girarci intorno, difficoltà concrete a mettere insieme il pranzo e la cena. Difficoltà che fino a ieri la prospettiva della cassa integrazione in deroga - garantita, nelle promesse del sindaco Leoluca Orlando, fino al 31 dicembre - rendeva se non altro sopportabili: stringere la cinghia, per un pò, ma con un paio di garanzie in tasca. E invece no: niente cassa integrazione per la Gesip. Che in quanto società a partecipazione interamente pubblica sarebbe esclusa dall'ammortizzatore sociale in deroga.

Nero su bianco, questo prevede l'accordo siglato da sindacati, Confindustria e Regione appena due giorni fa. La notizia, piombata su una tra le vertenze più spinose degli ultimi 20 anni a Palermo, rischia di innescare ancora una volta una bomba rimasta finora inesplosa, rompendo la tregua "armata" delle ultime settimane e inasprendo i toni della protesta. Ma soprattutto minacciando di incrinare quella che sembrava una manifestazione di fiducia più o meno condivisa nei confronti del primo cittadino.

Tutto ciò hanno detto a chiare lettere, stamattina, i lavoratori della partecipata, ritrovandosi faccia a faccia con lo stesso Orlando che li aveva convocati tutti in un Palauditore blindato, circondato dalle forze dell'ordine in tenuta antisommossa - il che già la dice lunga sul clima che nelle ultime ore si è fatto via via più teso -. E se fino a ieri il sindaco rassicurava tutti, fornendo garanzie sull'esito dei suoi incontri romani e dando come imminente lo sblocco delle somme, ora si discolpa attribuendo ad altri la responsabilità di un dietrofront, accusando terzi di non rispettare gli accordi. E dicendosi pronto a salire sulle barricate e a protestare insieme ai lavoratori della Gesip.

Che però di Orlando sembrano non fidarsi già più. Tanto che tra le gradinate a un certo punto si levano voci grosse e persino qualche invito alle dimissioni. E poco dopo tornano anche i cortei e i blocchi stradali in via Leonardo da Vinci e sulla circonvallazione. I sindacati dal canto loro respingono le accuse: nessuna esclusione, le regole sono fatte a livello nazionale e quelle regole vanno rispettate. Come dire: nessuno dice "no" alla Gesip, che tuttavia per accedere all'ammortizzatore sociale dovrebbe comunque mettersi in fila e aspettare il suo turno.

Il che vorrebbe dire molto tempo, e non solo perchè la richiesta della Cig per la partecipata del Comune è stata inoltrata ufficialmente solo il 20 settembre, ma soprattutto perchè di lavoratori in attesa della cassa integrazione in Sicilia ce ne sono tanti, troppi: 15mila, secondo le ultime stime. È la crisi, bellezza. E quella che è ormai all'orizzonte somiglia tanto a una nuova guerra tra poveri. Un'onda alta di povertà e disagio sociale che rischia di trasformarsi in uno tsunami. Cavalcata a scopi elettorali. Usata come merce di scambio. Storia già vista, insomma, a Palermo: peccato che speravamo fosse venuto il momento di vederne un'altra.

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