MISTERI E LEGGENDE
Le acque (siciliane) rigenerate dal sangue di una Santa: qui avvenne il miracolo di Venera
La Sicilia è sempre stata una delle mete termali più apprezzate d’Italia. Tra le città più famose c'è Acireale, che custodisce una lunga storia che la lega alle acque sulfuree
Le Terme di Santa Venera al Pozzo (foto tratta da www.poloregionalecatania.net)
La Sicilia è sempre stata una delle mete termali più apprezzate d’Italia e Acireale è fra quelle più famose grazie ad una lunga storia che la lega alle acque sulfuree che sgorgano nel territorio circostante.
I primi ad accorgersi e a riconoscerne l’efficacia furono i coloni greci, infatti nella località Reitana costruirono un primo impianto termale da alcuni denominato come Terme Xiphonie.
A questo seguirono altri impianti termali di epoche successive. Quello visibile oggi, secondo recenti studi, è stato edificato nel IV secolo d.C.
Al medioevo risale la leggenda che avrà molta influenza sulla notorietà del sito e sulle storie scritte in seguito in merito alle proprietà delle acque sulfuree della zona delle Aci.
La denominazione attuale di Terme di Santa Venera al Pozzo dovrebbe provenire da questa vicenda. Con molta probabilità il luogo divenne meta di pellegrinaggi devoti proprio per le acque considerate miracolose. Secondo la credenza popolare, infatti, queste acque erano state rigenerate dal sangue di Santa Venera.
Sono moltissimi i riferimenti letterari come quella del cappuccino Anselmo Grasso che precisa che l’acqua «non era calda, sebbene presentasse dei bollori, e che nell'odore e nel sapore era in tutto simile alle altre acque sulfuree».
L'unico elemento che rimaneva inspiegato era il suo tingersi di vermiglio di tempo in tempo.
Si gridò allora al miracolo e si disse che l'acqua fosse così colorata dal sangue stesso di Santa Venera. Nel 1660, per ordine del Vicario Generale di Catania, si diede l'avvio ad un processo. Furono pochi e sul momento mali ascoltati coloro che attribuirono il cambiamento di colore ad un vicino strato di terra rossa che l'acqua di tanto in tanto toccava».
Svanendo la leggenda degli interventi miracolosi di Santa Venera sulle acque acesi, queste si sono imposte esclusivamente per le loro proprietà naturali salutifere.
Sempre alla Santa è legato anche il nome del primo stabilimento moderno del XIX secolo voluto dal barone Agostino Pennisi di Floristella che lo fece costruire in stile neoclassico.
Grazie alle terme, Acireale divenne un centro termale di una certa notorietà e ospitò alcuni importanti personaggi, tra questi, Richard Wagner, Ernesto Renan, il re Umberto I e la regina Margherita.
A queste si aggiunse un ulteriore polo denominato Terme di Santa Caterina che sfruttava sempre la stessa acqua di tipo sulfurea, salsobromoiodica e radioattiva, utilizzata dalle terme romane, tramite un sistema di captazioni, e molto efficace nella cura di malattie osteoarticolari, reumatiche e dermatologiche.
Quest’acqua si caratterizza per l'elevata mineralizzazione a livello di concentrazione salina, che la qualifica come minerale, e di idrogeno solforato che ne esalta le qualità terapeutiche.
Viene anche utilizzata per la maturazione di un fango vegeto-minerale: l’argilla vulcanica di Acireale viene, infatti, lasciata macerare per un periodo da sei mesi ad un anno nell’acqua sulfurea per determinare lo sviluppo della peculiare micro-flora batterica che conferisce le proprietà benefiche.
Peccato che dal 2015 le terme sono in disuso e chiuse al pubblico e una storia millenaria sta andando perdendosi lentamente.
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