ITINERARI E LUOGHI
Sembra uscito da una cartolina, luogo di marinai: cosa resta di un porticciolo siciliano
Il Mediterraneo splende d’immenso, come sempre. Ci lasciamo avvolgere dagli odori e dal posto ricco di sorprese ( e purtroppo di mancanze) e vi ci portiamo
Nell’intrusione “personale” e poco canora, è alquanto piacevole la scoperta di un luogo curioso. Addentrati nella statale che da Mazara collega la città di Marsala (e viceversa), non prima di aver superato l’ ”impossibile” con frazioni e “trazzere”, finalmente giungiamo a Petrosino.
Conosciuta per il Carnevale, la piccola comunità custodisce un litorale tutto da “gustare”. Lido Torrazza, Biscione e Torre Sibilia mostrano i lati colorati con smanie di protagonismo.
Lasciata la cittadina, il mar Mediterraneo splende d’immenso, come sempre del resto. Ci lasciamo avvolgere dagli odori provenienti dalle coste, con fremita attesa di quel che sarà.
Mettiamo da parte le “cantilene” e proviamo a immergerci in un ambiente ricco di sorprese. Il parcheggio di Torrazza è il preludio al fine corsa (con i mezzi) e l’inizio di un idillio con la natura circostante.
A cadenza lenta, è lo spirito d’osservazione a farla da padrona. Gli scogli a ”chiazze” arricchiscono il paesaggio marino. La colorazione assume forme diverse.
È terra di pescatori subacquei e da “canna”. «Ni li iurnati giusti ci su tanti pisci», dice un anziano trepidante.
Attende il suo turno, è in fibrillazione sperando in un ottimo pescato. Il primo pezzo prova a emulare Capo Feto. Pullula di storia. Sì, quella delle grandi navi che lasciano detriti.
Sembrano oggetti d’antiquariato, ormai antichi. Qua e là sparsi come minuscoli soggetti, sono pochi i turisti che tentano di regalarsi un momento di puro relax.
La passeggiata continua tra il fato e il faceto. Meglio proseguire imperterriti verso il porticciolo o lasciarsi ammiccare e riscaldare dai pochi e svogliati raggi solari?
Un attimo di pausa, uno scatto e si riparte verso l’obiettivo dichiarato. Chissà che storia si cela dietro quei tre pontili. Un tempo, dicono non molto lontano, era porto sicuro per 93 imbarcazioni.
Poi, causa mancato pagamento del canone fu sequestrato. Correva l’anno 2015, precisamente nel mese di febbraio.
Successivamente, grazie alla liquidazione della somma dovuta, il piccolo scalo riprese la sua attività. Sono passati dieci anni da quel fattaccio di cronaca, meglio concentrarci sul presente.
A un centinaio di metri circa l’occhio scruta il traguardo. Il confronto è impietoso. Poche barche attendono il nostro passaggio.
La crisi del settore imperversa da anni e molti hanno accusato il colpo. Altri provano a non mollare, è difficile. Eppure, in un contesto malinconico, cerchiamo di esaltare ogni piccolo particolare.
Colore e sacrificio rispecchiano la mentalità dei pescatori. Una forza d’animo mai doma. La solitudine momentanea è spezzata da due randagi.
Anch’essi, malgrado tutto, cercano rifugio, una carezza. Sono i compagni improvvisati per una decina di minuti circa. In lontananza ecco spuntare un peschereccio, l’unico in movimento.
Il mare è piatto, rappresenta il perfetto alleato. È giunta l’ora di un ultimo scatto in ricordo di un luogo particolare.
Da sempre siamo terra di marinai. Quelli che portano avanti una tradizione antica.
Le istituzioni siciliane hanno il dovere morale di non abbassare la guardia e dare un futuro sicuro a una categoria che sta perdendo il suo fascino originale.
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