CURIOSITÀ
In Sicilia se sei maldestro ti chiamano così: la storia di un personaggio tra i più amati
Il protagonista dei racconti siciliani ha origini arabe, ma si è diffuso in diverse parti dell’Italia e del mondo, come Calabria, Umbria, Israele, Francia e Spagna
Una rappresentazione di Giufà
Il protagonista dei racconti siciliani ha origini arabe, ma si è diffuso in diverse parti dell’Italia e del mondo, come Calabria, Umbria, Israele, Francia e Spagna.
Il buffo personaggio è così interessante da aver ispirato anche Italo Calvino, il quale ha usato Giufà come soprannome per lo scudiere di Agilulfo nella sua celebre opera ‘’Il cavaliere inesistente’’. La maschera popolare ha catturato anche l’attenzione di Leonardo Sciascia, che lo ha inserito nel libro di racconti ‘’Il mare colore del vino’’ del 1973.
Nella tradizione siciliana, Giufà è un ragazzino maldestro e sempliciotto, che spesso combina pasticci o rimane intrappolato in situazioni scomode create da se stesso inconsapevolmente. In molti racconti compare anche la madre, intenta a fare delle richieste al figlio, puntualmente fraintese.
Nonostante a prima vista possano sembrare semplici racconti utili a strappare qualche sorriso, il personaggio di Giufà rappresenta anche un simbolo di dissenso e critica nei confronti del potere.
Attraverso il sarcasmo e l’ironia, i racconti della tradizione orale siciliana servivano anche a far emergere il disaccordo della popolazione nei confronti di chi sfruttava e opprimeva le classi sociali meno abbienti.
Il protagonista delle storie siciliane è arrivato nella nostra tradizione grazie agli arabi e nella loro cultura si attesta la presenza del personaggio già nel IX secolo d.C.
Nel corso del tempo, Giufà ha avuto diversi nomi (oltre a quello originario Giuhah) come Jocha, Goha, e Djeha. Trattandosi di racconti trasmessi oralmente, le testimonianze scritte sui racconti di Giufà sono arrivate molto tempo dopo.
È stato grazie a due poeti siciliani, Venerandu Ganci e Mamo da Cianciana, che molti racconti sono giunti in forma cartacea. Anche il contributo di Giuseppe Pitrè è stato parecchio rilevante.
Lo studioso ha raccolto in maniera accurata e meticolosa le storie di Giufà in ‘’Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani’’ nel 1875.
Sebbene si tratti sempre dello stesso personaggio, Giufà assume alcune caratteristiche peculiari nelle culture oltre i confini italiani. In arabo, Giufà non è un ragazzino che vive insieme alla madre come nei racconti siciliani, ma è un uomo di circa cinquant’anni, sposato e con alcuni tratti fisici che fungono da caricatura.
Giuhah è dotato di un grosso naso, lunghi baffi e, durante le sue vicende, indossa sempre la tunica tradizionale del nord Africa.
Un'altra differenza tra i racconti di Giufà di tradizione siciliana e quelli arabi consiste nella presenza della morale, che non è il tratto distintivo delle storie tramandate nella nostra isola.
È interessante anche il personaggio di Giufà nella cultura turca, perché è proprio secondo questa tradizione che la maschera popolare sarebbe nata in realtà prendendo spunto da una persona realmente esistita.
Pare che Djeha (Giufà) sia identificabile con il filosofo populista Nasreddin Khoja, un Maestro molto apprezzato per la sua saggezza e che visse nel XI secolo d.C. ad Akșehir, nella penisola anatolica, che oggi coincide con il territorio della Turchia.
L'apprezzamento nei confronti di Djeha è talmente forte da spingere la popolazione turca a festeggiare il personaggio ogni anno durante il mese di luglio nella sua città natale. A prescindere dalle differenze culturali, Giufà continua a essere il protagonista di molte storie tradizionali.
A volte i racconti vengono usati a fine giornata, per alleggerire il peso dei problemi quotidiani, altre volte rappresentano un modo per esprimere disappunto su questioni politiche e sociali.
In altri casi le storie di Giufà accompagnano le giornate dei bambini insieme ai loro nonni o alle loro famiglie.
Qualunque sia lo scopo del racconto, Giufà rappresenta ancora un personaggio attuale, molto amato e che difficilmente scomparirà dalla nostra memoria.
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