ARTE E ARCHITETTURA
In atelier con Salvo Rivolo: "narratore di surrealtà" applicata alla superficie pittorica
Uno strano senso di calma avvolge le opere recenti di Salvo Rivolo, pittore palermitano, una storia iniziata con una “fiaba” cartonata di cui va ancora fierissimo, dal titolo “Le città invisibili”
Salvo Rivolo
Sergio Amato (incisione) e Fiammetta Sciacca (Storia dell'arte), i poli formativi a cui Rivolo riconosce maggiore incisività nel suo mondo creativo, una dimensione inventiva misurata e immediata che si articola tecnicamente attraverso il lavoro su strati e strati, cadenzato da attese e ritorni in cui il disegno “disegnato” assume il ruolo di primaria importanza nella narrazione coerente all’interno di quella superficie pittorica che è prima d'ogni altra considerazione, un mondo parallelo al biologico.
Ed ecco allora che legno, carta, olio e grafite, uniti e memori della poetica piranesiana a cui l'artista sente costante il richiamo sensuale di spazi e ombre surrealmente composti, si trasformano in opere d'arte di dimensione piccola e media, intrise da suggestioni e animate dal dinamismo tipico dell'arte pop dei nostri cantastorie da strada.
In questa accezione Rivolo è un narratore di surrealtà applicata alla superficie pittorica, dalla marcata visione spaziale, capace di riletture architettoniche interessanti affidate alle sue miniature disegnate; animatore di personaggi creati con puntuale ricerca supportata da dettagliate campagne fotografiche.
L'ultima collettiva a cui ha partecipato “dal pensiero all'immagine” si è svolta lo scorso novembre alla Galleria La Piana; un dialogo a più mani con le opere di Baragli, Geraci, Taravella, Schifano e Zanghi, in attesa di articolare nuovi progetti e nuove mostre per raccontare nuove storie a metà tra sogno e surrealtà.
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