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L'ammucciato, il malaminnitta e chiddu ca travagghia fora: i tipici siciliani "da rientro"

Il ritorno a casa e al lavoro dalle ferie si vive in vari modi. Affrontato il caos del traffico per ritornare alla vita di sempre ci sono atteggiamenti diversi. Ecco quali

Alessandro Panno
Appassionato di sicilianità
  • 1 settembre 2024

C’era una canzone, già vecchia quando ero adolescente, che recitava "l’estate sta finendo". Ai tempi era la canzone di rito per quando il periodo delle vacanze stava per terminare ed accompagnava tutta una serie di film con Jerry Calà, Gegia, Mara Venier, Francesco Caruso Cardelli ed altri il cui ricordo non fa altro che confermarmi, tristemente, che ormai non sono più tanto giovane, anche se dentro mi sento ancora un picciriddu.

Quindi bona a bonè ormai siamo agli sgoccioli di quella che è la stagione del relax, ferie e vacanze, essendo anche accompagnato spesso dalla classica frase "non voglio tornare a scuola", detta piagnucolando non da uno studente, ma dalla mia dolce metà che, essendo di professione insegnante, si sta rendendo conto che deve tornare in aula.

D’altronde lo diceva anche il prof La Barbera ad ogni fine anno, "niè picciotti ni viriemu a settembre, e io devo tornare appresso a voi purtroppo”, ripetuto anno dopo anno fino all’ esame di maturità, in cui ci congedò con un “e ora sono cazzi vostri picciotti!”, cercando di mascherare la voce un po’ incrinata, non so se perché si fosse realmente affezionato, oppure per la felicità che finalmente ci stavamo levando dai cabbasisi.
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Per molti gli ex 3 mesi di vacanza estiva di quando si era studenti, si sono tramutati, entrando nel mondo del lavoro, nelle classiche 2-3 settimane di ferie faticosamente sudate per il restante periodo dell’anno.

Così, una volta terminate le famigerate ferie e aver affrontato il bordello del traffico del rientro in cui le santiate sono volate come i fulmini in un temporale estivo, essersi sciarriati con tutte le casse automatiche dei pedaggi perché rifiutavano l’unica monetina da 1 euro indispensabile per completare il pagamento, con una mutria che ca funcia si putissi puliziare in tierra, si deve tornare sul posto di lavoro a sorbirsi le goliardiche battutine dei colleghi più simpatici e gargi.

Ma ci isti u mare? Si giarno come un malato”, oppure, “Si nivuru come un tuicco! T’ addivittisti u mare… (quasi come se fosse una colpa)…amunì che ora si travagghia!” o anche, quella che proprio ferisce nell’ animo, “ma che bello panzunello a mulunieddo ca ti facisti! T’ha futtisti a spisa in vacanza ah?” (perché non dovrei farlo in vacanza? Si chiama vacanza anche per questo!).

Il tutto detto mentre il simpaticissimo collega tuppulia sul suddetto panzonello con la stessa tecnica usata per capire se un mulune e maturo e duci al punto giusto.

Mica facile affrontare tutto questo dopo un periodo di “annichilimento”, per cui scattano dei meccanismi di difesa che consentono, in diversi modi, di sopravvivere al rientro e che caratterizzano diversi soggetti.

Chiddu ca travagghia u norde - avanzando lentamente nelle paludi, smog e nebbia del nord un po' come faceva Atreju nella paludi della tristezza nella “storia infinita”, il nostro uomo attende con impazienza il momento in cui potrà prendere le ferie e tornare in Sicilia alle sue origini. Appena atterrato, carico a mille, comincia a pistiare della bella tutto ciò che si trova davanti, anche perché la famiglia, venuta ad accoglierlo, si fa trovare munita di vassoio di rosticceria mista e ‘nguatiera di cannoli di Piana degli Albanesi.

Mentre mangia non fa altro che dire che è giustificato perché appena acchiana arriere dassupra non le trova più ste cose, e passa il suo tempo ad immortalarsi in selfie mentre è a mollo in un mare caraibico ca brioscia col gelato, mentre prepara ca nannà i bottiglie della salsa di pomodoro.

Altro tipo di scatti da inviare agli amici e colleghi del "norde" sono foto che ritraggono pantagrueliche grigliate di carne e pesce (rigorosamente pescato da lui in seguito ad appostamenti di 5-6 minuti di apnea e lotte furiose con murene di 12 metri), vassoi pieni di mignon, cassate, cannoli, arancine con la classica didascalia “ci su ste cose dassupra ah? Ci su?”.

Proprio quando ormai è perfettamente rientrato nel suo status di siciliano verace giunge il momento di fare ritorno in "terra di polentonia", così con circa 8 chili in più, una valigia (scesa vuota appositamente) piena di olio buono del paese, sasizza, caciocavallo e boatte di caponata, si ritrova sulle scale del volo super economy schifiu class salutato da tutta la famiglia fino all’ottava generazione, che lo saluta piangendo e sventolando fazzoletti bianchi come se stesse partendo per una missione di guerra.

-Addivintavu un tavaro… devo dimagrire - il soggetto in questione, colmo di buoni propositi quanto e più come nel periodo di fine anno, e constatato che anche quest’anno non ha, drammaticamente, superato la prova costume, decide che il caso di intervenire drasticamente per rimettersi in forma.

Comincia una dieta da fame trovata in un articolo intitolato “perdere 17 chili in soli 4 giorni con la dieta dell’aria” e si iscrive in palestra, nella quale promette a se stesso di andare ogni giorno. La dieta verrà abbandonata dopo tre giorni alla prima occasione in cui ci sarà la teglia di pasta col forno a pranzo, mentre le frequenza in palestra si andrà via via sempre più diluendo fino ad azzerarsi, per avere un picco nel mese prima delle nuove ferie. Questo anno dopo anno ad libitum.

Il progettatore - appena rientrato procede immediatamente ad organizzare la nuova vacanza. Riempie casa ed ufficio di depliant ed opuscoli informativi sulle mete vacanziere più gettonate, si iscrive a siti web di viaggiatori e valuta la possibilità di scelta che varia da una crociera super lusso che circumnaviga l’intero globo terraqueo, all’attraversamento del deserto del Sahara a dorso di cammello in compagnia dei discendenti di Lawrence d’Arabia con solo mezzo litro di acqua di pozzo come sostentamento.

Dopo aver dettagliatamente valutato queste ipotesi e averne parlato con tutti fino allo sfinimento, decide, infine, di andare al billino di amici o suoceri a Triscina.

- L’ammucciato o simulatore - non parte, non si sa se per scelta o altro, ma in ogni caso non può fare a meno di dare di se un’adeguata immagine poiché il prestigio sociale è fondamentale. Può chiudersi in casa proprio tappando tutte le finestre e facendosi consegnare la spesa a domicilio in orari notturni per far capire di non essere in casa, oppure essere davvero fuori ma, ben che vada, in una sorta di baracca fatta di lamiera in un paese sperduto.

Sta di fatto che passerà tutto il suo tempo a creare una “falsa” vacanza. Grande esperto di applicativi di fotoritocco farà in modo di creare dal nulla una ricca collezione fotografica che lo ritrae mentre in Nepal, assieme a degli Sherpa, si appresta a scalare l’Everest, o sulle onde di Palm Beach e fare surf.

Al rientro, forte di una ricca documentazione fotografica, e informatissimo, tramite web, sulle caratteristiche del luogo della “falsa” vacanza, distruggerà gli organi riproduttivi a tutti con molteplici scocche di camurria su quanto sia stata indimenticabile quel viaggio e quanto lo abbia arricchito di esperienze.

- Il malaminnitta, il più odiato e temuto al tempo stesso. Per lui le ferie non dovrebbero finire mai, ad oltranza sempre, ed è disposto a fare di tutto per farle proseguire, anche se non può goderle al 100%. Rientra normalmente al lavoro ma dopo massimo 3 giorni invia un certificato medico per siddiamento autoindotto con ripetuti episodi di lagnusia apicale in sindrome acquisita di unne vogghiu manco a brodo i travagghiu”, con una prognosi di mesi 3 salvo complicazioni o ricaduta.

Buon rientro a tutti!
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