STORIA E TRADIZIONI
La (bella) principessa che fu regina di Sicilia: prigioniera alla Zisa, salvata da re Riccardo
Giovanna d’Inghilterra, sorella prediletta di re Riccardo Cuor di Leone, a soli 12 anni sposò Guglielmo II, ultimo re normanno di Sicilia, ma la coppia non ebbe figli
Miniatura che raffigura Giovanna d'Inghilterra e Filippo II di Francia
Era la settima figlia di Enrico II Plantageneto (1133-1189), conte d’Angiò e re d’Inghilterra e di Eleonora d’Aquitania (1122-1204) e la sua nascita avvenuta nel 1165 viene citata anche dalla Historiæ Anglicanæ Scriptores X.
A chiedere la mano della principessa era Guglielmo II, detto il Buono, che alla morte del padre Guglielmo I detto il Malo nel 1166, a 11 anni, era salito al trono, sotto la reggenza della madre Margherita di Navarra. Divenuto maggiorenne, Guglielmo era stato incoronato re a Palermo, nel dicembre del 1171.
Sfumata prima l’ipotesi di un’unione matrimoniale con la principessa bizantina Maria (figlia dell'imperatore Manuele I Comneno) e poi con Sofia (figlia di Federico I Barbarossa), nel 1176 il sovrano normanno aveva deciso di inviare Alfano di Camerota, arcivescovo di Capua, in Inghilterra, per negoziare il matrimonio con la figlia di Enrico II e per instaurare un'alleanza fra gli Altavilla e i Plantageneti.
A preparativi ultimati, la principessa Giovanna scortata da alti prelati e nobili signori, corredata del necessario e dei beni portati in dote, salpò dalle coste inglesi sul finire dell’Agosto del 1176, per giungere in Normandia, dove venne accolta dal fratello Enrico.
Successivamente, sempre scortata, raggiunse Poitiers, dove ad attenderla c’era un altro fratello, Riccardo, noto come Cuor di Leone e futuro re d’Inghilterra.
Questi la accompagnò verso l’Aquitania, dove vi erano 25 galee siciliane, pronte a salpare in direzione di Messina. Due di queste galee (cariche di pregiati tessuti, pietre preziose, gioielli, codici dalla rilegatura in oro e smalti) fecero naufragio: la stagione invernale non era del resto il periodo più favorevole per intraprendere un viaggio per mare.
Le navi furono costrette a fermarsi a Napoli, per celebrare lì il Natale, prima di riprendere il viaggio per Palermo. Giovanna giunse finalmente in Sicilia dopo una perigliosa odissea durata quasi 6 mesi e il 10 febbraio del 1177, secondo un documento riportato nel Fœdera, Conventiones, Litteræ, venne stipulato il contratto matrimoniale tra i due sposi.
A Palermo in onore della futura regina venne organizzata una festa indimenticabile: i nobili inglesi giunti sull’isola per accompagnare Giovanna rimasero impressionati dallo sfarzo della corte normanna e da una Palermo fiammeggiante.
L’arrivo della principessa viene raccontato da Ruggero di Hoveden: ella giunse di notte, a dorso di un cavallo, scortata dal suo seguito, recando la sua dote di beni mobili. Era attesa da un corteo preceduto da musici mentre le luci erano tante che la città sembrava andare in fiamme.
Le strade erano state decorate con sfavillanti luminarie e sontuosi apparati effimeri: corone, archi e altri elementi decorativi ricoperti di stoffe, rami, frutta e ghirlande nuziali. L’intento di Guglielmo era duplice: suscitare stupore nella futura consorte e allo stesso tempo, ispirare sentimenti di meraviglia, persuasione, venerazione, nel suo popolo.
La sposa trovò il re molto avvenente e di bell’aspetto e "piaciutogli sommamente" sollecitò gli sponsali, celebratisi il 13 febbraio 1177. Giovanna venne incoronata regina consorte. Guglielmo le assegnò in dote il contado di Monte Sant'Angelo, le città di Siponti e Viesti con tutte le adiacenti terre e pertinenze.
Fu un matrimonio che diede prestigio al re di Sicilia ma che purtroppo si rivelò contro ogni aspettativa sterile. Inoltre l’11 novembre del 1189, a soli 36 anni, il re morì, senza discendenti. Come riporta Matteo di Parigi, Giovanna e Guglielmo non lasciarono figli.
La morte del sovrano senza eredi affrettò la fine del regno normanno, che sarebbe durato solo altri cinque anni. Solenne fu il funerale di Guglielmo, con un lungo corteo funebre di donne scarmigliate e coperte di sacchi penitenziali che riempirono le vie della città di pianto e tristi lamenti.
Alla morte del marito, Giovanna, vedova di 24 anni, fu rinchiusa nel palazzo della Zisa: forse perché, in accordo col Vescovo Offamilio, si era opposta alla decisione di offrire la corona di Sicilia a Tancredi (conte di Lecce, figlio naturale di Ruggero III di Puglia e dunque nipote di Ruggero II); uno di quelli che avevano cospirato insieme a Matteo Bonello contro il re Guglielmo I.
Riccardo Cuor di Leone ormai re d’Inghilterra giunse in Sicilia l’anno successivo, diretto in Terrasanta per partecipare alla III Crociata. Si fermò a Messina, per svernare, ma soprattutto per liberare Giovanna e recuperare la dote della sorella.
La regina vedova si trovava ancora rinchiusa nel palazzo della Zisa, a Palermo, senza che le fossero stati restituiti i beni portati in dote. Preoccupato dall’arrivo del re inglese, Tancredi, nuovo re di Sicilia, liberò Giovanna, e le permise di raggiungere il fratello a Messina, ma le diede solo una parte della somma che le spettava; allora Riccardo, adirato occupò Messina.
Tancredi capì che era meglio venire a patti con il re inglese e così fece. Restituì la dote di Giovanna per intero e pagò una somma riparatoria di 20 mila onze d’oro Nel marzo 1191 giunsero in Sicilia anche Berengaria di Navarra, promessa sposa di Riccardo ed Eleonora d'Aquitania, per organizzare il matrimonio del figlio.
Berengaria si prese cura di Giovanna e partirono per la Terra Santa, mentre Eleonora tornava in Inghilterra. Nell'aprile 1191 Riccardo lasciò Messina per Acri, ma una tempesta disperse la sua flotta. Approdato a Creta iniziò le ricerche della nave su cui erano la sorella Giovanna e la promessa sposa Berengaria, scoprendo che l’imbarcazione era ancorata sulla costa meridionale di Cipro.
Le due dame erano state fatte prigioniere del governatore dell'isola, Isacco Comneno. Il 1º maggio 1191 Riccardo giunse a Cipro e intimò a Isacco di liberarle, insieme agli altri prigionieri. Al rifiuto di questi, sbarcò con le sue truppe, che il 1 Giugno conquistarono l'isola. Isacco fu catturato e messo in catene d’argento, poiché gli era stato promesso che non lo avrebbero posto in ferri.
Prima di lasciare Cipro per recarsi alla crociata, Riccardo sposò Berengaria di Navarra. Il 7 giugno arrivarono nei pressi di Acri, in quel momento assediata dalle truppe di Guido di Lusignano che, a loro volta, dovevano difendersi dall'assedio degli uomini di Saladino.
Furono avviate trattative di tregua tra Riccardo ed il Saladino, cosa che portò ad ipotizzare una possibile unione matrimoniale tra Giovanna e Al-Adil, fratello del Saladino, ma la proposta non andò in porto. Si pensò allora a nuove nozze di Giovanna col re di Francia Filippo II, ma venne escluso perché la madre di Giovanna, Eleonora d’Aquitania era stata sposata in prime nozze al re di Francia, padre di Filippo.
Nel 1196, Giovanna sposò Raimondo VI, conte di Tolosa, duca di Narbona e marchese di Provenza, ormai al suo quarto matrimonio.
Le nozze suggellarono un'alleanza tra la contea di Tolosa e il ducato d'Aquitania, ponendo così fine alle difficili relazioni tra la contea di Tolosa e Riccardo I Cuor di Leone Giovanna non fu probabilmente felice con il nuovo marito (da cui ebbe tre figli); temeva lui ed i suoi cavalieri.
Nel 1199, mentre era incinta del suo terzo figlio, fu lasciata sola a fronteggiare una ribellione. Suo fratello Riccardo era morto ad Aprile, a causa della cancrena di una ferita trascurata. Priva di appoggi Giovanna fuggì a Rouen, alla corte di sua madre, dove si spense a 34 anni, il 24 settembre del 1199.
Valutando il suo stato di gravidanza avanzato, dopo il decesso le fu praticato un taglio d’emergenza al ventre, per cercare di salvare almeno il bambino. Il neonato sopravvisse solo poche ore e morì dopo esser stato battezzato col nome di Riccardo. Le spoglie di Giovanna riposano nell'abbazia di Fontevraul, nella regione dei Paesi della Loira, accanto a quelle del fratello Riccardo Cuor di Leone, vicino al padre Enrico II e alla madre Eleonora d’Aquitania.
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