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Inizia a 6 anni, balla nei "Sette re di Roma": chi è Raffaele, siracusano a Milano

Un bisogno scritto nel futuro del giovane, per il quale non esiste un piano B. Lo si capisce dalle parole con cui racconta l'amore per la sua musa-disciplina

Francesca Garofalo
Giornalista pubblicista e copywriter
  • 18 ottobre 2024

Raffaele Rudilosso

Una scala illuminata da un seguipersone, di quelle in mamo, pura, che accoglie svariati passi di danza. Ogni gradino un avanzamento di vita: innamoramento, studio, lavoro e introspezione.

Si potrebbe immaginare così il percorso di Raffaele Rudilosso, classe 2000, ballerino siracusano che già dalla voce riesce a trasmettere un’aura dalle mille sfumature: empatica, determinata, malinconica e sensibile.

Entrato a 17 anni all'Accademia di Musical SDM di Milano, città dove vive da 8 anni, dopo il diploma alimenta la fiamma che gli incendia l’anima: la danza.

Fuoco con il quale partecipa a spettacoli come "Pretty Woman", "Chicago il Musical" e ora "I sette re di Roma". Un’opera di Gigi Proietti modernizzata da Enrico Brignano e con musiche di Nicola Piovani, da ottobre a marzo 2025 in tournée in Italia. Prima tappa il Teatro Sistina di Roma.

Scelto fra 8 ballerini, proprio di fronte al Teatro storico della Capitale, Raffaele ci racconta di sé. Tutto parte dall’infanzia e dai genitori, primi fan che intuiscono le sue potenzialità.
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«Credo di non avere un ricordo senza la danza - dice Raffale - può sembrare una frase fatta ma non lo è: dai 3 ai 4 anni ricordo che papà e mamma mettevano "Amici" in televisione e passavo giornate intere a copiare movenze, passi, salti e ruote. Danzavo per casa e rompevo tutto. Il percorso alla scuola di danza è iniziato ufficialmente a 6 anni. Mi dissero: “O tu inizi a danzare, o inizi a danzare” e dal 2006 a oggi non ho mai smesso».

Un bisogno scritto nel futuro di Raffaele, per il quale non è mai esistito un piano B. Lo si capisce dalle parole spese per questa musa/disciplina: «Per me la danza è un farmaco. È sempre riuscita a prendere la mia mente e portarla in un mondo diverso. È una passione immensa e la gestisco sempre come un fuoco.

Accende delle cose dentro così forti da diventare anche "pericolose", perché magari è un lavoro un po’ difficile per la presenza in Italia di molti professionisti e poco lavoro. E a volte è un mondo un po’ di squali, in cui si è pronti a sgomitare per ottenere una parte. Ecco perché è molto facile, a volte, demoralizzarsi».

Aspetto che però non frena la determinazione di Raffaele e le emozioni forti e molteplici che prova danzando: concentrazione e libertà, adrenalina ed eccitazione. Neanche la difficoltà nel saper gestire i momenti di down lo spaventa: «La cosa più complessa di questo mestiere - prosegue Raffaele - è che magari una persona che vede uno spettacolo non sa quanto lavoro c’è dietro. Facciamo questo lavoro per noi stessi, ma soprattutto per il pubblico.

E un artista deve spesso accantonare i momenti dove magari vorrebbe stare sotto le coperte. Guardarsi allo specchio e dire: “È il tuo momento e c’è della gente lì fuori pronta a vedere te e qualcosa di stupendo, quindi sii bravo e fai questo switch».

Questa è la cosa difficile oltre a mettersi sempre in discussione, specie durante le audizioni in cui siamo tutti dei numeri”. E a chi come lui vive tutto l’amore per questa professione e anche le sue incertezze consiglia di non risparmiarsi mai mettersi in gioco e studiare, senza attendere che le cose arrivino dal cielo.

«Avere basi di tanti stili e tantissime esperienze diverse per una consapevolezza e una maturità artistica forti che andranno poi ad aumentare sempre nel tempo».

Un pensiero di vita e professionale che lo ha motivato anche durante l’ultima selezione, quella per “I sette re di Roma” di Enrico Brignano: «Quando uscì l’audizione trovai il nome del coreografo Thomas Signorelli, con cui già avevo lavorato e riesco a lavorare in una maniera stupenda con uno scambio di creatività e arte ogni giorno.

Ho tentato e sono stato preso tra persone con livello artistico molto alto; è un piccolo orgoglio e cerco pur sempre di rimanere con i piedi per terra».

Un'occasione artistica per arricchire ulteriormente il suo bagaglio e proseguire quel cammino fatto di gradini sulla cui cima augura di trovare interpretazioni, incontri e occasioni sempre più avvincenti. Da accogliere volteggiando e con quella fiammella che, seppur a volte vacillante, riesce a ravvivare costantemente.
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