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L'ultimo addio a Sara, ma la Sicilia non dimentica: Palermo e Messina a lutto

Oggi i funerali dell'ennesima vita spezzata e vittima di femminicidio: un sorriso che nessuno scorderà mai, ecco il video dolcissimo che la ritrae con la sua famiglia

Balarm
La redazione
  • 7 aprile 2025

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Sara e la mamma ballano mentre il fratello suona il violino, tutti e tre felici in una sera di festa: un video che spezza il cuore non soltanto di chiunque lo veda dal cellulare, ma soprattutto quello di chi non potrà mai più condividere un momento del genere.

Sono oggi a Misilmeri i funerali di Sara Campanella, la 22enne ennesima vittima di femminicidio nella chiesa di San Giovanni Battista.

La cerimonia sarà presieduta dall'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice ed è stata proclamata dal sindaco di Palermo Roberto Lagalla una giornata di lutto nei Comuni dell'Area Metropolitana di Palermo.

«Con questo atto – spiega il sindaco Lagalla – l’amministrazione metropolitana intende interpretare in modo solenne il sentimento di profondo dolore di tutta la comunità della città di Palermo e del territorio della provincia.

Una comunità che lunedì, nella giornata di lutto, ricorderà anche la tragica scomparsa di Laura Papadia, anche lei palermitana come Sara, uccisa a Spoleto dal marito».

A Palazzo Comitini e in tutti i Comuni della provincia di Palermo sono esposte le bandiere a mezz’asta in segno di lutto e vicinanza alle famiglie delle vittime.

Il lutto cittadino è stato proclamato anche a Messina.

L'omelia dell'Arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice per il funerale di Sara esprime tutto il dolore non soltanto di Misilmeri, ma di un'umanità atterrita da questa violenza inenarrabile.

«Siamo qui, sconvolti. Senza parole. Dinnanzi al corpo di Sara. Corpo martoriato. Sacrificato. Vita che ci è stata rubata. Perché? Ancora una volta, risuona un grido: Perché?

Perché questo strazio indicibile inflitto ai cari genitori Cetty e Alessandro, al fratello Claudio, ai familiari, al fidanzato, agli amici, alla città intera?

Una vita distrutta e rubata troppo presto, in modo oltremodo crudele. L’uomo – dice la Bibbia – ha due strade: quella della relazione e quella della violenza.

Ma vediamo come la violenza abbia ancora distrutto la bellezza di Sara, la bellezza delle sue relazioni, la bellezza che lei aveva il compito di far crescere nel mondo attraverso i suoi studi universitari, la realizzazione della sua vocazione professionale e la relazione con l’uomo che lei liberamente aveva scelto di amare.

Senza parole. In certi momenti si vorrebbe solo stare in silenzio e piangere sommessamente un dolore indicibile, inaudito. Un corpo che esplodeva di vita, il corpo di Sara è davanti a noi, esanime e sfigurato da un’inaudita incomprensibile violenza.

E in questo corpo trafitto ci sembra che sia racchiuso il dolore di un mondo nel quale ancora domina la violenza. In particolare sulle donne.

Oggi, in questo mondo sempre più segnato da violenta brutalità e lacerato da conflitti, assistiamo alla barbarie di corpi abusati, mutilati, eliminati, ricacciati e rinchiusi in luoghi di tortura.

Ma la violenza, ogni forma di violenza, per qualsiasi motivo si scateni, è sempre un fallimento che riguarda tutti. Dice il raffreddamento dell’amore nei cuori di molti.

L’avanzare dell’indifferenza che causa solitudine. La perdita del senso ultimo della vita. La mancata comprensione dell’amore. L’amore non uccide. È assurdo!

Nel corpo di Sara piangiamo il destino dell’umanità quando essa sceglie la violenza, la morte. Non ci sono parole per consolare il vostro strazio, cari genitori. Siamo in silenzio con voi. E vi doniamo le nostre lacrime. L’intera famiglia umana oggi piange Sara».

La chiesa di San Giovanni Battista non può contenere tutti quelli che si sono ritrovati a Misilmeri per il funerale, di conseguenza è stato installato un maxi schermo in piazza che permette di seguire dall’esterno la funzione religiosa.

Una ragazza che nessuno dimenticherà mai. Già all'ingresso di Misilmeri ci si imbatte in un cartellone con la sua frase simbolo: «Mi amo troppo per stare con chiunque».

La frase di Sara Campanella riecheggia nel corso principale, nelle vetrine dei negozi e anche alle fermate dei bus di Atm (Azienda Trasporti) di Messina.

Un messaggio, quello della giovane studentessa uccisa in strada dal collega ossessionato da lei, che oggi appare premonitore e senz'altro carico di significato.

Sara, è questo il nome dell'ultima, l'ennesima, vittima di femminicidio. Sara Campanella aveva 22 anni, è stata uccisa per strada a Messina, dove studiava all'università al corso di laurea triennale in Tecniche di Laboratorio Biomedico e svolgeva il tirocinio al Policlinico, l'ospedale in cui è stata trasportata in fin di vita.

Accanto a questa vicenda c'è una comunità che non si vuole arrendere allo stato delle cose, che vuole cambiare il volto a un fenomeno che è cresciuto in modo spaventoso negli ultimi anni.

In questo contesto arriva un gesto che celebra la vita di Sara: «Sara Campanella riceverà la laurea alla memoria.

Oggi l'ho promesso alla madre. Noi come Università dobbiamo spingere i giovani a comprendere il pericolo e denunciarlo in tempo». Lo dice Giovanna Spatari la rettrice dell'ateneo di Messina dove Sara studiava.
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