ITINERARI E LUOGHI
La Sicilia dei miti e i suoi luoghi misteriosi: la leggendaria città di Herbita scomparsa nel nulla
Aleggia sul monte Alburchia, sito archeologico tra i più importanti della Sicilia nel territorio di Gangi. Arrivare sotto la rocca significa restare suggestionati dall'anima del tempo
Sembra sorgesse sul costone dominate lo scenario del cuore della Sicilia sulle Madonie, affacciato sulle colline dei pascoli circondate delle montagne che incorniciano un paesaggio tra i più belli e suggestivi in questa stagione, quando il bianco delle nevi lascia il posto al verde brillante dei campi di grano e fioriture primaverili che adesso colorano il panorama.
Arrivare sotto la rocca significa restare suggestionati dall’anima del tempo, un tempo remoto raccontato da storici come Diodoro, Stesicoro, Plutarco e Cicerone che la descriveva nelle sue “Verrine” come una città da ricca e fiorente, abitata da un popolo ospitale e onesto.
Dai primi scavi iniziati da Vincenzo Tusa nel 1958, padre dello scomparso Sebastiano, fino alle più recenti campagne di scavi, sono emersi una necropoli di età ellenistica (IV- II sec. a.C.), una struttura muraria di età tardo-antica (IV sec. d.C.) delle terme, dove i resti più antichi risalgono al VII secolo a.C.
Si racconta che il sito della presunta Herbita risalga al 446 a.C. quando Arconide, fondò Calacte oggi Marina di Caronia e Halaesa, l’attuale Tusa porta dei Nebrodi , passata poi sotto l’egida dei romani che conquistarono tutta la Sicilia comprese le Madonie, granaio dell’impero.
Ma sono alcune curiosità del mito che la circonda a renderla un luogo magico: centro di incontri tra etnie diverse tra il III ed il I secolo a.C., in contatto con altri insediamenti nel territorio e probabilmente del Mediterraneo dall’antica Akrai – Palazzolo Acreide – ad Alessandria d’Egitto, Segesta, Enna, Agrigento, Ustica, ipotizzando che l’insediamento sopravvisse fino all’età bizantina come fanno pensare i reperti degli scavi negli anni Cinquanta
E ancora le misteriose nicchie tombali sembra che fossero allineate seguendo una via sacra he collegava la necropli al centro abitato sul monte, le edicole votive che celebravano e veneravano gli eroi defunti, come la sua posizione strategica sulla famosa e lunga “Trazzera di Magione” che da Enna giungeva ad Halaesa, il porto importantissimo che per i romani divenne il più strategico dell’isola su Tirreno.
Come sempre accade in questi casi è la decadenza e la scomparsa a custodire il segreto più nascosto, sull’abbandono del sito nulla è certo infatti, probabilmente un evento naturale come un forte terremoto, spinse gli abitanti a lasciare i ruderi e trasferirsi verso Engyon o in altre città sicule.
Un'escursione che rimanda ad un passato antico ma sopravvissuto che si può ammirare dai paesaggi affacciati sui belvedere di Gangi che ammirano tutto il territorio dove sorgeva la città perduta, fino ad arrivare attraverso un sentiero che porta alle pendici della rocca, facilmente raggiungibile anche in automobile, sebbene la passeggiata meriti perché attraversa lo scenario a perdita d’occhio sui campi.
Un’occasione per vivere la stagione primaverile all’aria aperta visitando un luogo che trasuda magia, mistero ed emozione, nella Sicilia del mito.
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