MISTERI E LEGGENDE
"Largo ai giovani" (in un occhio): chi è stato il primo papa siciliano eletto a soli 103 anni
Siamo nell'anno 678 e in Sicilia ne succedono di cotte e di crude, e fu a proposito di cibo che il nostro papa Sergio si rese creatore del famoso "agnello alla siciliana"
Il sogno di papa Sergio, 1430 da Rogier van der Weyden
alla siciliana.
Non ci credete? L’impero romano era già da un pezzo in cassa integrazione e al suo posto c’era quello bizantino con Giustiniano II che si contendeva il territorio italiano con i longobardi a cui aveva lasciato “Vicolo stretto” e “Vicolo corto”. La capitale dell’impero bizantino in Italia era Ravenna: era proprio qui che viveva l’esarca, cioè un viceré nominato dall’imperatore per gestire il territorio.
Il problema, per l’esarca, mischinello, era che Giustiniano li evirava o li castrava: in pratica gli faceva "zacchéte" proprio lì per evitare che gli venisse in testa di avere discendenti e quindi farsi male pensate. La questione siciliana, in questo clima, parte tutta da uno che si chiama Agatone nell’anno 678.
È disgraziato Leone: ha giusto il tempo di mandare quattro lettere a destra, quattro lettere a sinistra, ristrutturare una para di chiese, e il 3 luglio 683 gli viene un colpo e muore. Sarà stata l’influenza di Leone II che portava più attasso di uno specchio rotto, vengono eletti in ordine Benedetto II e Giovanni V che si fanno pure un anno a testa e pace all’anima loro (il vaticano in quegl’anni ha la stessa media di Zamparini con gli allenatori).
Arriva il 686 e viene nominato papa Conone, che non è siciliano di nascita ma viene allevato in Sicilia, pure lui un anno di papato e caput.
«Con il peperoncino e un po’ d’insalèta mi protegge la madonna dell’incorenèta; con olio sale e aceto, mi protegge la madonna dello Sterpeto; corno di bue, latte scremèto, proteggi questa chèsa dall’innominèto»: non era Lino Banfi dentro la vasca da bagno in “Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio”, erano i canditati al papato prima delle elezioni.
Toccatine, trecce d’aglio, mutande rosse, pacchi di sale e corni della portata di una baguette, ecco come deve essere stato il conclave del 687.
Tra i due litiganti il terzo gode: l’arcidiacono Pasquale e l’arciprete Teodoro si scannano come Sgarbi e Alessandra Mussolini e intanto viene eletto il trentasettenne palermitano papa Sergio I, che è un “cornarura” e lo si vede da subito. Istituisce la festa della “Natività della Madonna” l’otto settembre (è lui che dobbiamo ringraziare per le giocatine del sette notte a colpi di passito e calia e simenza) e soprattutto s’inventa questa bellissima cosa dell’Agnus Dei, cioè l’agnello di Dio.
Probabilmente non fosse stato siciliano, magari qualcuno del nord, avrebbe scelto un altro animale tipo il branzino, il fagiano o il capriolo, e da li sarebbe cambiata tutta la liturgia (immaginatevi se a togliere i peccati del mondo fosse stato il branzino). L’imperatore organizza un concilio a Costantinopoli: non lo invita, ma in compenso gli invia dei fogli da firmare per l’abolizione di questo agnello di Dio.
Papa Sergio si informa bene, appena scopre quello che mangiano i bizantini gli sale la febbre e lo invita gentilmente a farsi una carrettata di fatti suoi. Giustiniano risponde al fuoco e manda un suo dignitario.
Zaccaria arriva a Roma per arrestare il papa ma la popolazione si ribella e gli fa la festa ai suoi soldati facendoselo però scappare. Alla fine lo troveranno nascosto sotto il letto di Papa Sergio I che, dicendogli: "un ti sputo perché ti lavo", lo lascerà
andare. Durerà tredici anni il mandato di Sergio primo I: la notte del 7 settembre (forse a causa di un asso preso dal mazzo mentre giocava a “Cucù”) muore il papa palermitano che inventò l’agnello di Dio.
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