ITINERARI E LUOGHI
Le vedi abbandonate tra ruderi e distese incolte: tour nelle "case fantasma" in Sicilia
Vi sarà capitato di vederle mentre viaggiate in auto tra le strade interne dell’Isola. Sono lì ferme da secoli, testimoni autentiche di un tempo che non ci appartiene più
Una casa di campagna abbandonata in un borgo rurale di Sicilia (foto di Salvo Caruso)
Quanti di voi, almeno una sola volta, hanno fatto caso alla presenza di quei poveri ruderi silenziosi di vecchie case di campagna che facilmente è possibile notare attraversando in macchina o anche a piedi, l’entroterra dell’isola?
Piccole unità abitative, realizzate con materiali locali come la pietra, il tufo, il gesso o ancora il legno che un tempo pullulavano di vita e che hanno rappresentato la “vita” di quella grande fetta della Sicilia che oggi va sbiadendo come fosse una vecchia cartolina postale in uso qualche decennio fa.
Erano queste le case dei contadini, conosciute anche come “masserie”, “bagli” o “casali” che con le loro famiglie vi si trasferivano e trascorrevano mesi di duro e appagante lavoro nelle campagne, durante il periodo di semina e di raccolto.
Erano i tempi di una ricca tradizione contadina che si è estesa per secoli e che ha contribuito a definire l’identità culturale e l’immagine stessa dell’isola. Quelle stesse tradizioni radicate nella vita agricola e rurale che hanno rappresentato e rappresentano, nonostante l’oblio che vi è piombato sopra, un patrimonio prezioso di conoscenze, pratiche e celebrazioni che un tempo scandivano il procedere semplice della vita dell’uomo.
Proviamo a pensare a queste vecchie case come se non fossero più vecchie e dirute ma appena costruite, ancora fiere e orgogliose di essere nate nella bellezza di un territorio impagabile ed impareggiabile: la campagna siciliana.
Gli uomini lavoravano nei campi, le donne accudivano la casa e si occupavano della crescita della prole, i bambini giocavano fuori e crescevano odorando il profumo della terra.
Se per un solo istante provassimo a chiudere gli occhi, è questo quel che vedremmo… Una vita che non c’è più! La Sicilia, è retorico scriverlo ma indubbiamente è indispensabile farlo, coi suoi paesaggi mozzafiato, la sua cultura ricca e la sua storia millenaria, è senz’altro una delle regioni più affascinanti d’Italia.
Tuttavia negli ultimi decenni, la regione ha affrontato un problema crescente e pagato un caro prezzo: lo spopolamento delle campagne. Questo triste fenomeno che ha interessato in gran parte le aree rurali, ha avuto - è innegabile - ripercussioni significative su quello che è il tessuto sociale, economico e ambientale dell’isola.
Le cause attribuibili a un tale accadimento sono molteplici e tra loro interconnesse: la crisi del settore, legata alla concorrenza globale, ai cambiamenti climatici, alle difficoltà nell’accesso al credito, ha portato alla chiusura di molte aziende agricole e alla perdita di molti posti di lavoro.
La migrazione giovanile, la mancanza di opportunità lavorative e la ricerca di una migliore qualità della vita hanno spinto le giovani leve a lasciare le campagne e a trasferirsi in città o all’estero.
La mancanza di servizi essenziali, la penuria di scuole, strutture sanitarie e trasporti pubblici efficienti hanno contribuito a rendere le aree rurali meno attrattive per le famiglie ed i giovani. E per finire l’evoluzione delle dinamiche sociali e demografiche come l’invecchiamento della popolazione e la diminuzione della natalità hanno dato il definitivo colpo di grazia a quel che era la vita in campagna.
Nonostante il fenomeno stia ancora oggi dilagando in lungo ed in largo, gli echi del passato sono assai forti e difficili a morire.
Alcuni di quegli stessi giovani che hanno scelto dapprincipio una vita più comoda all’interno dei grandi agglomerati urbani, molto più spesso di quanto si possa credere, hanno cambiato tendenza e fatto un’inversione di marcia, lasciando i risultati accademici ottenuti per una vita più semplice a contatto diretto con la natura.
Negli ultimi anni, infatti, il crescente bisogno tra i giovani siciliani di tornare alle radici riscoprendo le campagne e rilanciando, dove possibile, l’agricoltura e le tradizioni locali è stato quasi imperante. Questo fenomeno noto come “ritorno alla terra” o “neo- ruralismo, rappresenta una risposta positiva allo spopolamento delle campagne dell’isola e una prospettiva per le aree rurali della Sicilia.
Forse - e ribadisco il forse -, non tutto è andato perduto e negli ultimi anni la crescente consapevolezza dell’importanza di preservare e valorizzare queste vecchie dimore di campagna e il loro patrimonio storico e culturale, è la strada per una nuova rinascita ed una nuova identità tutta siciliana.
Ritornare alle origini, dove tutto è cominciato, è un sentimento che trova, soprattutto tra i giovani, sempre più nuovi adepti.
Una qualità della vita migliore, lontana dallo stress e dalla frenesia delle città, la valorizzazione delle tradizioni, la crescente domanda di prodotti agricoli di qualità e la tendenza verso un consumo consapevole e sostenibile stanno creando nuove opportunità per i giovani imprenditori agricoli, che vedono nelle campagne siciliane un territorio fertile per avviare nuove attività agricole e innovative, nonostante i problemi che la cronaca ci riporta ogni giorno alla ribalta.
Probabilmente quell’antico e sano “vivere la vita” non tornerà mai più ma le tradizioni contadine rappresentano un patrimonio culturale ricco e variegato che riflette l’anima autentica e genuina dell’isola.
Le pratiche agricole, le feste, la cucina, l’arte e la musica sono solo alcuni degli elementi che contribuiscono a definire l’identità contadina della Sicilia, testimoniando la profonda connessione tra l’uomo e la terra.
Se domani, durante i tuoi spostamenti, i tuoi occhi si poseranno su una delle tante vecchie dimore di campagna, abbandonate dall’uomo, ricordati delle tue origini, soffermati ad immaginare quel che un tempo è stato e saluta con riconoscenza quel passato che ancora adesso cerca in ognuno di noi il suo riscatto e la sua rinascita.
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