CURIOSITÀ
Il primo divorzio senza il consenso del marito?: lo dobbiamo alla baronessa (catanese) Paternò
Siamo nel 1808 e, in virtù dell'articolo 296 del Codice Napoleonico, allora vigente, la donna ottenne di sciogliere il vincolo coniugale con il marito
Lasciando da parte per un attimo i passaggi storici quel che rende questa vicenda ancor più originale, e anche simpatica concedetecelo, sono le motivazioni, riconosciute valide, per cui il divorzio venne accettato.
Secondo quanto riportato dalle cronache del tempo, infatti, le accuse mosse al marito riguardavano l’essere «seviziatore, turpe e taccagno spilorcio». Siamo nel 1808 e, in virtù dell'articolo 296 del Codice Napoleonico, allora vigente, la donna ottiene di sciogliere il vincolo coniugale con procedura d’urgenza.
Fu la prima donna italiana a porre fine al suo matrimonio senza il consenso del marito.
Ripercorrendo le tappe storiche il Regno di Napoli, sotto lo scettro di Gioacchino Murat, fu il primo stato moderno a dotarsi di una legislazione che prevedeva il divorzio, che poteva essere concesso solo con il consenso di genitori e nonni. Secondo Benedetto Croce, la normativa fu applicata solamente in tre occasioni, per le pressioni e le minacce di scomunica cui erano soggetti i giudici.
E, gioco delle parti, il nuovo marito scelto fu proprio l’avvocato che l’aveva assistita. Al tema del divorzio il filosofo Croce dedicò uno scritto dal titolo “Il divorzio nelle province napoletane 1809-1815”, nel quale riportò i pochissimi casi rintracciati, a quanto sembra solamente 3 casi, riportati dalla storia. Uno di questi lo individuò tra le carte dello Stato Civile di Napoli, e riguardava i coniugi Pasquale Pauciello e Angela Maria Francesca De Angelis, sposati il 19 dicembre 1792, senza figli, che per reciproco consenso decisero di divorziare.
Primo e unico caso, all’epoca, in Sicilia quello della catanese Paternò.
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