ARTE E ARCHITETTURA
"Biografismi", Ugo Ferrero e i poeti maledetti
Legare il nostro presente, personale e collettivo, a figure della poesia, dell’arte, della cultura, che hanno in comune con l’artista delle “coincidenze”, delle sovrapposizioni emotive, intuitive e poetiche. Questo il filo conduttore della mostra "Biografismi" di Ugo Ferrero che dal 6 al 29 giugno (visitabile dal martedì alla domenica dalle ore 16 alle 20 ad ingresso libero) sarà esposta in due sedi, le Scuderie di via Vetriera e le Terrazze dell’Expa all’interno delle ex scuderie di Palazzo Cefalà entrambe in via Alloro a Palermo. La mostra è patrocinata dalla Città di Palermo, dal Centre Culturel Français de Palerme et de Sicile con il contributo della Regione Siciliana, Assessorato Regionale Turismo, Comunicazione e Trasporti. Enel, Finanza & Futuro Banca, e con la collaborazione di vini Cottanera, Expa e Acrobats.
Lo sguardo dell’autore scruta e vuole omaggiare i Poeti Maledetti, così gira nella vita privata di questi “visionari illuminati”, ne va a scoprire le pieghe nascoste, entro cui è nata la loro espressione poetica e la capacità di incidere, loro malgrado, sulla cultura presente. In questa ricerca si inseriscono temi strettamente personali ma ugualmente condivisi, che fanno riferimento a domande che ognuno di noi si pone: “Ciò che non sapremo mai di noi stessi”, “La deposizione delle certezze”, “L’ultimo volo, ovvero elogio all’autodeterminazione” ed altre opere apparentemente più intime, ma che fanno parte della memoria e dell’esistenza collettiva. Le sculture sono realizzate prediligendo alcuni materiali: la terracotta, il raku ed il bronzo, tutti elementi “antichi”, primordiali, ricchi di passato e di attributi simbolici; tutti elementi in cui il contatto fisico e visivo avviene in maniera forte, diretta, esplicita. Alcune opere hanno, come sfondo, una sorta di rotolo del cantastorie, dipinto ad olio, una quinta del teatro della memoria, del ricordo, delle domande senza risposte, alle quali sono legate da un filo rosso.
Lo sguardo dell’autore scruta e vuole omaggiare i Poeti Maledetti, così gira nella vita privata di questi “visionari illuminati”, ne va a scoprire le pieghe nascoste, entro cui è nata la loro espressione poetica e la capacità di incidere, loro malgrado, sulla cultura presente. In questa ricerca si inseriscono temi strettamente personali ma ugualmente condivisi, che fanno riferimento a domande che ognuno di noi si pone: “Ciò che non sapremo mai di noi stessi”, “La deposizione delle certezze”, “L’ultimo volo, ovvero elogio all’autodeterminazione” ed altre opere apparentemente più intime, ma che fanno parte della memoria e dell’esistenza collettiva. Le sculture sono realizzate prediligendo alcuni materiali: la terracotta, il raku ed il bronzo, tutti elementi “antichi”, primordiali, ricchi di passato e di attributi simbolici; tutti elementi in cui il contatto fisico e visivo avviene in maniera forte, diretta, esplicita. Alcune opere hanno, come sfondo, una sorta di rotolo del cantastorie, dipinto ad olio, una quinta del teatro della memoria, del ricordo, delle domande senza risposte, alle quali sono legate da un filo rosso.
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