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In Sicilia c'è il borgo che ispirò "Sapore di sale": luoghi (magici) amati da Gino Paoli

Un diario di viaggio che ci porta in un luogo del cuore del cantante che, travolto dalla bellezza della spiaggia e del mare, scrisse uno degli inni degli anni Sessanta

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 21 luglio 2022

Il borgo di San Gregorio

È un odore forte, pungente, che ti entra e si sparge ovunque. Sa di sale, di alghe, di microrganismi, di piccole vite che si mischiano al profumo dei ricordi.

Dicono gli esperti che quello che noi chiamiamo “il profumo del mare”, è in realtà l’odore della spiaggia, aggiungendo che altrimenti non si spiegherebbe perché man mano che ci allontaniamo dalla riva, il profumo diventa più tenue.

Sono a San Gregorio, un piccolo borgo marinaro a due passi dall’incredibile spiaggia di Capo D’Orlando (Messina), e dal suo mare, che a tratti ha colori caraibici, dai suoi massi frangiflutti, dove grassi saraghi si danno convivio per la gioia dei sub.

Ed è sul profumo di sale e di mare, che ripercorrerò la storia di un brano musicale, inno indiscusso di quegli anni '60 idealizzati e rimpianti, dove sembrava che la vita fosse uno scrigno di gioielli aperto a tutti, dove bastava allungare una mano per prendere senza alcun timore.
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Canzone ballata stringendosi forte, senza movimenti bruschi, senza spostarsi dalla famosa "mattonella", sentendo i brividi di quel contatto fisico che trasmetteva ardore e che faceva “battere forte il cuore“ come diceva in una battuta Virna Lisi in un film dei fratelli Vanzina.

Ebbene questo brano, magico, morbido, lento, sognante, di uno dei poeti della canzone italiana, diventato emblema e cult di un’epoca, fu scritta pensando a San Gregorio, a questa spiaggia di piccole pietre smussate e rotonde, a questo mare cristallino.

È lo stesso Gino Paoli che racconta la storia di come nacque la canzone. Si esibiva con il suo gruppo in un locale di proprietà dei Baroni Milio e su loro invito rimase per quasi un mese in una specie di "confino dorato".

Ricorda che nel 1963 San Gregorio era poco più che qualche casa di pescatori: «Era in pratica solo un’unica lunga meravigliosa spiaggia. Un luogo splendido, magico».

Rivela che il pezzo non fu scritto per una donna, a lungo si pensò a Stefania Sandrelli, ma per questo luogo.

Se leggiamo il testo, sembra di rivivere le sue emozioni e quei momenti: «Qui è il tempo dei giorni che passano pigri e lasciano in bocca il gusto del sale», quei giorni trascorsi tra nuotate e prolungate soste, sdraiati al sole su quei sassetti colorati, momenti intervallati da corse in motoscafo fino alle Eolie, che da qui vedi in un orizzonte possibile e vicino.

Tutto è giocato sui profumi, sui sapori, sui colori e le sensazioni. La sua donna in questo pezzo diventa un tutt'uno con il sapore del mare e del sale, ne assorbe l’essenza compenetrandosi in questo luogo d’idillio sensuale e materico.

Cammino tra i pochi vicoli, il Borgo sa che deve la sua fortuna anche a questa canzone che l'ha reso famoso, così tutto è diventato a tema, il ristorante, la gelateria, che ovviamente porta il nome del brano, e dove nel menù tutto diventa sapore di qualcosa: sapore di sale, di mare, sapore di Etna e di altro ancora.

Eppure tutto questo non disturba, non è sguaiato e pesante, l’azzurro e il bianco di mura, case, finestre, terrazzi e vicoli anche sotto questo sole implacabile, danno un senso di benessere e quasi frescura.

Sdraiata su quei ciottoli è bellissimo affondare le dita, per poi respirarne il profumo che è palpabile e intenso.

Capisci perché questo posto ha così colpito Gino Paoli fino a rimpiangerlo ritornato in città, “in quel mondo lontano, diverso da qui” cantava, ripensando a quei momenti sentendosi quasi fuori posto nel rumore esistenziale di una metropoli.

Rimpianse quei tuffi, quei lunghi silenzi a quelle "mangiate" in compagnia, a base di pesce grigliato sulla spiaggia, e quelle notti scurissime illuminate da lampare e frammenti di stelle.

Non posso fare a meno di tuffarmi in questo mare che per me è una scoperta. Mentre nuoto, intravedo a riva il solito venditore di teli che riuscirà a farci comprare anche questa volta un’enorme "tovaglia", ne abbiamo una collezione, ma come non aiutare chi sotto questo sole si porta sulle spalle pesi che vanno oltre la merce e parlano di famiglie lontane, di precarietà, di fatica.

Tornata sulla spiaggia, trovo il nuovo acquisto pronto ad avvolgermi, le Eolie oggi hanno un’aria azzurrina, sono una visione che galleggia su un mare calmo, increspato appena da qualche merletto di schiuma.

Stesa al sole ripenso a un’intervista, il giornalista a un certo punto chiese al cantante cosa pensava del mare che aveva divorato la spiaggia.

La risposta fu «è la storia della spiaggia di San Gregorio, conferma che il mare è come la vita, ha le sue regole, prende e toglie cose belle e brutte a suo piacere. È il suo fascino, è lo stesso fascino della vita».

È pomeriggio quando lasciamo il mare e rientriamo tra i vicoli, la canicola della mattina ha lasciato il posto a una vita che si è come risvegliata dopo un incantesimo.

Le finestre sono aperte, villeggianti colorati e pescatori dai candidi capelli bianchi si confondono in strada in un brusio di voci e accenti, la barca con la scritta San Gregorio, posta al centro della piazzetta, ricorda che siamo nel luogo dove è stata scritta una nostalgica "poesia" d’amore dedicata a un luogo.

Il bar è aperto, pieno di gente e distribuisce i suoi sapori che sanno di Sicilia. Ci rimettiamo in viaggio, un ultimo sguardo e mentre ci allontaniamo, immagino quella "casa deserta vicino a una spiaggia deserta", come ricordava il cantante.

Qui torneremo, ma nuovi posti ci attendono in questo viaggio che non ha luoghi prefissati e fretta. Su strade secondarie, percorriamo questo diamante puro e grezzo. Alla prossima meta.
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