Avvistato in Sicilia, raggiunge anche i tre metri: perché il pesce nastro si chiama così
Tipico delle profondità marine, questa specie raramente raggiunge la costa, ma può capitare che gli esemplari più piccoli e giovani si spingano lì durante la notte
Trattasi di una specie che da adulto può raggiungere anche i tre metri di lunghezza, il cui corpo risulta appiattito dorsalmente, simulando così la forma di un nastro che galleggia nell’acqua.
Tipico delle profondità marine, questa specie raramente raggiunge la costa, ma può capitare che gli esemplari più piccoli e giovani si spingano verso essa durante la notte o poco prima dell’alba, per predare il plancton che proprio durante quelle ore cerca di risalire la colonna d’acqua, per cibarsi a sua volta delle sostanze nutritive mosse dalle correnti.
A comunicare sui propri social la notizia di questo prezioso avvistamento, capace di descrivere la qualità delle nostre acque costiere, è stata l’associazione Filicudi Wildlife Conservation, che opera proprio nelle acque dell’Eolie, in particolare salvaguardando le tartarughe marine.
Oltre ad essere diffusa nel Mediterraneo, questa specie è presente anche nell’Atlantico, abitando solitamente le acque comprese fra i 100 e i 600 metri di profondità.
Gli adulti, troppo grandi per continuare a mangiare il plancton, sono specializzati per predare piccoli pesci e alcuni cefalopodi, che talvolta risultano troppo grossi e conducono i pesci nastro alla morte.
In alcune occasioni gli spiaggiamenti di questi animali hanno sollevato dubbi e cattive impressioni all’interno delle comunità costiere, essendo spesso stati collegati al cattivo tempo o a forme aliene presenti nelle comunità marine.
I biologi italiani hanno però più volte ribadito che questa specie è tipica dei nostri mari e che la sua forma è diretta conseguenza di un adattamento a una sfida ambientale – l’enorme pressione della colonna d’acqua – che l’ha portata a somigliare a un nastro.
Sembra inoltre che questa forma risulti molto utile durante le fasi giovanili per scongiurare la predazione da parte di altri predatori. I piccoli di pesce nastro, infatti, ricordano alcune meduse urticanti, che tendono a non essere predati.
Questa somiglianza è stata possibile tramite un altro adattamento, che può essere spiegata tramite il mimetismo batesiano. Esso si verifica quando una specie animale sfrutta la sua somiglianza con un’altra specie molto più pericolosa, che è presente all’interno de suo stesso territorio, in modo tale da allontanare i predatori.
Un esempio classico di mimetismo batesiano è quello che è possibile vedere in alcune farfalle esotiche, come Sesia bembeciformis, che ricordano sia per forma che per colorazione le vespe.
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