CULTURA
All'Atelier Montevergini l'arte di "Mixtura #3"
A partire dalla reinvenzione di uno spazio, tre diversi linguaggi si incontrano: "Mixtura # 3" è il terzo e ultimo momento di un progetto firmato dall’Arsenale
È un allestimento che sintetizza differenti discipline, un’unica grande performance che vedrà arti visive, teatro e danza, nutrirsi reciprocamente, contaminandosi e mescolandosi: non a caso titolo dell’evento è "Mixtura #3", che si svolgerà presso l’Atelier Montevergini giovedì 1 dicembre alle 21.30. L’Arsenale ritorna al Nuovo Montevergini firmando l’allestimento dell’Atelier per la VII edizione del Palermo Teatro Festival, "Assudelsud".
A partire dalla reinvenzione di uno spazio, tre diversi linguaggi - arte, danza e teatro - si incontrano per indagare la pulsione vitale di un luogo, di un corpo, o, anche, di un momento. “Mixtura # 3” è il terzo e ultimo momento del progetto dell’Arsenale che punta alla messa in scena d’incontri d’arte. Si parte con "Dittico in Rosso e Blu", opera di Giuseppe Cannuscio e Daniele Franzella. L’installazione vede chilometri di grovigli di PVC sulle facciate della città, un richiamo ai circuiti di vene e di arterie del corpo umano. L'Atelier del Teatro Montevergini viene spogliato per rivelarne l'apparato che lo infonde di vita. Come in uno scorticato anatomico le pareti ora mostrano l’energia proveniente dal profondo, e il nascosto diventa visibile. Dal "Dittico in Rosso e Blu" prende vita "Ventricolo immaginario", con la dnzatrice Alessandra Luberti su musica di Domenico Scjaino. Il sangue, portatore di sensazioni, diventa una danza che è flusso di spinte e riflusso di percezioni in cui vivono le impressioni ricevute dagli occhi.
Infine ecco "Natura Morta. Natura da morire!", una creazione m.o.a.t - Progetto di Creatività Applicata di e con Margherita Ortolani ed Anna Maria Tammaro e Giovanni Tripi. Un insieme di flash che indaga il lato silenzioso delle cose. Una composizione di rapporti tra forma, toni e ritmo, sul filo della vita sospesa. Un’incursione nel quotidiano di uno spazio, di un allestimento, di un’aspettativa. La morte, come tema, è un pretesto irriverente per sguazzare intensamente nella pienezza della vita. La forza della bellezza come scelta, sia che trovi un equilibrio, sia che si cada dal filo.
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