STORIE
L'ultima bolla di "Briossina" vola in cielo: Janita, tra le prime clown in corsia di Messina
La donna era una istituzione nella Città dello Stretto con suo marito Andrea Ligresti, già artista di strada in Germania e in arte "Teti", con cui aveva fondato nel 2006 "Circobaleno"
Tutto questo era Janita Ansaldo Patti, in arte “Briossina”, una maestra prima e docente di sostegno dopo che ha saputo inventarsi il personaggio del clown in corsia nei reparti di Pediatria ed Oncologia a Messina (quando ancora non esistevano grosse realtà di animazione di questo tipo nel suolo provinciale) per alleviare i disagi dei piccoli pazienti e che non verrà scordata. Janita è stata una stella polare per il mondo del volontariato che volava basso, in strada per prendere per mano i bambini e farli viaggiare all’interno delle sue giganti bolle di sapone.
Una delle poche persone che mi hanno trasmesso tanta “sorellanza” e gentilezza al primo sguardo, nelle interviste video “vis a vis” per una testata televisiva regionale. A comparire prima in scena erano le sue trecce castano - rosse, il nasone rosso, le sue antenne rosse a forma di mano indossate in testa, le sue maglie a righe e le bretelle. I piccini, vulnerabili e non, a cui lei consacrava parecchio tempo, pendevano dalle sue labbra a scuola o nelle varie manifestazioni che organizzava.
Un’altra esclusiva è stata il matrimonio di Janita e Andrea nel 2004 al Municipio di Messina, il primo in Italia celebrato in versione clown (qualcuno ha dichiarato “il primo al mondo”) tra famiglie non circensi che ha bloccato una città con un trenino riempito da una schiera di pagliacci invitati ed altri contagiati dall’entusiasmo “da saltimbanco”. Nozze passate alla storia che hanno attirato anche numerose testate nazionali televisive e cartacee.
Una coppia molto affiatata che si è ritrovata dopo vent’anni, dopo essere stati fidanzati nel 1981 per due anni e dopo il ritorno di Andrea dalla Germania nel 2003 per il matrimonio di sua sorella. Uno scambio di occhiate sulle scale di Piazza Unione Europea e poi l’incontro del saluto e gli incontri al mare alla Punta dello Stretto. Da lì giochi, buffonate, tanti viaggi e tanti spettacoli di bolle e la costituzione di “Circobaleno”, diffondendo la Terapia del Sorriso con i corsi di formazione alla Chiesa di Santa Maria della Consolazione (a Gravitelli Inferiore), su cortese concessione del parroco di quel tempo.
Janita, anche detta “Maga delle bolle”, si è spenta qualche giorno prima dello scorso Capodanno nel sonno, dopo aver lottato nel giro di due anni contro due brutti mali che pensava di poter sconfiggere con interventi, terapie e odissee del caso. Forse, nell’ultimo anno, non era riuscita ad esibirsi più come avrebbe desiderato - come chiarisce Andrea - (sia perché debilitata dal cancro sia perché la pandemia non consentiva di realizzare eventi) ma stava vicina al suo consorte tutte le volte seppure poche che è stato possibile divertire i ragazzini con le gag circensi.
Nelle sue performance saltellava, danzava e distribuiva valanghe di sorrisi ai bambini che restavano estasiati dall’arte delle bolle di sapone. Sua figlia di 38anni Tilia Ruggeri, insegnante di danza e vicepresidente dell’associazione “OltreDanza”, l’ha sempre appoggiata in questa sua immensa generosità che è stata sempre il senso e il motore della sua esistenza. Ha un bimbo - Francesco di u anno che la nonna Janita non si è potuto godere pienamente. Tilia era l’amore della vita di Janita.
La maestra Ansaldo Patti aveva anche escogitato un metodo nella sua didattica, con cui gli alunni spesso con disabilità seguiti da lei, imparavano rapidamente senza sentirsi mai diversi o indietro rispetto al resto delle classi o dei gruppi scelti per determinati spettacoli o saggi di fine anno.
Era stata trasferita all’Istituto “San Francesco di Paola”, dove non ha potuto prendere servizio neppure un giorno mentre nell’Istituto “Villa Lina”, che peraltro ricade in un quartiere considerato “a rischio”, aveva lavorato per molti anni ed era adorata da mamme e colleghi proprie per queste sue qualità rivoluzionarie. Janita è stata anche autrice esplorando questo universo fiabesco delle bolle e dei piccini così nel 2006 ha pubblicato la favola “Ecomondo e la magica pozione” (edito da Armando Siciliano) che è arrivato alla Fiera del Libro di Torino e anche a Roma.
Successivamente con un progetto per la scuola, ha scritto “Le mille gru”: è la storia della ragazzina di Hiroshima Sadako Sasaki che contrae la leucemia per le radiazioni della bomba e realizza tanti origami a forma di gru ma è morta prima di raggiungere l’obiettivo delle mille.
Ad aiutarla un amico argentino “bollaro” (come lo definisce e si definisce Andrea). La coppia clownesca Briossina – Teti non si è mai dileguata ma è stata costretta a stare dietro le quinte per via del Covid: l’ultima apparizione in pubblico risale ad un Carnevale in piazza a Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa quindi a febbraio 2020 e poi, la scorsa estate, in un Grest con bimbi “fragili”, organizzato in un Istituto Comprensivo da alcune ragazze che un tempo facevano parte dell’Aibi: qui Andrea già doveva fare a meno della sua compagna perché troppo provata ma sempre presente, mescolata tra i partecipanti.
Ligresti alias “Teti” ha ricordato le loro ampie collaborazioni per gli shows di bolle con la V Circoscrizione di Messina “in piccolo”, attraverso l’ex esponente Ciccio Mucciardi e più raramente con l’Amministrazione municipale, come pure nei Festival internazionali in Germania sul Lago di Costanza che duravano dieci giorni (l’ultimo nel 2017) o a Berlino, dove Andrea palesava dimestichezza, viste le sue origini mezze tedesche.
In questa nazione, gli sposi clown hanno continuato ad accendere il loro spirito di volontariato molto volentieri in una Casa di Migranti e una Casa di Riposo per anziani. Janita e Andrea sono inseriti a pieno titolo nel settore del sociale e a loro modo anche nella vicinanza politica al Movimento “Cambiamo Messina dal Basso” dell’ex Sindaco di Messina Renato Accorinti per cui in campagna elettorale riscaldavano le piazze prima dei comizi con gli spettacoli di bolle. Hanno seminato amici anche in questo gruppo che ancora è attivo come “Messina Accomuna”.
La rete del Social Network è stata inondata dai messaggi per onorare Janita. Tante le testimonianze di suoi colleghi di scuola e di “Circobaleno” e aspiranti volontari che hanno partecipato a quei Corsi di Sorriso o intere famiglie che si sono avvalse delle loro performance di bolle ludiche.
“Ti ricorderemo così grande maestra – dice Nancy -, dal cuore grande, sempre sorridente, i miei figli stravedevano per lei, ancora faccio fatica a crederci, rimarrà nel cuore di tutti i bimbi, e non solo... Grazie per l’amore che ha regalato, non la dimenticheremo mai”.
"Voglio ricordarti così... Mentre mi trucchi da clown – palesa una ex corsista Tiziana -. Mentre mi spieghi quanto serio possa essere regalare leggerezza alle persone. Hai portato gioia in ogni dove, anche dove è sempre stato più difficile... In corsia, con i bambini. Sono ancora incredula, Janita Briossina.... Ma ovunque vedrò una bolla di sapone, rivedrò anche te. Un abbraccio a Tilia e Andrea".
E infine una sua cugina che sottolinea come Janita non abbia mai perso quell’espressione di spensieratezza anche quando le raccontò le ultime vicissitudini perché il peggio era passato. Probabilmente questo le era possibile perché "Janita" era all'anagrafe (e forse solo all'interno delle sue quattro mura, dove solo i più intimi incontravano Janita) ma nell'anima lei era "Briossina".
Lo era quando entrava in classe… Quando preparava le recite con una minuziosità maniacale dando loro l'importanza di una prima alla Scala. Lo era quando si operava in piazza a fare divertire i bambini. Lo era quando ci si sedeva su una panchina a bere una birra insieme. Lo era persino al suo matrimonio, uno dei più divertenti che io riesca a ricordare. Briossina era una portatrice di sorrisi ed allegria che difficilmente buona parte di questa città riuscirà a dimenticare”.
La stessa donna commenta un aneddoto di un anno in cui si dilettò a supportarla nella creazione delle scenografie per la recita "Biancaneve e i Sette Nani" e toccò “tangibilmente la sua creatività che sfociava in progetti fantasiosi. Il giorno della recita i suoi due bimbetti rappresentavano due dei sette nani. Le lacrime della mamma nel vedere i suoi piccolini allineati insieme agli altri bimbi della classe e nel sentirli pronunciare due singole paroline sono il mio più bel ricordo di Janita”.
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