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L'impronta di Agata su Palermo: leggende e chiese intitolate alla patrona di Catania

Il piedino di Sant'Agata rimasto impresso su una roccia vicino la porta che ancora oggi reca il suo nome e poi il miracolo dell'ulivo, le chiese esistenti e quelle abbattute

  • 5 febbraio 2019

Porta Sant'Agata a Palermo (corso Tukory)

Il 5 febbraio si festeggia Sant'Agata vergine e martire, una delle quattro patrone di Palermo prima di Rosalia.

Attualmente in città vi è una sola chiesa, aperta al culto, a lei intitolata: Sant'Agata la Pedata in via del Vespro.

Questo nome si deve alla particolarità della presenza di un masso recante, secondo la leggenda, l'impronta del piede di Agata.

Si racconta che la ragazza, condotta a Catania su ordine del prefetto romano Quinziano nell'anno 253 per subire il martirio, sostò nei pressi della porta (che reca ancor oggi il suo nome) per riallacciarsi un sandalo slacciato.

Poggiato il piede sulla roccia, questa ne conservò per sempre la sua impronta.

In quei momenti così sofferti, Agata chiese anche un segno al cielo ed immediatamente un albero di ulivo appassito divenne prodigo di frutti con i qualila ragazza poté rifocillarsi.

Per celebrare la Santa, nella chiesa di Sant'Agata la Pedata viene portata la reliquia del suo avambraccio custodita nella Cattedrale e poi condotta in processione.
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Il Museo Diocesano conserva un maestoso fercolo in legno intagliato della Santa del 1680 sul quale si trova un dipinto del Genio di Palermo che battezza Sant'Agata, come a dimostrare le sue origini palermitane.

L'altra chiesa dedicata alla Santa, presente ancora in città, è Sant'Agata alla Guilla edificata nel quartiere del Capo, che si ritene fosse la sua zona di nascita.

Esistevano altre due chiese a Palermo a lei dedicate: quella di Sant'Agatuzza dei Careri, ossia delle ricamatrici, perché si pensa che Agata fosse anch'ella una valente ricamatrice.

La chiesa era all'Albergheria, in via porta di Castro, e fu bombardata nel 1943. Infine esisteva la Chiesa di Sant'Agata alle Mura o li Scurruje (Scorrugi), vicino le mura di San Vito.

Il nome si deve a delle ciotole a forma di mammelle, per l'attinenza al tipo di martirio della Santa e pare che in questa chiesa si trovasse un pozzo con dell'acqua dal gusto di latte.

Questa ultima Chiesa fu abbattuta per la costruzione del teatro Massimo.

Sembra anche che i famosi dolci "minne di Vergine" siano proprio una creazione delle suore in memoria del martirio della santa.

Mentre, a ricordo dell'episodio dell'ulivo, nacquero dei dolcetti di pasta di mandorla chiamati "olivette di Sant'Agata", per la tipica sagoma ispirata ai frutti dell'albero di ulivo.

Comunque sia, nonostante l'eterno conflitto fra Palermo e Catania che si contendono i suoi natali, Sant'Agata rimane una santa verso la quale la devozione non è mai cessata.
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