ITINERARI E LUOGHI
In Sicilia c'è un convento ultracentenario: la sua biblioteca custodisce tesori (dimenticati)
Non solo testi antichi ma anche dipinti e sculture monito di conoscenza, studio e religiosità. Un patrimonio da scoprire e da preservare per le generazioni future
Il Convento dei Cappuccini di Castelvetrano
I dipinti illustrano la conoscenza di alcuni concetti fondamentali, mentre le navate, arcate, i battisteri, i confessionali, gli organi e gli altari evidenziano la tipologia ed il periodo di riferimento.
Ci sono particolari che vanno vissuti ove fosse possibile e tra questi, le biblioteche private consolidano la sensazione di uno studio approfondito della religione.
Esse rappresentano uno degli aspetti fondamentali su cui si poggia la cristianità. L’importanza delle biblioteche si sono rivelate fondamentali soprattutto nel periodo del Medioevo (nonostante le difficoltà) e successivamente, come unico luogo in grado di fornire una quantità di volumi da ispezionare e fonti di sapere.
Elemento rilevato anche nel Convento dei Cappuccini di Castelvetrano sito in una zona non distante dal centro storico. Esso è conosciuto ampiamente per un quadro realizzato da Pietro Novelli nel 1633 e restaurato da Fra Felice da Sambuca nel 1789.
Nonostante il restauro di alcuni decenni orsono, l’interno esula dall'aspetto esteriore e manifesta quel mistero che aleggia nei grandi conventi italiani.
Un luogo mistico e di grande sacralità, racchiuso nella lunga storia ultracentenaria e dalle cellette che raccontano periodi di vita passate.
Anche Fra Bernardo da Corleone visse (1638) all’interno della struttura e imparò tantissimo da quella esperienza. Una volta immessi nel lungo corridoio centrale, inizia un percorso che si estranea dalla normale quotidianità.
Alla ricerca della stanza numero 28, è possibile perdersi tra i quadri appesi nelle pareti che esaltano la religiosità del luogo. Immagini di frati vissuti che hanno dato un valido contributo alla comunità castelvetranese.
Un silenzio "quasi intimidatorio" accompagna il breve tragitto sino alla biblioteca. Una volta entrati, lo scenario cambia e si entra in una sfera completamente diversa. Tra libri moderni e antichi, la lettura diventa affannosa.
Alcuni testi in latino (in pergamena coeva con titolo manoscritto al dorso) pongono l’accento sul periodo di scrittura e non sempre sono in perfette condizioni.
Tra i testi di maggiore visibilità, la collezione delle "Lapide in Sacram Scripturam" del 1760 circa. Senza dimenticare il "Sancti Bernardi - Vallensis" del 1811 circa e il capolavoro di Josè Lopez de Ezquerra "Lucerna Mystica".
E poi, una serie delle Sacre Scritture in diverse forme e periodi che esaltano la qualità scritturale. Una collezione vasta che non ha un quantitativo stabilito e diventa oggettivo saperlo perché l’entusiasmo cresce a dismisura durante la lettura.
La storia della biblioteca ha vissuto un triste epilogo seguendo le sorti dello stesso convento. Periodi bui che hanno portato alla chiusura totale con l’abbandono dell’intera collezione.
Alcuni testi sono stati trasferiti presso il Convento dei frati Cappuccini di Palermo e una serie di libri scritti dagli stessi frati, si trovano conservati presso la Biblioteca Comunale “Leonardo Centonze” di Castelvetrano.
Una perdita ingente che ha ridotto notevolmente la quantità di volumi presenti. Attualmente è impossibile ottenere la restituzione ma sarebbe interessante e giusto, per gli appassionati, avere la possibilità di leggere e visionare quei documenti sacri di grande spessore.
Fra Giuseppe ha cercato in questi anni di portare avanti una politica di rinnovamento, provando ad ottenere il massimo dalle bellezze nascoste e tenute per decenni lontani dal mondo esterno.
La biblioteca, i dipinti e le sculture rappresentano un monito di conoscenza, studio e religiosità. La sua disponibilità e la cura attenta di ogni dettaglio ha migliorato il rapporto tra la fede e la gente.
Crede molto nello studio e potrebbe rappresentare un trampolino di lancio per avvicinare i fedeli alla lettura. Per un attimo, la mente pervade ogni logica appartenenza e s’immerge in un luogo perdutamente infinito.
Con le dovute attenzioni e proporzioni del caso, l’immaginazione viaggia verso la Stiftsbibliothek di San Gallo, la biblioteca da cui prese spunto Umberto Eco per la scrittura del romanzo "Il Nome della Rosa".
Ogni singola lettura migliora la posizione socio-culturale di ogni cittadino e possiamo partire dai piccoli presidi bibliotecari presenti nel nostro territorio.
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