ECCELLENZE
La Sicilia a sorsi: la Strada del vino Terre Sicane è un viaggio da gustare lentamente
Un percorso enogastronomico che dall'entroterra più aspro si tuffa nel blu del Mediterraneo tra filari di uve e bellezze naturalistiche. Il filo conduttore è il vino siciliano
La Strada del Vino a Menfi (foto di Valeria Lopis)
Un sentiero che serpeggia tra le campagne e le strade sterrate, nel quale il profumo dell’aria salmastra si sposta, sospinto attraverso le brezze costanti dalla bianchissima scogliera di Sciacca per depositarsi sugli acini delle viti di Menfi e Sambuca di Sicilia, gira attorno alle morbide e fertili sponde del Lago Arancio e Montevago per arrivare fino ai grappoli di Santa Margherita Belice e Contessa Entellina.
In questo terroir complesso e diverso ad ogni passo, i vigneti vecchi si alternano alle vigne giovani di nuovo impianto, rappresentando pienamente una realtà produttiva generosa e sfaccettata come un cubo di Rubik, nella quale i vitigni autoctoni abbracciano gli internazionali in una mescolanza meticcia di colture che corrisponde ai passaggi generazionali vissuti dalla civiltà vitivinicola locale.
Il percorso comincia idealmente dalla costiera rocciosa di Sciacca, malandrina e saracena come la sua architettura naturale più famosa, la Scala dei Turchi, tappa obbligata verso la cittadina.
Si prosegue per Menfi, con la sua sabbia granulosa e dorata, dove la vite è appartenenza e le uve a bacca rossa come il Nero d’Avola e il Merlot rendono vini strutturati e ampi, che oggi sono espressione di un territorio che è riuscito ad affrancarsi dalla prassi del conferimento alle grandi etichette nazionali e d’oltralpe, lavorando molto sull’identità e sul recupero.
Lasciando Menfi il mare comincia ad allontanarsi e si apre all’orizzonte un’apparizione: è l’incanto archeologico di Selinunte ancora magnificamente viva e conservata.
Il percorso prosegue verso le terre feconde del Lago Arancio, serbatoio delle varietà più antiche dei vitigni siciliani, l’areale attorno comprende anche Sambuca di Sicilia, borgo dalla rinomata bellezza dove il tempo si è fermato e la lentezza è valore, celebrata anche con un piccolo monumento poco prima di arrivare in piazza, l’atteggiamento slow si respira nei vicoli e nelle case a porte aperte che si affacciano sulla via. Qui i vitigni a bacca bianca si nutrono della mineralità dei suoli, sprigionando note olfattive seducenti.
La policromia tra filari e ulivi conduce a Contessa Entellina, dove la Strada del Vino Terre Sicane sconfina nella provincia di Palermo, un’autentica capsula del tempo che ha permesso alla piccola comunità arbëreshë di conservare immutate lingua e tradizioni, una contaminazione percepibile soprattutto in cucina, tra piatti balcanici e classici dell’enogastronomia siciliana. Il comparto enologico regge l’economia rurale del territorio.
La scoperta di Santa Margherita Belice avviene in mezzo ai campi di fichi d’india, simbolo mediterraneo per eccellenza della vita che sfida anche i climi più siccitosi, in estate le temperature estreme servono a generare vini vigorosi, come il Catarratto che da qui inizia la sua corsa verso la conquista dell’ovest dove è uno dei vitigni più coltivati e certamente più rappresentativi.
L’ultimo tassello è Montevago, un insediamento nato sulle sorgenti termali, nutrimento profondo e ricco che favorisce un habitat vegetativo rigoglioso. Basta guardarsi intorno per capire che la piccola città del vino è uno dei territori più vitati di Sicilia.
Tra una cantina e l’altra lungo le Terre Sicane un morso di formaggio è l’esperienza da non perdere: la specialità è la Vastedda del Belice, l’unico formaggio di pecora a pasta filata prodotto da una razza autoctona che esprime tutta la ricchezza del territorio.
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