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"Largo ai giovani" (in un occhio): chi è stato il primo papa siciliano eletto a soli 103 anni

Siamo nell'anno 678 e in Sicilia ne succedono di cotte e di crude, e fu a proposito di cibo che il nostro papa Sergio si rese creatore del famoso "agnello alla siciliana"

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 26 luglio 2020

Il sogno di papa Sergio, 1430 da Rogier van der Weyden

Agneddu aggrassato, stigghiola r’agneddu, agneddu con le patate, agneddu e sucu e finiu u vattiu (questa ve la cercate su internet se non siete siciliani) e il famoso “Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”: sono tutte declinazioni di Agnello
alla siciliana
.

Non ci credete? L’impero romano era già da un pezzo in cassa integrazione e al suo posto c’era quello bizantino con Giustiniano II che si contendeva il territorio italiano con i longobardi a cui aveva lasciato “Vicolo stretto” e “Vicolo corto”. La capitale dell’impero bizantino in Italia era Ravenna: era proprio qui che viveva l’esarca, cioè un viceré nominato dall’imperatore per gestire il territorio.

Il problema, per l’esarca, mischinello, era che Giustiniano li evirava o li castrava: in pratica gli faceva "zacchéte" proprio lì per evitare che gli venisse in testa di avere discendenti e quindi farsi male pensate. La questione siciliana, in questo clima, parte tutta da uno che si chiama Agatone nell’anno 678.
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No, non era l’antenato di Cannavacciuolo specializzato in piatti di agnello. Agatone fu il primo papa siciliano - "largo ai giovani" avevano detto al Vaticano - eletto all’età di 103 anni e morto a 107. Siccome dove parte un siciliano s’arricampa tutta la settima generazione, morto un papa se ne fa un altro, viene eletto appresso (luglio 682) il messinese Leone II.

È disgraziato Leone: ha giusto il tempo di mandare quattro lettere a destra, quattro lettere a sinistra, ristrutturare una para di chiese, e il 3 luglio 683 gli viene un colpo e muore. Sarà stata l’influenza di Leone II che portava più attasso di uno specchio rotto, vengono eletti in ordine Benedetto II e Giovanni V che si fanno pure un anno a testa e pace all’anima loro (il vaticano in quegl’anni ha la stessa media di Zamparini con gli allenatori).

Arriva il 686 e viene nominato papa Conone, che non è siciliano di nascita ma viene allevato in Sicilia, pure lui un anno di papato e caput.

«Con il peperoncino e un po’ d’insalèta mi protegge la madonna dell’incorenèta; con olio sale e aceto, mi protegge la madonna dello Sterpeto; corno di bue, latte scremèto, proteggi questa chèsa dall’innominèto»: non era Lino Banfi dentro la vasca da bagno in “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio”, erano i canditati al papato prima delle elezioni.

Toccatine, trecce d’aglio, mutande rosse, pacchi di sale e corni della portata di una baguette, ecco come deve essere stato il conclave del 687.

Tra i due litiganti il terzo gode: l’arcidiacono Pasquale e l’arciprete Teodoro si scannano come Sgarbi e Alessandra Mussolini e intanto viene eletto il trentasettenne palermitano papa Sergio I, che è un “cornarura” e lo si vede da subito. Istituisce la festa della “Natività della Madonna” l’otto settembre (è lui che dobbiamo ringraziare per le giocatine del sette notte a colpi di passito e calia e simenza) e soprattutto s’inventa questa bellissima cosa dell’Agnus Dei, cioè l’agnello di Dio.

Probabilmente non fosse stato siciliano, magari qualcuno del nord, avrebbe scelto un altro animale tipo il branzino, il fagiano o il capriolo, e da li sarebbe cambiata tutta la liturgia (immaginatevi se a togliere i peccati del mondo fosse stato il branzino). L’imperatore organizza un concilio a Costantinopoli: non lo invita, ma in compenso gli invia dei fogli da firmare per l’abolizione di questo agnello di Dio.

Papa Sergio si informa bene, appena scopre quello che mangiano i bizantini gli sale la febbre e lo invita gentilmente a farsi una carrettata di fatti suoi. Giustiniano risponde al fuoco e manda un suo dignitario.

Zaccaria arriva a Roma per arrestare il papa ma la popolazione si ribella e gli fa la festa ai suoi soldati facendoselo però scappare. Alla fine lo troveranno nascosto sotto il letto di Papa Sergio I che, dicendogli: "un ti sputo perché ti lavo", lo lascerà
andare. Durerà tredici anni il mandato di Sergio primo I: la notte del 7 settembre (forse a causa di un asso preso dal mazzo mentre giocava a “Cucù”) muore il papa palermitano che inventò l’agnello di Dio.
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