LIBRI
Cartomante ''forzato'' tra call center e tarocchi
"Ma dove sono capitato?". Inizia così la prima avventura letteraria di Lino Agrò, dal titolo edito dalla storica casa editrice "Stampa Alternativa" (pp.176, Eur 10,00). Dichiaratamente autobiografico, il libro narra la storia di un ex deejay con alle spalle una serie d'esperienze nell'ambito del mondo dello spettacolo, che, per necessità, finisce per accettare (proprio come il suo autore) una proposta di lavoro in un call center che fornisce servizi di cartomanzia ed affini. Il protagonista, per i clienti Argo, non si è mai occupato di astrologia, cartomanzia e lottologia, ma si improvvisa comunque cartomante. Naturalmente l'ambiente circostante si rivela folle e Agrò si diverte a raccontare e descrivere, spiando questo mondo dell'incertezza e dell'insicurezza, le storie ed i caratteri della variopinta umanità con cui entra in contatto. E se nell'ambito utenti si presentano gli assetati di futuro con le loro richieste di ogni sorta, nell'ambito colleghi si materializzano i frustrati, con fallimenti personali alle spalle ed in cerca di una via d'uscita: le veterane, gli aguzzini, le cortigiane. Ed ancora, il gay dalla voce trans, il determinato ad ogni costo, oltre che il “corretto” ovviamente, l'eccezione alla regola. Lo scrittore ci immerge nel quotidiano bisogno di maghi e cartomanti ed in un mondo del lavoro che, oltre la parola "flessibilità", nasconde percorsi umani deliranti e tortuosi. Eclettico, ironico quarantenne, annovera nel proprio curriculum le più svariate esperienze lavorative nel campo della musica e dello spettacolo, da deejay a giornalista musicale, autore e regista radiofonico, cantautore e compositore, ha collaborato con la Rai per circa quindici anni ed infine, “solo per il momento”, scrittore. Balarm.it è andato a trovarlo, una sera dopo cena, a casa sua. E questo è il risultato:
«E' stato divertente scoprire il mondo dei tarocchi, l'ho trovato affascinante. Tempo fa ho letto un libro di Italo Calvino, "Il castello dei destini incrociati", che contiene due storie illustrate, dove a fianco del racconto compaiono le figure dei tarocchi. Questo mi ha dato una chiave, mi ha fatto capire che a seconda della storia che si affronta, che ti viene raccontata dal consultante, le carte che escono ti forniscono delle indicazioni, sempre inedite, sempre nuove. Vale a dire che una serie d'immagini, scoperte con una sequenza sempre casuale, con i suoi simbolismi, spesso ancestrali ma carichi di diversi livelli di significato, ti offre una chiave di lettura per dare una risposta».
E come ti sei trovato in questa nuova dimensione da cartomante? Possiamo solo immaginare cosa offrisse il quotidiano.
«Il lavoro è stato un'esperienza per certi versi folle ma anche divertente. La verità è che ogni sera, dopo il lavoro, sorridevo ripensando a quanti utenti con le loro richieste strampalate raggiungevano le mie orecchie via cavo, e alle figure “più fisiche” con cui condividevo le mie ore ogni giorno, quello che tu definisci quotidiano. Devo dire che ho sempre amato la curiosità, il grottesco, il non prendere le cose mai davvero sul serio. E poi, in maniera quasi naturale, spronato da alcuni amici che ascoltavano le mie storie sul lavoro, ha nel tempo preso forma questo libro, che potrebbe avere anche un seguito, viste le infinite storie, i personaggi coloriti, ma non vorrei mai un "Cartomante Due"».
Mi è piaciuto il modo in cui sei riuscito a costruire e legare le varie parti del racconto. Nella sua stesura, come hai "giocato le tue carte"?
«Come spesso credo accade, si è trattato inizialmente di sbozzare tutto il materiale che ero riuscito a mettere da parte e piano piano si è arrivati a questo risultato. Il merito va dato anche a Marcello Baraghini (l'editore, ndr), grande personaggio, che ha preso a cuore questo progetto e ne ha curato l'editing, l'affinamento».
Sappiamo della tua grande passione per la musica, oltre che per la letteratura.
«Sì, la musica per me, come tutto ciò che è in grado di suscitare emozioni, è un elemento che ho sempre seguito, anche se confesso di avere una sorta di rifiuto per le evoluzioni nuove, il panorama attuale, perché quando le sento per la prima volta, magari, possono anche catturarmi; bene, le stesse, riascoltate anche a distanza di anni per me hanno perso d'interesse, d'intensità. Cosa che al contrario non mi capita di avvertire con la musica prodotta trenta, quarant'anni fa. Ed un discorso a parte va fatto secondo me per la letteratura, dove invece cerco di seguire le nuove tendenze, non so, credo che si sperimenti un po’ di più nella scrittura che nella musica, mi interessano i nuovi narratori, mi vengono in mente i nomi di Gesualdo Bufalino, Silvana Grasso e tanti altri, con il loro stile colto e nello stesso tempo modernissimo».
Archiviata quest'ultima/prima fatica letteraria, stai lavorando a qualche altro progetto?
«Sì, questa domanda si lega in qualche modo alla precedente. Come ti accennavo prima, è un periodo in cui mi sta appassionando la scrittura breve, ed in questo momento sono alle prese con una serie di brevi racconti ambientati a Palermo. Una struttura breve ti consente di avere più livelli di lettura e di interpretazione. Mi piaceva molto e mi piace tuttora scrivere testi di canzoni, perchè in poche frasi rendi comunque un tipo di ambiguità, che vuol dire capire e non capire, interpretare e quindi dare un tuo senso a quello che leggi. Mentre nella prosa, a meno che non si citino un Borges, un Calvino, un Maestro, se scrivi qualcosa, è quella, ed in ogni caso hai maggiore spazio per definirla. Ecco il perché di questo nuova avventura: i racconti brevi, progetto non ancora terminato, si distaccano in maniera profonda stilisticamente, perchè credo mi consentano di dire più cose allo stesso tempo. Sono racconti che rileggo in continuazione e ne rivedo la forma. E nel frattempo sono in cantiere alcune cose a metà strada tra il saggio, il manuale ed il romanzo. Ciò che trovo interessante, divertente e stimolante, consiste nel percorrere ed esplorare nuove personali vie letterarie».
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