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La Sicilia (scostumata) di oltre un secolo fa: tra i contadini c'erano prostituzione e corna

Un’inchiesta parlamentare mise in luce il fenomeno e destò molta preoccupazione. Vi raccontiamo i dettagli del report su una provincia in particolare della Sicilia

Elio Di Bella
Docente e giornalista
  • 28 gennaio 2023

La piaga della prostituzione in Sicilia un secolo e mezzo fa era nota e diffusa. Un’inchiesta parlamentare in particolare mise in luce il fenomeno e destò molta preoccupazione. Ci riferiamo all’ inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola in Italia approvata dal parlamento il 15 marzo 1873 e presieduta dal conte Stefano Jacini.

Lo strumento primario adottato dall'inchiesta fu un questionario particolareggiato, fornito come guida ai singoli commissari nella stesura delle loro relazioni circoscrizionali.

L'Inchiesta aveva l'obbiettivo di raccogliere informazioni sulla situazione socio economica in cui versava l'agricoltura e la popolazione contadina del paese all'indomani della nascita del Regno, ma si volle anche comprendere la realtà sociale della classe agricola, comprese le “Condizioni morali e relazioni sociali dei contadini siciliani”, come recitava un capitolo del questionario.

Si chiese all’autorità giudiziaria, in particolare “di dare tutte quelle possibili informazioni sullo stato morale” della classe contadina. Tra le domande a cui si chiedeva di rispondere vi erano quelle concernenti la “scostumatezza”: “Prostituzione — Relazioni incestuose — Ratti — Stupri, ecc. — Nascita illegittime — Cause ed effetti”.
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Nel capitolo che riassume quanto accertato dall’inchiesta in Sicilia si legge che nell’Isola la scostumatezza è scarsa “mentre la prostituzione è molta e tutta clandestina in 77 mandamenti, e le nascite illegittime sono in gran numero per 40 mandamenti.

Si rivelano in alcuni luoghi il lenocinio professato dalla madre o dal padre su larga scala, l’infanticidio frequente; l’incesto e la pederastia sono accennati per tutti quei mandamenti nei quali l’abitazione della classe agricola componesi di una sola stanza, e la prostituzione e l’adulterio sono frequentissimi ove la donna è abbandonata all’ozio e alla miseria dal marito, il quale per accudire al lavoro dei campi sta lontano un giorno e più dalla famiglia; tanto che in alcuni luoghi, col consenso del marito, la donna si dà ad altri purchè la mantenga durante la di lui assenza.

A queste cause di mal costume, vanno aggiunte fra le principali la miseria, che costringe la donna a darsi altrui per vivere, e l’ignoranza crassa; bisogno ed ignoranza di cui profitterebbero le classi più elevate, non escluso il clero; nonché la precocità dello sviluppo e l’influenza del clima, per quanto alcuni pretori dimostrino come di questa non sia da tener calcolo”. Nell’inchiesta si esamina lo stato della prostituzione in tutte le province siciliane. Qui presentiamo i risultati resi noti dall’inchiesta sulla prostituzione in provincia di Girgenti, l’attuale Agrigento.

"Molto estesa è anche la scostumatezza – leggiamo riguardo alla provincia agrigentina - La lontananza del marito, del padre e del fratello, nei campi, la miseria, il lenocinio, molto esteso, uniti alla precocità dei matrimoni ad ai frequenti abbandoni dei coniugi, porterebbero la moralità pubblica ad uno stato di cose tale che la concubina mantenuta non solo sia cosa usuale (anche nel clero) ma sia inoltre rispettata come una donna, sulla di cui onoratezza nulla v’è a ridire. Da ciò resulterebbero frequenti gli uxoricidi con veneficio e vi è chi fa professione di preparar veleni per questo scopo…”.

Insieme alla miseria viene indicata come causa della prostituzione, “la lontananza della casa di abitazione dal luogo in cui si opera il lavoro e le condizioni stesse dell’abitazione”.

In alcuni centri dell’agrigentino la prostituzione prosperava più che altrove. “ A Caltabellotta…la prostituzione va ristretta a poche donne ben note al pubblico, rarissimi sono gli incesti, frequenti i ratti, eccezionali gli stupri.

Cause della prostituzione sono: la cattiva educazione, la libertà eccessiva che la classe agricola accorda alle donne, la povertà e la prolungata dimora delle donne nelle case troppo ristrette ove uomini e donne si trovano in immediato contatto. A Canicattì, ove si è riscontrato che è frequente il caso di una ragazza che si prostituisce per avere una dote, ed ove la condizione delle abitazioni crea uno stato di cose deplorevole, prevale la scostumatezza.

La troppa libertà accordata alle donne della classe agricola, la trascuranza dei genitori e dei mariti fanno sì che le donne finiscano per cedere alle seduzioni. La donna non lavora, ma se pure lavora, anche avendo marito, si cerca un ganzo. Per lo più è anch’esso un miserabile, che fa solo da prestanome acciò quella donna non si dica pubblica prostituta.

Se non può andare a marito diventa mantenuta. Le mantenute delle persone abbienti in generale restano fedeli, le altre divengono prostitute e di queste ve n’è un numero strabocchevole, che tende ad aumentare e può dirsi che fanno seria concorrenza alle donne libere.

Il marito per lo più conosce la condotta della moglie e non se ne dà per inteso. Se il ganzo è un galantuomo, oppure un prete, diventa volentieri il protetto di quello e se lo fa compare.

L’incesto non succede che raramente, come pure il ratto; molto frequenti sono gli stupri e da questa parte il maggior biasimo potrebbe darsi alle classi dirigenti. Poco più della undecima parte della popolazione di Canicatti è di illegittimi A Licata frequenti sono i casi di prostituzione; molte le nascite illegittime.

Causa lo sviluppo precoce della donna pel clima eminentemente caldo; la poca cura della famiglia, il malessere generale della classe agricola costretta a vivere in un tugurio assieme all’asino, e nel fienile, nonché il cattivo trattamento cui va soggetta.

A Naro, il contadino obbligato a lavorare per lo più in lontane campagne, lascia la famiglia sola in paese; e la povera moglie abbandonata a sé stessa, incalzata dal bisogno, non di rado cede alle istigazioni ed il prezzo del disonore serve anco a sfamare qualche volta il marito, che le ricerca il tozzo di pane fingendosi ignaro del modo con cui fu procurato. E vi badi più, che le figlie sono vendute in tenera età dalle madri e la perdita dell’innocenza lungi dal rendere più difficile il matrimonio, lo rende invece possibile, dando il mezzo alle ragazze di farsi una piccola dote, giacché lo sposo per l’ordinario non va tanto pel sottile nell’investigare sulla onestà della consorte.

Le molte informazioni date su questo proposito dal pretore di Ravanusa si possono riassumere così: o per lucro, o per libidine, o per smania di vesti, o per corruzione delle vicine, rare sono le contadine non adultere, rese in ciò facili dalla assenza dei mariti. Molti mariti vedono e tacciono, riguardando l’adulterio come un mezzo di avvantaggiare la famiglia. Gli adulteri si compiono sempre con proprietari, molti dei quali avrebbero il costume di non prender moglie, o se l’hanno di mantener concubine.

Il lenocinio (la pratica del "ruffiano/a") poi è estesissimo, «vecchie megere di altro non vivono che di eccitare e favorire maritate e fanciulle alla corruzione; e non bastano queste, che le villane si favoriscono fra di loro. L’incesto esiste; ma è occulto e così pure la pederastia. Gli stupri sono rari per la facilità delle donne». Qualche ratto si verifica per matrimonio avversato. Molte sono le nascite illegittime.

L’uxoricidio è frequentissimo; il mezzo più comunemente adoperato è il veleno. Si usano arsenico, cantaridi, ma più che tutto vegetali venefici. Arte infernale delle avvelenatrici, dicono sia quella di non propinare sempre la stessa sostanza tossica, ma parecchie, onde si generi una malattia lenta con sintomi variabili nel suo corso, per questo difficile resta alla giustizia il compito suo, perché ne ha sentore quando il rintracciarne le prove resta impossibile.

A Racalmuto il numero delle prostitute è grandissimo. Una triste esperienza ci dimostra che la fine delle serve è il postribolo. Ordinariamente il padrone ed i suoi figli, abusando della loro posizione, non rifuggono dal contaminare la moglie e le figlie del contadino. La deboscia in Racalmuto è molto diffusa; nelle piazze, nelle bettole si raccontano dai contadini le loro gesta, ognun di essi ha la sua amante: ognun d’essi ha riportato nel campo di Venere le sue ferite.

A Favara il meretricio occulto è straordinario. È difficile che la prostituzione si eserciti per solo amore, ma è piuttosto consigliata dall’avidità del denaro, tanto che non è raro il caso che le giovinette vendano il loro onore per poco prezzo. L’esser mantenuta non fa poi tanta vergogna; che molte ad uno stato onorevole preferiscono il concubinato, nè sembra che il pubblico abbia coteste donne in minore considerazione".
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