ITINERARI E LUOGHI
La necropoli (abbandonata) sui Monti di Gibellina: un tesoro inesplorato tutto da scoprire
Oggi è complicato accedere ad alcuni siti che sono ostacolati dalla folta vegetazione o mancate indicazioni. E questo luogo una menzione speciale la merita senza dubbio
La necropoli di Finestrelle (foto di Salvatore Di Chiara)
Oggigiorno è complicato potere accedere ad alcuni siti perché sono ostacolati dalla folta vegetazione o a causa di mancate indicazioni. Tra esse, una menzione particolare la merita senza ombra di dubbio la necropoli di Monte Finestrelle. Fa parte dei Monti di Gibellina, che si estendono sino ai Comuni di Poggioreale e Salaparuta. Uscendo dal paesino di Santa Ninfa è possibile imboccare la statale verso Rampinzeri e girare a sinistra su indicazione posta per il parco avventura.
Parcheggiati all’entrata, grazie alle informazioni sui vari sentieri, un percorso di circa 7,5 chilometri (totali) dà la possibilità di girare attorno al bosco. Dal versante nord si raggiunge il laghetto del Biviere (ricoperto di vegetazione). Grazie ai suoni emessi dalla natura e la fauna possiamo constatare la “veridicità” del laghetto. Continuando per pochi chilometri e osservata attentamente la cima del monte, si raggiunge il versante (entrata) Sud dove uno scenario fantastico illumina un paesaggio ricco di colli e vaste campagne dell’entroterra trapanese.
Una discesa leggera porta all’entrata del sito. Nella vana attesa che possa condurre in un ambiente antico, la delusione è avallata dall'inagibilità dovuta alle erbacce che hanno ormai preso il sopravvento.
Un paio di scatti da contorno e grazie agli studi archeologici è possibile conoscere pressappoco l’intera area. Il monte è delimitato ai lati da rupi precipiti e da ripidi costoni, intervallati da valichi in più punti. Non è facile precisare l’estensione dell’insediamento protostorico che era ubicato sulla sommità.
Lungo i fianchi scoscesi dell’altopiano si aprono due necropoli rupestri: la maggiore si trova a Finestrelle. Giace nelle balze di gessi del messiniano (antica epoca geologica ndr) che orlano il versante meridionale.
Le tombe rupestri sono soprattutto concentrate sul lato Ovest della parete, a partire dal vertice della spezzata. Invece sul lato Est, al di là del canalone, sono più rade. Dove la densità è più fitta, esse sono distribuite l’una accanto all’altra, in file orizzontali e talora in due o tre ordini sovrapposti.
Si presume che l’erosione abbia modificato parte del sito e siano andate perdute molte tombe. Le stesse furono violate in antico e nel tempo, si sono ridotte a nicchie scavate nella roccia. Oggi, non sono altro che dei monconi superstiti delle varie celle.
Quasi tutte le tombe sono esposte a mezzogiorno ed hanno in genere l’ingresso orientato a Sud. A seconda della forma curvilinea o rettilinea della camera funeraria, le tombe di Monte Finestrelle si possono suddividere in due categorie principali: quelle a pianta semicircolare o semi-ellittica e quelle a pianta rettangolare.
L’unica tomba che mostra delle caratteristiche particolari e fuori dal contesto citato, è la tomba A5. Ha una pianta perfettamente circolare e potrebbe rappresentare una variante. Un elemento da segnalare e di grande importanza è la presenza di una bassa panchina risparmiata nella roccia, lungo uno dei lati brevi della camera funeraria, che fungeva da capezzale per poggiare la testa del defunto.
Si presume che le tombe di Monte Finestrelle dovevano contenere uno o più individui inumati. Tra gli oggetti rinvenuti durante gli scavi sono stati trovati tre pezzi eterogenei tra cui un corno fittile di età preistorica. Il gruppo comprende una decina di vasi abbastanza omogenei per forma e stile.
Una serie di brocchette e un’olletta in impasto prive di decorazione, mentre i pezzi più significativi sono due ciotole monoansate (con un’unica ansa ndr) di tipo villanoviano e una splendida anfora di stile geometrico ornata da un motivo ad angoli multipli dipinti in bruno.
Tutto rientra nell’ultimo periodo del Bronzo e si afferma come principio nell’età del Ferro. Affrontare una visita resa inaccessibile dal degrado umano è molto triste. Siamo nel dovere morale di aprire un fronte di discussione e soffermarci sulle ampie capacità che il territorio siciliano possiede in tema archeologico.
Per dare atto a quest’ultima tesi basterebbe leggere il pensiero di F.S. Cavallari del 1872: «Noi non conosciamo quali fossero i sepolcri degli Elimi che abitavano le contrade di Segesta, di Erice e di tutto il territorio di di Salemi sino a Entella e Salaparuta, e del territorio dell'avvallamento del Belice».
Sono stati fatti passi da gigante ma dobbiamo mantenere un alto profilo organizzativo e culturale per non perdere parte dei siti rinvenuti.
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