SPORT
La Targa Florio, i trofei e un cuore da leone: chi fu il "preside volante", mito di un'epoca
Grande pilota e abile stradista era il controcanto della lentezza siciliana. La sua è una storia da mito al pari con i nomi leggendario dell'automobilismo
Il pilota Ninni Vaccarella
Grande pilota e abile stradista era il controcanto della lentezza siciliana, percorrendo le strade regionali come un eroico mercurio sotto il cocente sole siciliano unendo il suo nome alla velocità e alla spericolatezza di chi sa come affrontare le sfide: un forte temperamento, una indole incredibilmente tenace.
Una passione nata da giovanissimo coinvolto dalle emozioni del Giro Automobilistico di Sicilia, inaugurato da Raimondo Lanza di Trabia, Stefano La Motta e Vincenzo Florio. II suo nome, diventato indimenticabile, entra nella leggenda per le sue avventurose corse negli abitacoli di mitiche case automobilistiche, ma anche per il temperamento che ha lasciato un segno non soltanto sulle piste e sulle strade da pilota, ma come testimonial di una epoca intramontabile.
La sua è una storia da mito, così come accade spesso in Sicilia, una di quelle che ti fanno sognare o che insegnano a non lasciare i sogni nel cassetto, quanto meno provare a realizzarli, seguire le passioni, vivere giorno per giorno come se non ci fosse un domani.
Con il suo casco bianco correva nei fine settimana quando lasciava la cattedra di preside della scuola privata che dirigeva con la sua famiglia e che gli era valso il soprannome di Preside Volante dovuto alla sua attività di preside, dopo la laurea in giurisprudenza.
Gli inizi che lo fecero notare lo vedono su una Fiat 1100 ereditata dal padre, a bordo della quale partecipa alla corsa sulle colline palermitane “Passo di Rigano-Bellolampo” e successivamente su una Lancia Aurelia 2500 con cui partecipa alle gare in salita delle stagioni 1957/58.
Legherà la sua storia sportiva alla corsa più amata la Targa Florio – la più antica kermesse automobilistica del mondo voluta da quel ruggente Vincenzo Florio nel 1906 – che affrontò su una storica Lancia Aurelia. Sarà la competizione che vincerà per ben tre volte infiammando gli appassionati della gara, ma anche dell’automobilismo regionale in generale che in lui ravvisavano la Sicilia nella vetrina internazionale.
Il suo palmares è la storia di vittorie e trofei che hanno il sapore di altri tempi, i nomi di case automobilistiche e piloti rimasti scolpiti nella storia dello sport delle quattro ruote.
Marchi come Maserati, Ferrari, Alfa Romeo e nomi come Mario Andretti, Ignazio Giunti, Lorenzo Bandini, Toine Hezemans, Arturo Merzario, consolida il sodalizio con Enzo Ferrari che lo volle nella sua scuderia e con il quale aveva un rapporto di stima e di grande affetto, continuato con Luca di Montezemolo che alla sua scomparsa esprimeva tutta la sua ammirazione e il suo encomio come sportivo e come uomo.
Oltre alla targa Florio che vince per tre volte, ha partecipato alla 100 km del Nurburgring, alla 12 ore di Sebring, vince la leggendaria 24 Ore di Le Mans, e la 1000 Km di Monza, per la categoria Sport-prototipi con la Ferrari, arriva al titolo mondiale del 1964, per sintetizzare una storia costellata di eventi e di competizioni che lo hanno visto salire continuamente su podi trionfali.
Ad oggi rimane un emblema dell’automobilismo per la capacità sportiva ma che per la schiettezza di un campione che aveva un grande cuore da leone, tutto d’un pezzo che meriterebbe una fiction tutta sua per raccontare il mito di un epoca, di automobili orami da collezionismo, di carattere.
Un storia da Leoni. Una storia che oggi è al centro di una scelta per trovare il luogo dove custodire il patrimonio dei trofei dei cimeli che potrebbe diventare un ennesimo polo di attrazione turistica per amatori e appassionati.
A Collesano sulle Madonie - dove resiste il tracciato della storica Targa Florio ed è visitabile il museo a lei intitolato - il comune che gli conferì la cittadinanza onoraria.
Il "preside volante" ricevette nel giugno del 2013 la cittadinanza onoraria con una cerimonia trionfale che si tenne addirittura nel teatro scenografico del sagrato della Chiesa Madre di Petralia Soprana, grazie alle sue origini madonite e di entrambe le Petralie: la mamma era di Petralia Soprana e il padre di Petralia Sottana.
E la città di Palermo che con il sindaco Roberto Lagalla, dopo l’incontro con il figlio Giovanni, ha espresso la precisa volontà di trovare la location adatta a istituire il museo intitolato al grande sportivo.
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