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L'Oreto ancora in gara per il contributo del Fai: ai palermitani, però, non importa

Tutti insieme non siamo riusciti a trovare una strada diversa dal degrado: ma il fiume Oreto di Palermo è ancora in gara per essere riqualificato e rinascere

Giovanni Callea
Esperto di marketing territoriale e sviluppo culturale
  • 10 novembre 2018

Il progetto del "Parco Fiume Oreto" per Palermo

La natura fa accadere le cose, ma le cose le fanno gli uomini. Lunedì è arrivato a Palermo Florin Florinet, professore emerito dell’università di Vienna, considerato riferimento mondiale per l’ingegneria naturalistica ed esperto di corsi d’acqua e bacini idrografici.

È qui per un intervento programmato da mesi, ma la sua presenza non poteva essere più attuale, in relazione al disastro ambientale che è costato la vita a tante persone la scorsa settimana.

Abbiamo risalito con lui il fiume Oreto per capire come intervenire per farne un Parco Urbano, un luogo di lentezza per i nostri figli, per i tanti animali che per fortuna ancora lo abitano, per la nostra città tutta.

L’Oreto è un luogo fortemente simbolico e paradigmatico. Un luogo così spettacolare degradato dentro la città è un po’ la misura del disamore che in questi anni abbiamo riservato ai luoghi nei quali viviamo, concentrati molto sulle cartoline per la stampa estera e molto poco sulla città e sui cittadini.
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E la mia critica riguarda certamente l’amministrazione comunale, ma anche l’università, gli intellettuali, le associazioni, i cittadini.

Tutti insieme non siamo riusciti a trovare una strada diversa dal degrado e dal raccontare a noi stessi ed agli altri quanto siamo o saremmo bravi se tutto dipendesse solo da noi.

È una menzogna. Tutto dipende da noi da ciascuno di noi. E scaricare sul vicino le responsabilità non riduce le nostre responsabilità se non in opere certamente in omissioni.

Nel corso di un sopralluogo il professor Florineth, che è qui a titolo personale e gratuito invitato dal gruppo fluido ed aperto di Salviamo L’Oreto di cui faccio parte, e dall’assessore al Territorio Toto Cordato, ha illustrato come intervenire sul fiume e renderlo fruibile e vivibile.

Non è impresa impossibile né eccessivamente onerosa. In mano ad una città di un milione di abitanti sarebbe un gioco.

Il caso dell’Oreto è paradigmatico, perché può diventare modello di un modo nuovo di agire in Sicilia, una terza via che rispetto all’ingegneria del calcestruzzo: fare a qualunque costo, e l’immobilismo ambientalista: non fare, possa consentire di fare nel modo più rispettoso possibile dell’ambiente e delle dinamiche ambientali e naturali.

Abbiamo appreso ad un prezzo che io ritengo inaccettabile, vite umane, il costo di agire contro la natura e di non agire.

L’incontro tra il prof. Florineth e l’assessore Toto Cordaro nell’alveo del fiume avvenuto ieri rappresenta per me il senso della terza via.

Alla politica tocca il compito di produrre scelte, ma al resto della società il compito di proporre soluzioni credibili. E ieri sull’alveo non si è discusso di quale legge, quale finanziamento, quale incarico, quale direttore, si è discusso di cosa fare, su quali parti intervenire ed in che modo.

Florineth, è una pasta d’uomo che mi piace, dà forma nella mia mente alla frase con cui ho esordito, fa le cose. Non ha messo in discussione per un istante che dobbiamo intervenire e che interverremo a marzo.

Lui farà la sua parte. Offre un coordinamento delle attività a titolo gratuito. È un pensionato di successo, è nella fase della vita nella quale può e vuole restituire alla società. Ha deciso di aiutarci.

L’assessore ha chiaro adesso la visione che Igor D’india ha proposto mesi fa ora cammina su molte gambe, ed è spinta da forti basi scientifiche e tecniche.

Ho parlato di Salviamo L’Oreto come un gruppo fluido ed aperto, perché è un progetto e percorso che appartiene a chiunque voglia contribuire ed a chiunque ha contribuito finora a tenere alta l’attenzione sulla vicenda.

Mi auguro che l’Oreto sia anche l’occasione della nostra città perché i tanti gruppi in competizione l’uno contro l’altro, sempre pronti a rivendicare il proprio ruolo, le proprie competenze, le proprie bravure, si mettano al servizio l’uno dell’altro per un vero progetto di rinnovamento della città.

L’Oreto è in concorso nei luoghi del Cuore FAI, siamo stati a lungo primi in classifica. Adesso siamo terzi, vincere o non vincere non cambierà le sorti del nostro fiume. Perché il suo destino è dipeso sempre dalla nostra capacità di fare.

Questo non significa che non possiamo provare a vincere il concorso.

Sulla pagina Facebook di Salviamo L’Oreto troverete come partecipare attivamente alla terza via che stiamo cercando per la nostra città. Una strada che spero potremo mostrare ai nostri figli con orgoglio quando sarà il momento di lasciare loro il testimone.
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