ARTE E ARCHITETTURA
Il parcheggio della discordia viene chiuso: ecco il progetto per piazza delle Croci
I vigili di Palermo hanno messo i sigilli al parcheggio Panno di piazza Croci: lì sorgeva villa Deliella, abbattuta in una notte. Oggi si pensa a un futuro diverso per l'area
Il progetto per lo spazio in cui si trova il parcheggio Panno a Palermo
Perché è abusivo? Il sequstro penale e amministrativo è scattato per mancanza di tutta l'autorizzazione necessaria. I titolari non si erano mai messi in regola con l'attuale normativa a cominciare dallo scarico delle acque e di fatto, il parcheggio operava abusivamente.
Le tracce di villa Deliella sono ancora visibili: una costruzione a due piani, antice che era forse la casa del custode, si trova ancora lungo il perimetro con via Giorgio Castriota, come accertato dai tecnici della soprintendenza ai Beni culturali.
Ma anche tratti originali della cancellata in ferro battuto decorato, tratti di muratura perimetrale facilmente identificabili per elementi ancora presenti come la rifinitura sommitale ed elementi lapidei basamentali posti sul lato esterno, due piloni angolari comprensivi della rifinitura sommitale, tre ficus e due palme compatibili con l'epoca di impianto del giardino.
Certo erano altri tempi, accidenti: la mafia dei padrini dominava la scena dominando la politica Democrazia Cristiana e chi glielo poteva andare a dire a Vito Ciancimino che il sacco edilizio si doveva fermare?
Già, chi? Bruno Zevi per esempio lo fece tuonando contro lo scempio dalle pagine romane dell'Espresso scrivendo "Assalto a villa Deliella"! Certo è facile oggi parlare di legalità e di regole da fare rispettare. Facile?
Da ieri i sigilli al parcheggio abusivo sono una conquista culturale per tutti i palermitani onesti e per tutti i commercianti che per svolgere l'attività commerciale onerosa hanno bisogno di "autorizzazioni " e vengono continuamente controllati dal comune di Palermo anche più volte nell'arco di un solo anno e che se sbagliano di una sola virgoletta vengono pesantemente sanzionati.
Al parcheggio coi sigilli, da quanto scopriamo dai giornali di ieri, mancava la A.U.A. (autorizzazione unica ambientale ) e forse non c'è mai stata.
E chi doveva controllare, dov'era prima che un solo gruppo consiliare (il primo da sessant'anni) chiedesse conto della normale attività di controllo qui nel centro della città storica, qui dove il delitto sulla Villa è stato compiuto alla luce del sole?
Dobbiamo avere pazienza e la procura scoprira ciò che la politica non ha saputo vedere nè controllare ma il nodo è un altro oggi.
Va preteso che questa occasione di riscatto socio-culturale sia il grado zero del rilancio della riqualificazione reale dell'intero ambito delle piazze Croci e Mordini, affinché l'area possa tornare pienamente fruibile mediante lo strumento del progetto di architettura.
Oggi la storia e con essa la storia dell'architettura incontra la "possibilità" di cesura con l'abaco del degrado imposto dai barbari, perché qui esiste l'intero campionario del degrado progettato, dall'uso improprio ai cartelloni pubblicitari ai rifiuti di un tempo.
Oggi si evolve un percorso che vuole e deve risultare inclusivo che è nato il 28 novembre 2015 in sala Florio presso l'A.N.C.E. con la volontà di ricostruire Villa Deliella e segna coi sigilli di ieri, la prima importante vittoria del buon senso sulla barbarie come frutto di un processo culturale che non si è mai fermato.
Per quanto riguarda la ricostruzione e con essa la riqualificazione dell'intera area, fin'ora Palermo è divisa in due scuole di pensiero apparentemente distinte e distanti, quella della ricostruzione integrale di villa Deliella e quella del progetto contemporaneo in sostituzione dello stesso.
Dopo due anni di confronti accesi e puntuali, fatte salve le sacrosante prerogative degli uni e degli altri entrambe legittime, i promotori della ricostruzione credono fermamente esista una terza via che contempli le istanze fondative di entrambe le visioni.
La possibilità che si offre oggi alla città offesa da decenni di abbandono e degrado tollerato è quella di divenire avanguardia di grande sperimentazione tecnica-artistica ma soprattutto culturale.
Non può, non vuole e non deve continuare a essere una contrapposizione tra persone che hanno comunque a cuore la salvaguardia del valore della bellezza ma deve diventare il nodo di un rilancio fisico basato su un dialogo unsano e scevro da ogni pregiudizio.
Tra le proposte anche la creazione di un museo dedicato al Liberty che sia ipogeo e prenda l'intera dimensione della piazza Crispi e degli spazi del vecchio giardino e perché no della retrostante via Castriota.
Qui si svolgerà l'attività archivistica e museale con la costruzione di un itinerario didattico, laboratori e una sala conferenze che prenda luce da lucernari in contatto visivo con la superiore piazza che immaginiamo totalmente ciclo pedonale. Nessun volume in più rispetto all'originale distrutto.
L'accesso al polo museale potrebbe essere alla quota attuale della piazza attraverso ciò che nell'ipotesi di parziale ricostruzione, sarà la porta il "liberty-gate".
Sarebbe il primo ready-made architettonico della storia dell'architettura e sarebbe qui a Palermo. Non quindi una ricostruzione oggettiva, non una sostituzione con nuovo edificio ma un vero e proprio oggetto a reazione poetica supportato da un ragionamento profondamente etico.
Sarebbe un monito a quel sacco edilizio che la quotidiana cronaca palermitana dimostra non essersi mai fermato, un monito a chi distrugge e sa di rimanere impunito, un monito alla violenza arrogante della barbarie di tutti i prepotenti.
Almeno tre delle quinte prospettiche potrebbero essere ricostruite attraverso i disegni e le immagini fotografiche esaustive per consentire il riconoscimento dell'atto fondativo che desidera appunto, che l'immagine della villa perduta perché saccheggiata dalle mani dell'uomo, sia parte integrante del messaggio positivo che l'iniziativa reca con se a prescindere dalla nostra appartenenza alla cultura architettonica contemporanea.
Le restanti porzioni, compreso lo spazio interno di raccordo tra le quote della piazza e quella dell'ipogeo avrebbero un linguaggio assolutamente contemporaneo, auspicando per mero esempio semplificativo che la porzione superiore delle coperture possa essere impacchettata dall'artista Christo per disegnare parte di quello skyline perduto quasi potesse essere presa nell'atto di riscopertura della nuova immagine di villa Deliella.
Per l'importanza che tale opportunità reca con se, dovrebbe esserci un concorso di progettazione a inviti tra "maestri" in segno di risarcimento alla città tutta perché non serve soltanto una qualità architettonica ma la genialità del tocco esemplare.
Sarebbe l'occasione per lavorare uniti e scrivere insieme le regole di un atto che prima di ogni nostro essere architetti, rappresenti un atto di raccordo temporale primariamente etico, un ponte culturale che sancisca il desiderio di non far finta che non sia successo nulla ma al tempo stesso restituisca una immagine di rilancio reale da vera capitale culturale.
Tutto è perfettibile, via ogni sorta di pregiudizio o vecchia immagine consolidata, siamo sicuri che si possa dare una grande lezione di civiltà solo se dimostreremo tutti di saper guardare oltre e per il bene comune ma soprattutto in chiave di argine a ogni sorta di deriva civica, proprio perché l'olocausto delle ville liberty sembra non aver insegnato nulla a chi oggi immagina di demolire l'ex Cotonificio Siciliano o parti della Fiera del Mediterraneo
Questa non è un'area progettuale qualsiasi, qui è successo qualcosa che molti hanno dimenticato e che abbiamo il diritto di raccontare nel migliore dei modi possibili, in forme e modi da esplorare perché l'occasione è quella di fare scuola e chiudere per sempre una cicatrice assolutamente indicibile, frutto di una stagione malata.
Mettiamoci dunque a lavoro: associazioni, università, soprintendenza, i promotori, Comune e Regione e la famiglia Basile con la necessaria e dovuta presenza della proprietà e ri-costruiamo insieme l'immagine 2.0 di villa Lanza-Deliella, distrutta dalla barbarie nel 1959 e tornata a vivere nel 2018 grazie alla potenza dirompente del pensiero unito di etica-estetica.
Ci unisca intanto un monito rivolto a qualunque speculatore odiermo: dimenticare che nell'area della villa Lanza Deliella si possa realizzare un qualsiasi altro edificio, magari residenziale.
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