MISTERI E LEGGENDE
L'assalto al castello di Poira: qui avvenne uno dei sequestri più misteriosi della Sicilia
Con questo video vi portiamo alla scoperta di un maniero dimenticato, dove al suo interno avvenne il famoso "sequestro Spitaleri", dall'epilogo molto strano
Fu probabilmente edificato in età medievale sui resti di antico centro abitato dai Siculi. L'imponente complesso edilizio fu sede di una masseria sino alla fine del XX secolo.
In età moderna il castello fu residenza dei baroni Spitaleri di Adernò, proprietari del feudo di Poira. Qui alla fine dell'Ottocento si verificò il "sequestro Spitaleri" ad opera della Banda Maurina, un gruppo di briganti attivo nelle campagne del Catanese e del Messinese.
I membri della banda assaltarono il castello del barone Spitaleri, per la cui incolumità la banda chiese ed ottenne 50.000 lire. I briganti fecero comunque irruzione nel castello depredandolo, per poi fuggire.
Le versioni dei fatti, raccontati qualche settimana dopo dai protagonisti rimasti in vita, furono due, completamente divergenti.
La prima sostenne che la banda fu annientata, per un regolamento di conti, in un duello tipo Western, sei contro sei.
«Ma, a seguito di una mia indagine attraverso libri e interviste a studiosi di storia locale a Cesarò, i fatti, molto probabilmente, si svolsero così - scrive Pelleriti - Il barone Spitaleri, che era stato Capitano di Giustizia e quindi uomo potente in questa zona di Sicilia, chiese aiuto alle autorità per sterminare quei malviventi spietati, che avevano osato violare a quel modo la sua casa. Della faccenda fu investito il Prefetto il quale propose a Francesco Leanza, allora amministratore del duca di Cesarò Giuseppe Colonna, un patto segreto».
L'accordo prevedeva uno scambio: la sua banda avrebbe dovuto sterminare i "maurini" in cambio di un salvacondotto per i loro reati. Leanza accettò e il patto fu sancito.
«I “maurini” - prosegue - furono invitati dai Leanza ad una “mangiata” tra uomini d’onore nel feudo di Sollazza. I Leanza aspettarono fino a quando non furono certi che gli ospiti avessero bevuto abbastanza vino (al quale era stato aggiunto oppio) per dare inizio alla "mattanza". Appena Francesco Leanza gridò la parola d’ordine “Sant'Antonio” si scatenò l’inferno: i sei briganti maurini presenti, furono sterminati. Dopo la strage, i Leanza caricarono i corpi senza vita dei "maurini" e andarono a scaricarli in un bosco, per sviare le indagini».
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