TEATRO
Borghesi in vacanza al Biondo <br>Un Goldoni rivisto ai giorni nostri
Prossimo appuntamento del cartellone della stagione 2006 del Teatro Biondo di Palermo (via Roma, 258), un classico del nostro teatro nazionale, “La trilogia della villeggiatura “di Goldoni, qui in scena dall’1 al 12 febbraio. Come nella versione di Strehler del ’54 e in quella di Missiroli del 1980, “Smanie”, ”Avventure” e “Ritorno”, le tre commedie che compongono la trilogia, andranno in scena in un unico spettacolo, che le contiene in forma ridotta, attraverso la lettura interessante e particolare del regista Luca De Fusco. Le vicende sono incentrate sulla triste educazione sentimentale di quattro ragazzi, secondo una corrispondenza che, seguendo la lezione strehleriana, riconosce nelle “Smanie” la giovinezza, nelle “Avventure” la maturità, e nel “Ritorno “ la vecchiaia. L’ansia di apparire, di sfoggiare una classe, uno stile, un tenore di vita anche solo supposto, è l’unica attività, secondo l’autore della trilogia, alla quale la borghesia del Settecento, all’apogeo della sua affermazione, non può mai rinunciare, dalla quale non può mai “prendersi una vacanza”. Così le commedie di Goldoni sono un elegante e sagace affresco della buona società settecentesca, di origine borghese, impegnata a difendere ed ostentare i valori del buon gusto e della raffinatezza, un tempo appannaggio esclusivo della nobiltà, e recentemente riconosciuti come valori borghesi. Ma il riconoscimento, come appare nelle commedie, rimane puramente formale: non sentendoli connaturati, stile e savoir faire, vengono goffamente ostentati dai personaggi delle commedie della trilogia, che si imperticano in discorsi improbabili e battibecchi per sottolineare, insieme alla loro presunta “classe”, il benessere economico che la sottende. In un continuo, e rapidissimo, inseguirsi di “frecciatine”, battute pungenti e provocazioni, goffa dissimulazione e falsa modestia, l’ironia di Goldoni trionfa sul patetico snobismo della classe borghese. Il regista De Fusco ben raccoglie l’ironica critica alla borghesia del commediografo veneziano e la rinnova, rivolgendola, nella sua versione della “Trilogia”, ad una società, nei secoli, cambiata per molti aspetti, rimasta uguale per molti altri, a quella delle commedie goldoniane.
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