ITINERARI E LUOGHI
La prima edizione in Sicilia fu 80 anni fa: la storia della "Sagra del Mandorlo in Fiore"
Dopo l’interruzione per la pandemia, la Sagra del Mandorlo in Fiore e il Festival Internazionale del Folklore tornano ad animare la città di Agrigento
Un mandorlo in fiore ad Agrigento
La prima edizione si svolse ad Agrigento proprio ottanta anni fa, la domenica del 14 febbraio del 1937. Annunciata dalle pagine del Giornale di Sicilia del 12 febbraio e raccontata in un articolo del 16 febbraio, corredato da una foto del tempio di Giunone e da un maestoso mandorlo fiorito. Bisogna però andare ad una giornata d’inverno di tre anni prima, cioè del 1934 per andare agli albori della Sagra.
In una saletta dell’Hotel des Temples, attorno ad un caffè, alcuni gentiluomini cominciarono a sognare di festeggiare la precoce primavera agrigentina con una manifestazione folkloristica.
Uno dei protagonisti di quella giornata racconterà agli amici i particolari di un incontro storico.
Così anche noi oggi possiamo immaginare di vedere il Conte Alfonso Gaetani, trentenne aristocratico di Naro e l’ambasciatore di Francia a Roma, conte Charles de Chambrun discutere delle bellezze della Valle dei Templi e possiamo immaginare che appena dopo quella conversazione cominciò balenare nella mente del conte agrigentino l’idea di allestire un appuntamento gioioso, una festa per celebrare la fioritura dei mandorli nella Valle del Paradiso, sotto la Fulgentissima Naro.
Nei primi posti c’erano le autorità fasciste della provincia e i loro invitati. I canterini di Val D’akragas si esibirono cantando e danzando canti e nenie quali “Canta Agrigento”, “O rinninedda”, “Jamuninni a Santulì”, “A la funtana”, “Tammuriniata a San Calò”, “Rapsodia siciliana”.
Tutte esaltavano la bellezza della terra agrigentina, la religiosità popolare, le migliori tradizioni dell’anima siciliana. Insieme ai canti folkloristici vennero inevitabilmente intonati i canti del regime più conosciuti, come Giovinezza, Giovinezza. La mattina invece potè regolarmente tenersi la sfilata dei carretti siciliani, arrivati da ogni provincia, con partenza da Piazza Municipio sino ai Templi.
Due ali di folla seguirono per tutto il tragitto i carri, su alcuni dei quali suonavano e cantavano ragazze e ragazzi con i costumi popolari della Sicilia antica, riprodotti fedelmente già allora sulla scorta di testimonianze storiche o secondo le tradizioni locali.
Dopo il battesimo del 1937 e il significativo successo ottenuto, dalla seconda alla quarta edizione (1938-1940) la Sagra viene gestita dagli organismi locali fascisti, in particolare dal dopolavoro. Dopo la fine della guerra, con la caduta del fascismo, saranno invece nuove organizzazioni locali a continuare l’esperienza.
Per la seconda edizione del 1938, viene scelto a presiedere il programma della manifestazione Francesco Sinatra, professore ed intellettuale particolarmente stimato in città.
La manifestazione si tiene nella Valle il 15 febbraio del 1938 e vede la partecipazione di gruppi folcloristici in costume oltre che della provincia di Agrigento anche di Catania, Messina, Palermo. Continua ad essere un momento centrale molto atteso quello della sfilata dei carri siciliani. Nel 1939 la sagra viene iscritta nel calendario regionale delle celebrazioni della primavera siciliana.
Questa terza edizione si svolge nella domenica del 26 febbraio ed è curata dall’Ente Provinciale del Turismo con la collaborazione del Dopolavoro.
Si registra un considerevole aumento di carovane di automobilisti provenienti da molti comuni della Sicilia. Quell’anno sfilano insieme ai carri allegorici anche autocarri artisticamente addobbati. La manifestazione si svolge nella spianata del tempio della Concordia e viene ripresa per la prima volta dalle telecamere di Film Luce.
Su uno degli autocarri partecipanti viene posto un gigantesco tempio di Castore e Polluce il legno che fa molto effetto. I gruppi in costume che partecipano diventano una dozzina.
Il programma della manifestazione prevede anche l’elezione di Miss Primavera e anche la prima giornata dell’auto nella Valle dei Templi, organizzata dall’automobile Club. La domenica dell’11 febbraio 1940 si svolge la quarta edizione che sarà l’ultima del periodo fascista.
Oltre che nella Valle dei Templi, la Sagra del Mandorlo in Fiore quell’anno comprende alcune iniziative che hanno come palcoscenico il viale della Vittoria e il giardino dove si trova il Monumento ai Caduti. I negozianti partecipano al concorso per la migliore vetrina, che doveva esaltare la celebrazione della primavera agrigentini.
Carri siciliani e autocarri addobbati fanno ormai parte della festa, ma insieme al loro viene organizzato un corteo con complessi musicali che da Piazza Municipio arrivano in piazza Cavour, dove viene allestito un palco per l’esibizione. Tra il pubblico spiccano un centinaio di universitari fascisti dell’Università di Palermo con le divise della GUF, la gioventù universitaria fascista.
Nel pomeriggio ci fu il raduno al tempio di Giove con i gruppi dei canterini e danzerini della provincia. Le cronache del tempo dicono che lo spettacolo viene seguito da almeno 20.000 persone.
Sconti di viaggio per l’occasione sono stati assicurati dalle Ferrovie. A conclusione di quella giornata si svolge una fiaccolata da piazza Vittorio Emanuele a piazza municipio a cui prendono parte tutti i gruppi folcloristici. Il Giornale di Sicilia il 13 febbraio 1940 dedicò a quella edizione della sagra un ampio articolo corredato da belle foto.
Dopo la seconda guerra mondiale riprende il cammino della sagra del Mandorlo in Fiore ad Agrigento. Racconta Ermogene La Foreste che in quegli anni del dopoguerra: “È un pullulare di tentativi per dare più forza a quello che ne rappresenta il nucleo centrale: il folclore. Vengono inserite gare di ogni tipo (ciclistiche, podistiche, automobilistiche) ed i primi raduni del veicolo più popolare del dopoguerra, la Vespa. Conclusione al Tempio della Concordia con un grande spettacolo dei complessi folcloristici della provincia.
Numero di rigore, che rende spesso incandescenti i rapporti, l’elezione della Miss Primavera: di solito la più bella fanciulla del gruppo che già ha impersonato, vestita di bianco e con un diadema di fiori di mandorlo, la nuova Proserpina.
Riconoscimento ufficiale della sua ’’grazia”, una fascia di seta. Corollario, frequente, di questa ’’passerella” sui carri allegorici (cominciano a comparire allora) le nozze della neo-miss”.
La quinta edizione della Sagra (la prima del dopoguerra) si svolge il 21 e il 22 febbraio del 1948 su iniziativa dell’Ente Provinciale per il Turismo.
Il concorso dei carri allegorici, la rassegna dei gruppi folkloristici, la sfilata dei gruppi corali ed orchestrali sono ancora gli ingredienti fondamentali del cartellone. Per applaudire i gruppi partecipanti, il pubblico assiepa il teatro comunale che intanto ha preso il nome di “Luigi Pirandello”.
C’è spazio anche per lo sport con una seguita gara podistica. Spettacolo conclusivo al tempio della Concordia con almeno ventimila presenze. Nell’edizione del 1949 all’EPT si affiancano l’Azienda comunale Turismo e l’Enal nell’organizzazione della manifestazione che si tiene il 19 e il 20 febbraio.
I gruppi presenti provengono ancora dalle varie provincie dell’Isola. Non si registrano particolari novità: i due appuntamenti più seguiti rimangono la sfilata domenicale per le vie cittadine e lo spettacolo al tempio della Concordia. Si segnalano due eventi collaterali: la mostra del libro e il concorso “balcone fiorito”.
Ma c’è anche per la prima volta l’elezione di Miss Primavera-Agrigento. La più bella quell’anno è una studentessa di Palma di Montechiaro. Dagli anni Cinquanta in poi la Sagra prese nuovo slancio.
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