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La Rappresentante di Lista, un disco dopo Sanremo: "Vi spieghiamo perché restiamo a Palermo"

Nel 2020 hanno stregato l'Ariston nel duetto con Rancore. Adesso, nel loro decimo compleanno, tornano sul palco di Sanremo tra i big del Festival con un disco in uscita

Elena Cicardo
Digital strategist
  • 2 marzo 2021

La Rappresentante di Lista sono Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina (foto Manuela Di Pisa)

Si definiscono una queer pop band, attraversano i generi musicali, mescolano le forme d’arte, musica e teatro, parole e corpo, chitarre elettriche e archi, cantautorato e sonorità elettroniche.

Sperimentano, si completano, sono fluidi e potenti. L’anno scorso hanno stregato l’Ariston con l’interpretazione del brano "Luce (tramonti a Nord- Est)" di Elisa nel duetto con Rancore, e ora, nel loro decimo compleanno, a calcare il palco di Sanremo arrivano da concorrenti con “Amare”, esplosiva come loro.

Veronica Lucchesi, cantante, e Dario Mangiaracina, polistrumentista, insieme sono La Rappresentante di Lista (LRDL), con il resto della band formata da Marta Cannuscio, Enrico Lupi, Erika Lucchesi e Roberto Calabrese.

Hanno base a Palermo, lui da sempre, lei, toscana, da quando «la vita mi ha fatto muovere lì - dice. - Palermo mi ha dato una grande possibilità, ha costruito quella che è la mia personalità anche artistica nel laboratorio di Emma Dante, con Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco che per me erano dei miti, li guardavo nei loro spettacoli e impazzivo per il modo che avevano di stare in scena».
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È durante l’allestimento di uno spettacolo teatrale che Dario e Veronica si conoscono, poi insieme partecipano alla riapertura del Teatro Garibaldi sotto la spinta dell’occupazione del Teatro Valle di Roma.

Da quel momento tre album in studio e uno live, lunghissimi tour e numerosi sold out.

“Questo corpo”, estratto da “Go Go Diva” viene inserito all’interno della colonna sonora della serie tv di Paolo Sorrentino “The New Pope”, le musiche dello stesso album entrano, riarrangiate, nella colonna sonora della serie "Il Cacciatore 2". Chi li ha visti esibirsi nei loro live a Palermo o in giro per l’Italia sa bene cosa intende Dario quando dice che «il nostro approccio sul palco dell’Ariston sarà molto vicino a quello che abbiamo sui palchi dei nostri tour».

Nell’ultimo anno la mancanza di questo aspetto fondamentale per un artista si è fatta sentire eccome, perché come spiegano «tra i vari passaggi, dalla tua testa alle tue mani quando scrivi, agli studi di registrazione, il momento in cui la musica prende vita, in cui ci si rende effettivamente conto di cosa vuole dire una canzone è sul palco».

La notizia della riapertura dei teatri il 27 marzo fa confidare nella rinascita, è salvifica.

«“Amare” è una canzone appassionata che riusciamo a portare sul palco in tutta la sua esplosività. Non è solo una canzone d’amore - continua Dario. - L’amore è inteso in quella forma universale che attraversa le nostre vite giornalmente, è un po’ come se fosse un motivo per cui ti alzi la mattina».

Gli abiti delle serate sanremesi sono assolutamente top secret ma di certo quelli che vedremo nel videoclip di “Amare” saranno, come sempre, di Casa Preti, la maison palermitana del giovane stilista Mattia Piazza. Il brano di Sanremo sta perfettamente al centro della tracklist di “My Mamma” che esce il 5 marzo.

«È un disco politico, sicuramente - racconta Dario. - Abbiamo fatto delle scelte precise, anche in termini di produzione, per esempio abbiamo deciso di registrare la maggior parte delle canzoni a Palermo.

È un disco fortemente legato a questa città, anche per le collaborazioni che abbiamo avuto durante la produzione e l’arrangiamento delle varie tracce, su tutti Roberto Cammarata. Abbiamo lavorato moltissimo al Fat Sounds, abbiamo registrato alcune parti vocali e corali ai Cantieri 51, ai Candelai abbiamo registrato gli archi insieme a Francesco Incandela che li ha arrangiati e in parte anche scritti e poi Carmelo Drago e il suo basso, Sade Mangiaracina e il suo pianoforte».

Di solito quella siciliana è una città che si lascia. La Rappresentante di Lista invece l’ha scelta come sede del suo laboratorio di ricerca e questo è già un atto rivoluzionario.

«Palermo, come il disco, è piena di spigoli, è qui che abbiamo voluto costruire le nostre relazioni - continua Dario. - Restare, resistere hanno una radice simile. E noi abbiamo un’attitudine alla resistenza. Palermo è una città in cui è possibile sfuggire a certe dinamiche che, dal nostro punto di vista, potrebbero appiattirci.

Con questo disco uno dei nostri obiettivi è quello di raccontare anche il fatto che pur restando in periferia rispetto ai centri nevralgici della musica, della cultura, dell’arte e del cinema, che poi sono sempre gli stessi, Roma, Milano e in parte Bologna, si può stare al centro, si può produrre qualcosa che poi arriva ad alti livelli. È la nostra scommessa».

Per scrivere il disco nuovo hanno tappezzato le pareti di casa di parole, di frasi.

«Dopo essere stati tanto in silenzio, dopo esserci sentiti un po’ ammutoliti, abbiamo avuto voglia di scrivere un nuovo capitolo - racconta Veronica. - Abbiamo iniziato a raccogliere tutti gli spunti, le parole, i temi, le immagini e abbiamo ricoperto le mura della casa in cui abitavamo di foglietti, pezzi di una sorta di puzzle che alla fine del processo è questo disco.

Una nuova narrazione, un mondo fatto di tanti personaggi che a poco a poco cercheremo di raccontare in momenti diversi, perché quando andiamo a costruire un disco non si limita mai al disco in sé, e quindi alla musica, ma si porta dietro tantissimo altro, l’immagine, la performance, la poesia, la letteratura e tanto altro».

My Mamma” in ogni traccia è un manifesto, è un disco che si schiera, prende posizione.

«Scegliere da che parte stare - dice Veronica - implica portare avanti un modo di pensare molto preciso che include diverse tematiche. Oggi molte lotte devono essere portate avanti insieme, sono collegate».

Non si può essere vicini all’ambientalismo, all’ecologia senza essere allo stesso tempo antirazzisti, antifascisti, femministi - completa Dario. - Crediamo che dal palcoscenico si debbano dire delle cose, si deve provare a lanciare dei messaggi. Le lotte che da anni a questa parte ci sono state per l’ambiente, dai Fridays for Future di Greta Thunberg a tutte le mobilitazioni a riguardo, fanno sì che poi chi legifera sia costretto in qualche modo a tenere conto dell’argomento.

Noi come opinione pubblica possiamo, dobbiamo far sentire la nostra voce, a maggior ragione come artisti. Attraverso le canzoni non facciamo altro che costruire degli immaginari che sono come un vocabolario che poi chi ascolta musica, chi sta nel mondo, chi legge libri, chi vede film utilizza per vivere la propria vita, per attraversare le proprie paure, per decidere dove stare e come considerarsi».

«Il ruolo di chi lavora nell’immaginario, che è più ampio di pensarsi come un cantante - conclude Veronica - di chi si occupa di “fantastica”, direbbe Rodari, è questo: costruire un lessico, un dizionario emotivo che poi consegniamo agli altri».

In “My Mamma” c’è la natura, la crescita, l’eredità che lasceremo al mondo, il femminismo «come ci deve essere quando si è un po’ incazzati».

E quando nell’ultima traccia l’aggettivo possessivo diventa avverbio e si legge come si pronuncia (“Mai mamma”), quel lessico diventa corpo e acquista peso ancora per mano di Palermo con le sue attrici, di nascita o di adozione, Manuela Lo Sicco, Simona Malato, Gisella Vitrano, Chiara Muscato, Daniela Macaluso, Giulia Mangiaracina e Stefania Ventura che cantano gli slogan delle battaglie da portare avanti insieme.
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