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In Sicilia c'è un tesoro finora inesplorato: dov'è "l'area 57" da scoprire (e tutelare)

Ancora intatta, si presume possa nascondere luoghi rimasti a oggi segreti. Il sito però ha bisogno di essere preservato, visto lo stato di degrado in cui versa

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 10 dicembre 2024

"Area 57" a Mazara del Vallo (foto di Salvatore Di Chiara)

È possibile iniziare un pezzo o un articolo con una critica “feroce”? Purtroppo sì. Una risposta sibillina accompagnata dalla delusione, un malcontento insperato ma toccato con mano.

Il territorio mazarese è esteso, nulla ci piove. Nei suoi 274,54 km (quadrati) è impossibile controllare ogni singolo centimetro eppure, dall’alto delle difficoltà, spesso i piccoli siti archeologici non godono tutti della perfetta manutenzione.

Percorrendo la SR 18 che da Mazara - a circa una decina di chilometri dal centro storico - evade in un territorio lontano dal mare, le campagne trapanesi custodiscono enormi tesori.

Il sito archeologico censito nell’”AREA 57” (Casaleddru, confine nord-est del comune trapanese) è la perfetta sintesi di una Sicilia “ ancora poco capace”. Insieme a Roccazzo ed Elchetium, le zone mazaresi investite dal “passato archeologico" annoverano luoghi meritevoli poco considerati.
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Le distese di vigneti e uliveti arricchiscono l’ambiente di profumi e insaziabili colori. Purtroppo, una volta raggiunta l’area, cambiano gli scenari. In attesa di cogliere l’obiettivo (visita), è indiscutibile lo stato di degrado in cui versa il luogo.

Tra cumuli di rifiuti abbandonati e piccole cave costruite ad hoc per gli stessi (inerti) o dismesse, ottenere il massimo diventa arduo o… quasi.

Un avverbio di quantità può cambiare le carte in regola e sovvertire ogni singolo giudizio? Forse sì! Nel grigiore ambientale, quattro tombe a grotticella del periodo Neolitico hanno dato alla luce reperti da valutare.

Finalmente, dopo un inizio poco rassicurante, la breve ma intensa visita ha inizio!

Messe da parte le note “poco” liete, l’intera area è ancora intatta. Questo assume un valore enormemente importante, perché potrebbe - nel sottosuolo - nascondere ulteriori segreti.

È doveroso rendere onore alle scoperte fatte.

All’esterno delle grotte numero 1 e 2 (contigue) sono presenti dei fori. Questi erano utilizzati per fissare le palificazioni esterne che andavano a proteggere l’ingresso delle stesse grotte. Gli interni vanno osservati nei minimi dettagli. L’ampio ingresso della numero uno è ben conservato.

Nella numero due (meno ampia) sono visibili delle tracce di colore rosso. Nel bel mezzo delle stesse s’incontrano “babbaluceddi” in cerca di refrigerio e lucertoline intimorite. L’essere umano incute paura a ogni essere vivente!

Nelle dimensioni ridotte, la grotta numero tre è arricchita da alcuni elementi interessanti. Una volta entrati, alla sua sinistra è presente una nicchia. Oltre a quest’ultima, le fessure inducono a rilevare un probabile collegamento a un altro vano.

Il mistero s’infittisce, accompagnato da una luce intensa proveniente dall’esterno che illumina progressivamente l’interno. Inoltre, il cunicolo è un elemento apportatore di ulteriori studi da verificare.

La tomba numero quattro si trova a un centinaio di metri di distanza dalle precedenti. È isolata. Ha un ingresso dalle perfette squadrature, con un gradino di accesso come vestibolo. Anche in questo caso prevale il buono stato di conservazione dell’interno.

Il territorio mazarese è da sempre una miniera da esplorare. Gli studiosi hanno manifestato grande soddisfazione e allo stesso tempo lamentano la scarsa attenzione.

Nella costante bellezza del sito, lo sguardo volge verso l’azzurro Mediterraneo in cerca di una risposta.

Perché la zona archeologica di “Area 57” è stata abbandonata dalle istituzioni? Perché non continuare la serie di scavi? Dietro alle nostre domande nessuno può rispondere, nemmeno l’azzurro Mediterraneo.
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