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Arezzo Wave: vincono i Sexymomo

I quattro Sexymomo mettono in scena uno spettacolo progressivo che ha un che di teatrale, sono uno di quei gruppi che devi collocare nell’ambiente giusto...

  • 8 marzo 2004

Saranno i Sexymomo a rappresentare la Sicilia ad Arezzo. Questo è il volere della giuria e qualcuno ci avrebbe pure scommesso. Le proposte per questa finale regionale (svoltasi il 2, 3 e 4 marzo all’Agricantus di Palermo) ad ogni modo si sono rivelate interessanti, eccezion fatta per un paio di gruppi che non si capiva neanche cosa ci facessero sul palco di una finale. Nelle tre serate hanno spiccato nomi come i Marlowe con la loro miscela di rock e cantautorato, che secondo qualcuno avrebbero meritato anche di più, o i Bastrdsinlove, scariche di adrenalina grunge che hanno dimostrato anche di avere delle buone capacità d’improvvisazione e la loro esperienza. L’onore è in ogni caso toccato a loro, i Sexymomo sono un gruppo palermitano in grado di mettere d’accordo un po’ tutti.

Si presentano bene: i signori Di Giovanni (Daniele alla batteria e Davide alle tastiere) prendono posto sugli sgabelli in giacca e cravatta e fai fatica a distinguerli l’uno dall’altro, Danilo Mancino (basso) con lo sguardo perso chissà dove è uno di quei musicisti che quando imbraccia lo strumento ti chiedi “ma questo mentre suona chissà che cavolo sta pensando!”, senz’altro un pregio. Poi c’è Delia che sul palco sembra una bambolina di pezza rosa ma con un tocco raffinato e mentre canta porta in mano una sua riproduzione in miniatura. I quattro Sexymomo mettono in scena uno spettacolo progressivo che ha un che di teatrale, sono uno di quei gruppi che devi collocare nell’ambiente giusto, magari con le giuste tonalità di luce e di colore e qualche lenzuolo appeso alle pareti. Per conoscere meglio il gruppo abbiamo intervistato, Delia, la cantante (un po’ di tempo fa al Laboratorio Zeta di Palermo le ho visto suonare uno strano strumento…perché non lo usa più? Ho dimenticato di chiederglielo).

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La vostra è una musica piuttosto eccentrica e dietro all’eccentricità della musica dovrebbe stare l’eccentricità di un gruppo, dietro un gruppo eccentrico magari dei musicisti e degli individui eccentrici: da dove nasce questa caratteristica, quanto c’è di spontaneo e di programmatico?
«Questa caratteristica è venuta fuori in maniera determinata e netta durante questo ultimo anno; noi suoniamo da quattro anni e negli ultimi due si è aggiunto Davide e da lì sono successe un po’ di cose nuove. Ad ogni modo questa caratteristica attuale era in potenza precedentemente perché sicuramente siamo persone diverse che ascoltano musica diversa e quindi riuscire ad unire tutto quello che siamo è stato ed è una lotta continua. Ognuno di noi ha i suoi interessi e i suoi desideri e quindi questo è nato dall’unione di tutto ciò che ci piace. Alla fine non è proprio eccentricità, è più un desiderio di comunione, un bisogno di unire tutti i nostri aspetti.»

Ascoltandovi ho potuto avvertire dell’esterno diversi echi fra cui Zappa, alcuni aspetti di Beefheart e qualche volta qualcosa degli Stereolab, anche se hanno un suono più gonfio e complesso. In linèa generale come nasce questa commistione, quali sono le vostre esperienze di ascolto e quelle precedenti da musicisti.
«Abbiamo dei punti cardine come i Softmachine e Robert Wyatt ma anche Patti Smith, i Pink Floyd, sono tanti i gruppi di riferimento. Veniamo tutti da esperienze di gruppi precedenti, chi aveva gruppi punk, chi suonava in cover band. Comunque, l’esperienza più seria per la quale ci siamo messi in gioco in maniera più forte è sicuramente questa, proviamo molto e ci vediamo spesso. All’inizio eravamo degli amici che hanno cominciato a suonare insieme, all’origine c’è stata la nostra amicizia.»

Nella vostra musica si avverte una sottile ironia. Chi è il destinatario? Con chi ce l’avete?
«L’ironia è evidente. Noi parliamo di una serie di storie che ci appartengono. Il tema di queste storie è molto banale: l’amore. Però è un amore visto in maniera ironica, è questa cosa che ci lega e ci confonde che poi alla fine è una grandissima cazzata. E’ questa la cosa che ci diverte.»

Ok. Il tema portante è l’amore, ma poi certe volte non si capisce se parlate di politica o di trip in acido.
«È vero, c’è molto di politico. Alla fine si tratta di storie di vita e la politica fa parte della vita così come determinati sconvolgimenti della mente o dei sentimenti e quindi forse sarebbe meglio dire che sono delle storie, sono dei racconti, sono dei pezzi di storie che magari incastrati danno l’immagine di quello che noi pensiamo e di quello in cui crediamo.»

Domanda inevitabile: come vi sentite? Ve lo aspettavate?
«Mhhh…no…cioè…ti potrei dire si…uhmmm…non lo so…cioè, non so che dir-uhm-pro-uhm-che- proprio non lo so, alla fine non so uhm, proprio io personalmente poco fa stavo parlando con Daniele e lui mi chiedeva “come stai?” e io ho risposto “mah! Non lo so!”. Insomma io non ho capito bene che cosa è successo quindi non so proprio come risponderti.»

Questa va benissimo come risposta.
«Se ti rispondeva Daniele magari ti potevi dire “si! avremmo vinto sicuramente” io “boh!”.»

Caso ipotetico. Voi a chi avreste daoto questo premio?
«Io personalmente per una questione puramente emotiva ho preferito non vedere nessuno. Ai ragazzi, che hanno registrato le performance, sono piaciuti moltissimo i Boddah e l’energia che riuscivano a comunicare, anche i Bastardsinlove, soprattutto i Boddah comunque coi quali ci siamo anche tenuti in contatto.»

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