STORIE
Impara l'arte e portala a Palermo: Carolina, lascia il posto fisso a Lisbona e torna a casa
La giovane visual designer sente il richiamo della sua città. Lascia un contratto a tempo indeterminato in Portogallo per "restituire" a Palermo ciò che ha imparato all'estero
La visual designer Carolina Benanti
Le partenze non sempre coincidono i ritorni, ma negli anni qualcosa è cambiato: ad oggi sono tanti i talenti che hanno deciso di tornare a casa, riportando qui il loro bagaglio di esperienze e il loro capitale umano. È questo il caso di Carolina Benanti, giovane visual designer palermitana, che dopo quattro anni all’estero ha deciso di tornare in Sicilia.
Carolina parte ogni volta che ne ha l’opportunità con la promessa di tornare sempre a casa per condividere con la città quello che ha imparato nei suoi viaggi.
Durante il suo percorso universitario Carolina ha avuto l’opportunità di fare un Erasmus in Portogallo: «Volevo visitare questo splendido Paese fin da bambina e grazie all’Erasmus ho potuto vivere davvero un’esperienza magnifica, una delle più belle della mia vita. Sono stata per circa sei mesi in una piccola cittadina vicino Porto, una città universitaria chiamata Viana do Castelo. Ho trascorso solo sei mesi lì, poi sono tornata a Palermo per laurearmi in Disegno Industriale alla facoltà di Architettura.
Sono sempre stata affascinata dal potere che hanno le immagini di raccontare storie ed emozioni con un solo sguardo. L’arte e la creatività sono sempre state una parte importantissima di me e non ho mai pensato di fare altro nella vita».
Dopo la laurea «mi chiesi se valesse davvero la pena restare a Palermo o meno. Mi risposi che ero ancora troppo giovane per fossilizzarmi in un unico posto e più in generale avevo voglia di scappare da questa città, sentivo il peso di una cultura statica, che faticava a progredire e dare spazio alle idee e alla visione dei giovani. Così decisi di ripartire, tornai in Portogallo per un Master in Visual Design allo IADE di Lisbona, è stata un’esperienza davvero magica».
Durante il suo percorso di studi Carolina si è dedicata allo sviluppo di una piattaforma transdisciplinare che permettesse ai creativi di tutto il mondo di poter collaborare tra di loro annullando i confini di spazio e tempo.
«L’ho immaginata come una residenza per artisti virtuale, partendo da una delle teorie di Bauman sull’annullamento di spazio e tempo date dallo sviluppo dei sistemi web. A parlarne oggi magari non è nulla di straordinario, ma nel 2016 era praticamente fantascienza e mettermi alla prova nella realizzazione di un progetto del genere e così strutturato mi ha dato modo di crescere tantissimo come professionista, fu il mio progetto di tesi.
Poi ho lavorato in una galleria d'arte, la galleria Zé dos Bois, ero l'assistente del direttore delle arti visive. Insieme a lui ho realizzato diverse esposizioni e conosciuto artisti da tutto il mondo. Durante quell’esperienza ho fatto veramente di tutto, dipingevo i muri, ho selezionato gli artisti emergenti e organizzato manifestazioni e concerti.
Era uno spazio pluridisciplinare, per cui ho avuto modo di realizzare davvero ogni genere di evento artistico. Questa è stata in assoluto l'esperienza lavorativa più bella e stimolante che ho avuto a Lisbona. Dopo la galleria d’arte fui scelta da un'azienda di telecomunicazioni gestita da italiani, lì iniziai a lavorare come web designer e graphic designer. Mi sono occupata di tutto quello che riguardava la loro immagine di brand, che oggi è diventato un aspetto fondamentale da curare per tutti coloro che fanno impresa e vogliono avere risultati».
Carolina aveva un contratto a tempo indeterminato, stava abbastanza bene. L'ultimo anno però qualcosa ha iniziato a cambiare e la mancanza di casa si faceva sentire sempre di più «dicono che dal Mal d’Africa non si può guarire, al massimo ci si riesce a convivere, ma dopo quattro anni in Portogallo le cose iniziarono a starmi strette così decisi di tornare a casa».
Per Carolina non si è trattato solo di tornare nella sua città natale, quanto piuttosto del desiderio di portare a Palermo tutto quello che aveva imparato dalla sua esperienza in Portogallo.
«Desideravo prendere questo enorme bagaglio culturale e personale e donarlo alla città. Sentivo proprio la necessità di creare qualcosa di tangibile per Palermo e i giovani rimasti in città. L’opportunità di tornare si presentò un’estate, ero tornata giusto un paio di settimane in vacanza. Incontrai un ragazzo che conoscevo, mi disse che gli serviva una Visual Designer per la sua società emergente.
Capii che c’era margine per tornare, che qualcosa si stava muovendo e che anche io avrei potuto fare la mia parte. Per me si trattava di un salto nel vuoto, comunque, avrei lasciato un lavoro sicuro che mi piaceva, una città che adoravo e la vita che mi ero costruita lì. Mi presi del tempo per decidere, ma non potevo non tornare. Iniziai a collaborare con questa azienda e da allora siamo cresciuti tantissimo, sono molto contenta di far parte di questo gruppo, abbiamo realizzato tanti progetti di valore per la città e in cantiere ne abbiamo altri.
Sono tornata perché credo fermamente che Palermo sia una città bellissima, anche Lisbona, ma casa è casa. Avrei anche avuto la possibilità di restare fuori, ma a un certo punto mi sono chiesta se valesse la pena passare tutta la mia vita, o anche buona parte, lontana da casa mia. Mi sono data la possibilità di tornare e fare qualcosa per me e per questo posto. Sicilia è casa, io sono siciliana e sono felice di esserlo, per me andare via è stato un sacrificio da un certo punto di vista, ma è stato anche un modo per dimostrare a me stessa quanto valgo. Sono convinta che il bene genera bene, se tu fai bene e sei contento di quello che fai, in un modo o in un altro il bene arriva e si materializza in qualche altro modo.
Oggi tra i miei clienti ci sono tante realtà siciliane che si stanno approcciando al mondo del web e io sono più che felice di mettere le mie competenze al servizio di queste realtà, mi piace pensare che le aiuto a rendersi isole nell’oceano che è il web. Siamo circondati da così tanta bellezza e qualità che a tratti non riusciamo più a vederla, come se fossimo assuefatti dalla meraviglia. Il mio periodo in Portogallo mi è servito per acquisire competenze da poter spendere qui e tornare a guardare la mia terra con occhi pieni di amore e meraviglia. Mi sto occupando di tanti progetti sempre diversi e stimolanti, lavorando qui ho l’opportunità di conoscere la mia terra sempre meglio e fare qualcosa di concreto per aiutare le piccole realtà».
Nel 2019 Carolina e altri ragazzi hanno realizzato un festival alla Magione pensato per dare spazio ai giovani artisti siciliani, il “Numen Fest Lab”.
«Ci siamo riuniti in cinque, volevamo fare qualcosa di bello per la città di Palermo, avevamo voglia di celebrare la cultura, dare spazio a giovani artisti sia nel campo musicale che alle arti in generale. Il festival è durato due giorni, abbiamo provato a partecipare a bandi per ottenere qualche finanziamento, ma alla fine abbiamo dovuto fare tutto a spese nostre. È stata comunque una gran bella soddisfazione, non tanto per noi quanto per avere la consapevolezza di aver portato qualcosa di buono alla città. A volte penso a cosa sarebbe potuto succedere se solo questa iniziativa fosse stata più pubblicizzata, vedere cosa avremmo potuto realizzare se avessimo avuto un po’ più di supporto. Magari avrebbero potuto esserci seconde, terze edizioni. La Design Week di Milano non credo che sia nata in un modo tanto diverso, solo che lì il terreno è fertile.
Il Portogallo mi ha dato tantissimo, ma qui è casa mia e sento di poter effettivamente esplodere. In tanti sono rimasti basiti dalla mia scelta di tornare, c’è il mito che a Palermo i progetti non vedono mai la luce del sole, io sono tornata anche per smentire questi miti. Da quando sono tornata ho visto dei reali e progressivi cambiamenti, sia nella città che nell’approccio dei palermitani alle cose. Sono cambiamenti lenti ma inevitabili e come me, tanti altri ragazzi stanno tornando a casa. Il cambiamento è già nell’aria e in tanti siamo pronti ad attuarlo.
Noi siciliani siamo resilienti, abbiamo una grande capacità di adattamento, siamo abituati a dovere lottare per qualsiasi cosa. Per anni abbiamo dovuto fare i conti con una serie di svantaggi dati dal sistema che però ci hanno insegnato a resistere e farcela nonostante tutto. Sono convinta che le persone della mia generazione cambieranno le cose».
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