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Al Museo Pasqualino le "farse carnevalesche"

Tre note compagnie si confronteranno con il repertorio delle farse in dialetto siciliano per la messa in scena di tre rappresentazioni carnevalesche

Balarm
La redazione
  • 29 gennaio 2010

Tre domeniche di “farse” in attesa del Carnevale sul palcoscenico del Museo Pasqualino. Così, l’associazione per la conservazione delle tradizioni popolari - Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, ha organizzato per le prossime tre domeniche (31 gennaio, 7 e 14 febbraio alle ore 17.30) in occasione del Carnevale, spettacoli con le farse più significative del repertorio tradizionale dell’opera dei pupi. Si confronteranno con il repertorio delle farse in dialetto siciliano domenica 31 gennaio, alle ore 17.30, la compagnia TeatrArte Cuticchio; domenica 7 febbraio, alle ore 17.30, la compagnia Carlo Magno e domenica 14 febbraio, alle ore 17.30, la compagnia Bumbello-Caropepe-Celano.

«Largu signori mei facemu rota… appena fatto spazio in mezzo alla folla gli attori iniziavano a recitare»: così iniziavano le rappresentazioni della farsa carnevalesca in Sicilia. Da queste farse deriva la nascita delle vastasate, così chiamate perché i protagonisti erano i vastasi (i facchini), che si affermano in Sicilia nell’ultimo trentennio del Settecento. Questo teatro nasce a Palermo, in piazza Marina, dentro alcuni casotti, dove una compagnia costituita da popolani rappresentava una grande quantità di commedie o, per meglio dire, di farse. Su uno schema scenico e un intreccio elementare, prevaleva l’improvvisazione e la recitazione a soggetto che dava spazio a varie soluzioni, è a varie licenziosità.

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A margine di queste rappresentazioni, sull’esempio degli artisti provenienti dal continente, erano messi in scena alcuni spettacoli di teatro di figura con marionette a filo. Con la fine del teatro delle vastasate, gli attori più importanti della farsa palermitana si dedicano alla messa in scena di spettacoli con marionette a filo che si svolgono sempre nei casotti. Non a caso alcuni personaggi delle vastasate entrarono nel repertorio del teatro di figura (Nofriu, Virticchiu, Peppenninu...) e si intromettono in episodi dei cicli cavallereschi per rappresentare gli scudieri, i servitori dei paladini o contadini per esprimere in dialetto il punto di vista del popolo e commentare scherzosamente l’azione. Nelle farse dell’opera dei pupi, come nelle farse estemporanee del carnevale tradizionale, si ha una rappresentazione del mondo alla rovescia, nel senso che i rapporti sociali vengono invertiti e per un giorno il povero comanda sul ricco. Il costo del biglietto è di 5 euro (intero) e di 3 euro (ridotto). Per informazioni ulteriori è possibile contattare il Museo al numero 091.328060.

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