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La pillola di ottimismo del patologo: c'è un farmaco che funziona contro il Coronavirus

A confermarlo sono i risultati raccolti da uno studio clinico effettuato su larga scala che ha coinvolto più di mille pazienti: ecco cosa dice il professore Guido Silvestri

Federica Cortegiani
Giornalista pubblicista
  • 30 aprile 2020

Il virologo Roberto Burioni con il patologo Guido Silvestri

Questo è il primo "pugno sul naso" che la scienza rifila al Coronavirus. Così lo ha definito il patologo di fama mondiale, Guido Silvestri, che dall'America ci regala quasi quotidianamente tramite il suo profilo Facebook pillole di ottimismo per guardare con speranza nella lotta contro il Coronavirus.

Il "pugno sul naso" di cui parla il professore è riferito ai primi risultati di uno studio clinico effettuato su larga scala che ha dimostrato che il farmaco antivirale Remdesivir funziona.

Il professore Silvestri - ordinario e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, direttore della Divisione di Microbiologia ed Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center e membro dell’Emory Vaccine Center - parla così di una "megapillola di ottimismo".

In particolare, si tratta dei risultati preliminari raccolti dallo studio clinico controllato "Adaptive COVID-19 Treatment Trial" che ha coinvolto 1.090 pazienti: ossia il primo studio randomizzato e di larga scala per questo trattamento.
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In questo studio l’uso di Remdesivir ha ridotto in modo statisticamente significativo il tempo medio di guarigione (definita come dimissioni dall’ospedale e ritorno alle normali attività) da 15 giorni a 11 giorni; ridotto la mortalità da 11.6 per cento all' 8.0 per cento.

A commentare i risultati di questa prima sperimentazione è stato anche l'ormai leggendario Tony Fauci: «I dati dimostrano che il Remdesivir ha un chiaro e significativo effetto favorevole nell’accelerare la guarigione da Covid-19. Questo è molto importante».

In altre parole, questo è il primo pugno sul naso che la grande fratellanza della scienza ha rifilato a questo virus. «Se tutto va secondo i piani - spiega l'esperto - Remdesivir dovrebbe essere ora approvato dalla FDA per uso ospedaliero negli Stati Uniti, e spero che lo stesso possa avvenire presto anche in Italia, aggiunge Silvestri».

Intanto Silvestri ricorda come ormai da 17 giorni consecutivi continuano a calare i ricoveri in terapia intensiva per Covid-19 in Italia, così come continuano lentamente a calare anche i ricoveri ospedalieri totali, (siamo a quota 19.210, mentre il picco di 29.010, quasi 10 mila malati in più, risale ormai al 5 aprile scorso).

«Insomma, lentamente ma fermamente andiamo verso la fine», aggiunge.

E a proposito del grande tema degli anticorpi sviluppati da coloro che hanno contratto il Coronavirus e che sono guariti, l'esperto riporta un articolo apparso su Nature Medicine in cui si mostra che 285 pazienti su 285 (100%) con Covid-19 sviluppano gli anticorpi IgG contro il virus entro 19 giorni dall’inizio dei sintomi clinici.

«Lo studio è importante in quanto conferma che il nostro sistema immunitario monta una risposta anticorpale contro il virus – risposta che con tutta probabilità, basandosi sui precedenti di SARS-1 e MERS oltre che sui modelli animali di infezione da coronavirus, protegge dalla reinfezione o almeno dal ritorno della malattia.

Come detto molte volte, ancora non possiamo sapere quanto dura questa risposta (vi prego, non mi chiedete "perché non lo possiamo sapere?"), ma i precedenti con virus simili suggeriscono che dovrebbe durare almeno 12-24 mesi».
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