ITINERARI E LUOGHI
In Sicilia c'è un borgo "a forma di edera": dove si trova il paesino dei tesori segreti
La cittadina che custodisce la lingua parlata del Gallo-Italico, entra a far parte del circuito Bella Sicilia. Vi presentiamo il borgo, le sua storia e le sue bellezze
Il borgo di San Piero Patti - Messina (foto di Gianni Distefano)
Il Comune di San Piero Patti ha infatti formalizzato l'adesione al Circuito Turistico Bella Sicilia, l’Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco Salvino Fiore, ha concretizzato l’interesse che da tempo aveva manifestato all’iniziativa promossa
dall’Associazione “Vivo in Sicilia”.
«Siamo coscienti che sul piano turistico dobbiamo fare ancora molto e per questo puntiamo ad una strategia che renda nuova visibilità, afferma l’Assessore al Turismo Cinzia Marchello durante un colloquio con Michele Isgrò Coordinatore Regionale di Bella Sicilia».
Un po' di storia e di curiosità (notizie che potete trovare nel dettaglio sul sito del Comune).
Il suo nome originario era “Petra” , nome dato dai Greci e seguito da “Petrus”, dato dai Romani. Con l’avvento del Cristianesimo, manco a dirlo, si agginsero Sanctus Petrus" e poi "Sanctus Petrus Super Pactas".
Questo paese è tra quelli siciliani in cui, ancora adesso, si parla il Gallo Italico, questo a seguito della fusione della lingua con quella dei soldati stranieri che aiutarono il Conte Ruggero a scacciare gli Arabi .
L'origine di San Piero Patti è antichissima. E secondo quanto riportato da Giuseppe Argeri nelle sue ricerche “fin dalla più remota antichità, nel luogo in cui sorge la cittadina che oggi conta circa 3600 abitanti, sui Nebrodi, una folta vegetazione copriva il territorio e li è ancora, in mezzo, una immensa e grandiosa montagna di roccia di granito rosso.
Gli antichi coloni greci lo chiamavano "Petra", mentre molti operai della antica Tindari, città fondata nel IV secolo a.c., e molti altri della antica Abacena, fondata anteriormente alla stessa Tindari, si recavano a San Piero Patti per ricavare armi, trarre legna e carbone”.
Insomma un paese che ha sicuramente dato molto, nel senso letterale del termine. E non ha solo dato ma anche accolto. Infatti pare anche che i condannati all'esilio per colpa di gravi reati, trovavano rifugio nel territorio boscoso abitato già nel IV secolo a.C.
Gli arabi, immancabilmente, sbarcarono anche da queste parti. Era l'827 sbarcarono gli Arabi giungendo anche nella valle del Timeto dal nome del fiume che scorre nel territorio di San Piero Patti. Si stabilirono alla periferia del paese in una località che ancora oggi porta il nome di Arabite.
I tesori segreti
Immense ricchezze si troverebbero nelle caverne di Malopasso, refurtiva di briganti. Grandi tesor che non possano essere prelevati perché coperti da gigantesche pietre crollate a seguito dei terremoti.
Cosa vedere
Tante le sue bellezze naturali e storiche. Il quartiere Arabo, come riportato sul sito del comune e che riportiamo, e le numerose opere d'arte, tra cui la maestosa Chiesa di Santa Maria della prima metà del'400. Nella costruzione, dove di recente è stata scoperta una Cripta, il portale esterno riporta la data di costruzione che risale al 1581.
Immancabile la Chiesa del Carmine con l'annesso Convento omonimo. Secondo alcuni storici fu fondata nell'anno 1566. Nella chiesa attigua si possono ammirare diversi affreschi di splendida fattura, fra cui un grandioso Dipinto al centro del tetto attribuito a tal Spanò, che era stato alunno della Scuola del Convento e che poi era divenuto Maestro della stessa Scuola. Il dipinto porta la data del 1722.
Tra i tesori più belli di San Piero Patti c'è pure l'artistica fontana di S.Vito che adorna il centro abitato. Venne costruita nel 1686, per benevolenza del barone Giuseppe Caccamo e le sculture in marmo locale Risale al 1875, invece, la splendida Fontana del Tocco, in marmo bianco di Carrara, che si trova ai piedi della Chiesa di Santa Maria. Le origini della Chiesa Madre invece pare siano della seconda metà del '300.
Fra le opere più belle opere contenute nella chiesa c'è un artistico Sarcofago in marmo, sostenuto da due leoni e sormontato da una statua di Gesù redentore in mezzo a due angeli. Contiene le spoglie del nobile Domenico Natoli, già sposo di Caterina Scaglione, che fece costruire l'opera. Nella chiesa si trova pure una statua in marmo di Maria Santissima dell'Idria, opera della Scuola del Gagini. Ma sono da visitare anche la Chiesa dell'Annunziata, ristrutturata da pochi anni e la Chiesa della Madonna delle Grazie.
Tradizioni sampietrine
Qui tutto è legato alla secolare esperienza contadina e alla storia medievale, cui viene dedicata una settimana che culmina col gran Corteo Storico. Ma la realtà contadina sopravvive forte ancora oggi.
Girando per le campagne si trovano infatti le antiche costruzioni di pietra, costruite con le tecniche della pietra su pietra ad anelli concentrici fino a chiudere, che richiama la antica cultura micenea. Si prosegue con tolos greche, trulli pugliesi o dei nuraghi della Sardegna.
Camminando sulle cime di Polverello si allarga alla civiltà preistorica dei megaliti, enorme masse rocciose elevate al sole. Inoltre sono ancora visibili i palmenti scavati nella roccia, i vecchi frantoi per la molitura delle olive dalle enormi mole in pietra, tratte dalle cave di arenaria di cui il territorio è ricco, tirate con un asse centrale, dall'asino, una bestia che con il bracciante viveva e una vita quasi in simbiosi, fornaci per l'argilla e la calce da usare per le costruzioni, vecchi laboratori rudimentali per la fatturazione dei prodotti caseari.
L'Epifania e il rito del "puntellare le porte".
“Nella notte che precede le festa i giovinastri avvolti dalla oscurità sigillano dentro con ogni mezzo, persino erigendo vere e proprie pareti murate alle porte d'ingresso delle abitazioni, le famiglie verso le quali hanno un particolare interesse: per la ragazza fidanzata, per la moglie bella che magari spererebbero d'avere come amante, o per piegare l'abilità d'un marito gagliardo che deve darsi un gran da fare per uscire. Nei casi più galanti la cosiddetta puntellatura è accompagnata con un bel fascio di fiori lasciati sul davanzale”.
Il Carnevale
Un rito classico che si ripete da secoli. Dura due settimane ininterrotte tra balli e musica, in casa e nelle piazze. Poi per l'ultima settimana, che si conclude solo il mercoledì con la festa delle Sacre Ceneri, entrano in funzione la grandi sale, prese d'assalto da gente che viene da ogni parte della provincia. Dalla sera all'alba è un continuo saltare al suono di valzer, tanghi e tarantelle. Maschere d'ogni tipo e costumi per travestimenti preparati con dovizia di particolari per mesi
La Pasqua
La processione delle vare ha un profondo contenuto di cultura tramandata dalla dominazione spagnola. Anche le vare hanno portatori "scelti". Le donne vestite di nero portano in processione l'Addolorata, una immagine suggestiva, conservata nella chiesa di Santa Maria, che porta in viso scolpito tutto il dolore di una madre per il figlio morto. Ai fabbri ferrai e affidato il Crocefisso in segno di pentimento per avere costruito i chiodi della crocifissione, ai muratori l'Ecce Homo, agli studenti il Gesù Morto, ai contadini il Cristo penitente nell'orto. La congregazione degli incappucciati accompagna l'intera precessione. Una tradizione consolidata.
Si tratta di uomini avvolti nel saio nero che possono mostrare solo gli occhi che sfavillano da due fori del cappuccio. Le specialità culinarie di Pasqua
le cosiddette "nuvolette", chiamate così per la leggerezza al peso rispetto alla forma di ciambelle di farina e uova, aggraziate e cosparse con le "cannelline" di zucchero variopinte e poi il pane adornato con le uova tutto al forno a legna. Secondo tradizione, poi, il fidanzato la mattina di Pasqua regala alla sua cara l'agnello pasquale di pasta frolla infiocchettato e con nastri e coccarde.
La domenica successiva alla Pasqua è il giorno dedicato alla Madonna della Catena: una Vergine racchiusa da un gran manto di seta e cinta da una corona di argento ospitata da una nicchia della chiesa madre il cui altare fu dichiarato "Altare privilegiato", da Papa Alessandro VII nel 1602. Il culto fu introdotto a San Piero Patti dai palermitani Baroni Orioles.
La tradizionale Infiorata di primavera. Milioni di petali variopinti "illuminano" monument, luoghi e strade.
Le manifestazioni estive
Come la Dama Castellana, una vera e propria partita a dama vivente viene riproposta da attori, organizzata dalla associazione Millenium. Su una scacchiera composta da ottanta case rivive una tipica disputa dell'età feudale con una quarantina di personaggi.
In ottobre si festeggia San Biagio, il santo protettore
La tradizione vuole i festeggiamenti la prima domenica di ottobre perché i sampietrini coglievano l'occasione sia per ringraziare per il raccolto ma anche per dare vita alla fiera cittadina basata sul mercato delle nocciole.
Le attrazioni di San Piero Patti trovano posto anche nella stagione fredda. Si chiude l'anno con il Presepe Vivente e il concorso nazionale dell'arte presepiale in Italia.
Come raggiungere il paese
San Piero Patti si trova a 440 sul livello del mare e dista circa 80 km da Messina e 180 da Palermo. Si raggiunge attraverso lo svincolo autostradale Patti percorrendo la provinciale SP122 per 16km oppure attraverso le dorsali di Montalbano Elicona e Floresta.
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