CRONACA
La soluzione alla siccità (ci scorre) sotto il naso: il progetto Amap sul fiume Oreto
Si preme sull’acceleratore per utilizzare scenari alternativi, dal momento che il piano sperimentale di razionamento idrico scade a breve. Tutti i dettagli
Il fiume Oreto (foto del FAI)
C’è, infatti, un progetto sperimentale dell’Amap che, sfruttando la bonifica del fiume, porterebbe ad un sostanziale contrasto dell’emergenza idrica, grazie ad una possibile portata di circa di 4/5 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Vi spieghiamo come.
«Attualmente il fiume Oreto ha delle portate idriche notevoli, pari a circa 600/700 litri di acqua al secondo – spiega il direttore di Amap, Giovanni Sciortino -. È prevista, innanzitutto, la realizzazione di un modulo prefabbricato di ultrafiltrazione, che verrebbe posto in corrispondenza dello scarico dei reflui di Pioppo. Ciò ci consentirà di alleggerire la carica batterica presente nel fiume.
Quindi, fatti i conti e in relazione ai volumi prelevati negli anni precedenti, il progetto sperimentale permetterebbe di avere un volume totale di circa di 4/5 milioni di metri cubi di acqua all’anno.
Una svolta epocale sul fronte della crisi idrica che stiamo vivendo. Il progetto, però, (al momento) è appeso, poiché Amap non ha ancora ricevuto il decreto di finanziamento.
«Resta il fatto che si tratti di qualcosa di innovativo – prosegue Sciortino - perché l’utilizzo di questo modulo MBBR diminuirebbe innanzitutto gli scarichi reflui sul fiume Oreto».
Le idee sul tavolo per mitigare gli effetti dell’emergenza siccità, però, sono tante altre. Oltre al modulo prefabbricato di ultrafiltrazione ed i previsti trattamenti a carboni attivi, l’Amap sta pensando anche all’utilizzo di due pozzi che si trovano nella falda "Trabia".
Nel dettaglio, il pozzo "La Russa" e il pozzo "Morello", che hanno una resa molto elevata, pari a circa 140 litri di acqua al secondo. «In queste aree – precisa ancora il direttore di Amap - abbiamo cominciato a posare le condotte di avvicinamento verso il nostro adduttore “Scillato”.
L’obiettivo, adesso, è accelerare la posa delle tubazioni per fronteggiare, o mitigare, l’attuale situazione».
Intanto, sono stati anche presentati nuovi progetti, che prevedono l’utilizzo di altri pozzi e sorgenti presenti a Palermo e in provincia. Si spera che i nuovi pozzi possano essere utilizzati entro la fine del 2024.
Oltre a ciò, in cantiere c’è anche la realizzazione di un potabilizzatore, con un modulo provvisorio che nel breve periodo (entro la fine dell’anno) prevede la disponibilità di 100 litri al secondo, e che utilizzi le acque della sorgente Presidiana, a Cefalù.
In questo caso, l’impresa che realizzerà i lavori ha spiegato che l’opera verrà completata entro il mese di marzo 2026. Adesso, si preme il piede sull’acceleratore per utilizzare questi scenari alternativi al più presto, dal momento che il piano sperimentale di razionamento idrico, per un giorno alla settimana, in alcuni distretti della città di Palermo, cominciato il 7 ottobre, è previsto fino a gennaio 2025.
«Dobbiamo, di conseguenza, essere pronti per quella data, in caso anche di mancate piogge, ad utilizzare delle fonti alternative», conclude Giovanni Sciortino.
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