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In Sicilia ci sono 8 (incredibili) borghi fantasma: un tour tra luoghi che non ti aspetti

Un viaggio alla scoperta di otto paesi "fantasma" tra i più interessanti (secondo noi) della Sicilia. Angoli spesso dimenticati, ma che conservano un fascino straordinario

Balarm
La redazione
  • 14 ottobre 2022

Villaggi rurali dal fascino decadente, tra ruderi e tetti divelti. Paesi un tempo abitati da comunità di contadini e artigiani, prima che lo spopolamento di massa travolgesse campagne e piccoli centri.

Oggi, per la maggior parte disabitati e abbandonati, questi borghi sono le testimonianze di una Sicilia lontana. Al loro interno, tra le macerie sono custoditi i segni della vita quotidiana di quegli anni: la chiesa, la scuola, il centro amministrativo, le botteghe artigiane e le case. Sono luoghi che raccontano un passato dimenticato.

In questo articolo, vi portiamo alla scoperta di otto borghi "fantasma" tra i più interessanti (secondo noi) della Sicilia. Angoli poco conosciuti (e dimenticati), ma di straordinaria bellezza.

VILLAGGIO SCHISINA
Un vero e proprio villaggio fantasma composto da 7 borghi abbandonati, in fila uno dietro l’altro, nei pressi di Francavilla di Sicilia, in provincia di Messina. Si chiamano Borgo Schisina, Borgo San Giovanni, Bucceri-Monastero, Pietra Pizzuta, Malfìtana, Piano Torre, Borgo Morfia.
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Si tratta di sette villaggi rurali, lungo un’unica via, che furono edificati dalla Regione Siciliana nel 1950 nell’ambito dei progetti di riqualificazione dell’allora Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (Eras), con lo scopo di adibirli come abitazioni per i contadini assegnatari delle terre circostanti facenti parte di ex latifondi, che così avrebbero potuto riscattare il terreno.

Il complesso prende il nome dal primo villaggio, lo Schisina, costruito come villaggio centrale di tipo A, centro amministrativo di tutta l'organizzazione montana collaterale.

Gli altri borghi invece figuravano come micro-comunità di tipo C, costituite da piccolissime case costruite in mattoni sui vari terrazzamenti del terreno.

BORGO MORFIA
A 25 chilometri da Graniti, c'è un altro complesso residenziale costruito sempre nel 1950 dalla Regione Siciliana tramite l’Eras e con lo stesso obiettivo di espropriare ed assegnare i vecchi latifondi ai contadini più poveri che un domani avrebbero potuto riscattare i terreni a un prezzo puramente politico.

Ma le case furono costruite senza alcun criterio, piccolissime (per le famiglie facilmente numerose dei contadini), senza luce e acqua corrente. Non furono mai abitati e in poco più di un decennio i borghi divennero dei luoghi fantasma. A Borgo Morfia si trovano anche una piccola piazza e la chiesetta, con annessa sacrestia, mentre sulla destra ci sono già le prime abitazioni e la scuola con l'alloggio dell'insegnante.

La strada continua alla destra della chiesa con ventotto abitazioni abbandonate. Il progetto originale prevedeva solamente il primo tratto di strada, su cui si affacciavano la scuola e le abitazioni.

BORGO BORZELLINO
A due passi da Palermo, c'è un paese fantasma che di certo farà gola a quanti amano i borghi abbandonati al di là di quel senso di incuria che possono infondere.

Realizzato in epoca fascista in una posizione che domina la valle dello Jato, lungo la statale Palermo-Sciacca, vicino a San Cipirello sorge Borgo Borzellino, uno dei "paesi fantasma" più suggestivi di Sicilia.

Un borgo rurale costruito negli anni Quaranta (peraltro mai terminato) e abitato per circa vent'anni, quando poi è stato abbandonato a causa dello spopolamento di massa (1960 circa).

Il complesso - come da tipico progetto d'epoca fascista - ospitava una scuola, una delegazione comunale, un ufficio postale, una caserma dei carabinieri e ancora una casa sanitaria, botteghe artigiane, una trattoria e una rivendita di tabacchi.

I fabbricati includevano, nella maggior parte dei casi, anche alcuni alloggi come quelli per gli insegnanti e per gli artigiani.

A causa della seconda Guerra Mondiale non si arrivò mai alla costruzione di una chiesa e negli anni Cinquanta vennero realizzati diversi interventi di manutenzione fino all’abbandono dei borghi agricoli con la riforma agraria.

BORGO RIENA
Nel territorio di Castronovo di Sicilia, a pochi chilometri da Palermo, si incontra Borgo Riena. Questo piccolo borgo fu costruito agli inizi degli anni Quaranta e fu concepito come un piccolo villaggio residenziale, dotato anche degli essenziali servizi pubblici.

Rientrava nel cosiddetto “programma di colonizzazione del latifondo siciliano”, che aveva lo scopo di consentire ai contadini e alle loro famiglie di risiedere a poca distanza dai terreni coltivabili.

Scuola, chiesa, uffici pubblici, indirizzati ai contadini non abbienti per spingerli a coltivare terreni lontani dai centri abitati.
Il borgo fu abbandonato nel 1950 e da allora, secondo una vecchia leggenda, suo unico abitante fu un latitante, tale Totò Militello, condannato all’ergastolo ma evaso dal carcere e che trovò riparo in questi ruderi così da evitare la condanna.

Arrivare qui vuol dire calarsi in un ambiente surreale, fuori dal tempo, tra ruderi, ambienti abbandonati, finestre divelte e animali in libertà.

BORGO GUTTADAURO
A circa 10 chilometri da Butera - in provincia di Caltanissetta - c'è Borgo Guttadauro. Costruito negli anni Trenta, in pieno periodo fascista (il nome deriva infatti da un generale gelese dell’esercito fascista, Emanuele Guttadauro), per combattere lo spopolamento delle campagne.

Il progetto di Gaetano Averna prevede case, una chiesa, la scuola, la Casa del Fascio con la delegazione podestarile, la collettoria postale e la caserma dei carabinieri. Da qui in poi, pare di calarsi in un romanzo kafkiano: i lavori iniziano, la guerra li ferma, il borgo dal ‘43 al ‘44 è occupato dalle truppe americane; pastoie burocratiche, ritardi e “mala gestio”, si riparte, finanziamenti assurdi che finiscono in un buco nero, cambiano le imprese appaltanti, nel 1962 passa all’Eras gestita da Salvo Lima.

Tramontato ormai il progetto del borgo residenziale, si tenta di trasformarlo in colonia estiva per bambini, poi in centro di recupero, ma non viene mai realmente completato. Sarà definitivamente abbandonato negli anni Settanta.

POGGIOREALE
Riconoscibile a colpo d’occhio per le sue rovine, il più grande "paese fantasma" dell’Isola, Poggioreale fu ribattezzato così all'indomani del terremoto del 1968 che colpì la Valle del Belice.

In quella infausta notte tra il 14 e 15 gennaio, tra i paesi più colpiti ci fu proprio Poggioreale. Ieri come oggi, attraverso gli scatti dell’epoca o le nuove immagini che ne registrano le fisiologiche evoluzioni ancora oggi raccolte dall’Associazione Poggioreale Antica, i ruderi del paesino del Trapanese raccontano, nel loro silenzioso ergersi, di uomini e donne che lì hanno lasciato tracce di esistenza.

BORGO CARCACI
Nel cuore della Sicilia c'è un borgo segreto. Un villaggio disabitato ma incantato, tra le sue amabili rovine. È Borgo Carcaci, uno dei meravigliosi luoghi nascosti e poco noti dell'Isola.

Ci troviamo a pochi passi da Centuripe, in provincia di Enna. Si incontra percorrendo la strada che da Catania va verso Adrano. Già esistente nel XII secolo, si narra che i Normanni, nel 1061, vi si accamparono per preparare l'assedio della vicina Centuripe.

È stato uno dei feudi più importanti e apprezzati da famiglie aristocratiche siciliane, soprattutto per la sua posizione strategica non solo grazie all'attraversamento di un'importante via di comunicazione, la "regia trazzera", che collegava Adrano a San Filippo di Agira fino a Palermo, ma anche grazie alla presenza dei due fiumi Simeto e Troina che rendevano il suolo tanto fertile da consentire le coltivazioni di riso, canapa e lino.

Nel '700 divenne il prospero ducato dei Paternò Castello. Nell'Ottocento, aboliti i feudi, il borgo venne inglobato nella municipalità di Centuripe. Oggi è disabitato, ma è incredibilmente affascinante per le sue viuzze strette, la sua architettura rurale, il suo castello e una piccola chiesa in pietra lavica dedicata a Santa Domenica. Un luogo magico da visitare assolutamente se vi trovate da quelle parti.

BORGO DELLA CUNZIRIA
A Vizzini, paese in provincia di Catania, c'è “la Cunziria”, un borgo considerato un raro esempio di architettura industriale ottocentesca. Cunziria, in dialetto siciliano, significa conceria, luogo dove venivano lavorate le pelli degli animali. (Ne abbiamo parlato in un articolo recente)

Il borgo sorge in una vallata, tra distese di fichi d’india e una vegetazione tipicamente mediterranea. Lì il tempo sembra essersi fermato e sono ancora visibili le circa quaranta abitazioni che nacquero intorno alla conceria. Il borgo era abitato dai lavoratori e dalle loro famiglie.

Franco Zeffirelli, nel 1982, mise in scena la sua cavalleria rusticana, che si svolse dentro il paese di Vizzini per poi concludersi nel borgo della Cunziria. Anche il regista Gabriele Lavia nel 1996, scelse il borgo della Cunziria per ambientare alcune scene del suo film "La Lupa", tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga. Attraverso queste due opere divulgate a livello mondiale, il borgo ha avuto una sua vetrina, che tutti hanno ammirato per questo spaccato di ruralità ottocentesca rimasta immobile nel tempo.
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